Ecco il messaggio per la Santa Quaresima di mons. Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara e Comacchio.

Mons. Luigi Negri

Mons. Luigi Negri

 

La Quaresima nella vita della Chiesa rappresenta un efficace richiamo a una prima fondamentale verità. La verità e la bellezza della vita cristiana non possono essere ridotte a quell’atteggiamento di pretesa nei confronti del Signore che nasce dalla consapevolezza di avere agito bene. Né possono essere ridotte all’idea che afferma la necessità del sacrificio per ottenere il bene. L’insegnamento della Quaresima è molto più profondo, è molto più radicale. Del resto la liturgia di questo periodo si muove lentamente nella contemplazione di una cosa sola: la vita di Cristo, il suo cammino, il suo essere, volta a volta, tentato dal demonio, anche Lui, il Figlio di Dio.

Guardare a Cristo ci mette nella percezione trepida e commossa che la vita cristiana si concluderà in modo inesorabilmente positivo. La vita di Cristo è la vita di Colui che ha rinunciato completamente a qualsiasi progetto sulla propria vita e ha riempito questo vuoto – perché di vuoto si tratta – di un’obbedienza che non pone condizioni. Sta davanti al Signore e si protende verso di Lui come per un abbraccio, abbraccio che il cristiano desidera che sia sempre più potente, sempre più radicale, sempre più decisivo.

La Quaresima fa riecheggiare nel nostro cuore la grande verità: «Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Questa certezza però deve attuarsi e non si attua meccanicamente, cioè in virtù di atteggiamenti meccanici. La vita cristiana si attua nel sacrificio di una libertà che ogni giorno si consegna al Padre, come ha fatto Cristo nei quaranta giorni che sono l’immagine della Quaresima per la Chiesa. Cristo si è consegnato al Padre in modo tale che questa consegna potesse diventare avvenimento, luce, calore, storia, umanità nuova.

La Quaresima, quindi, esige che ciascuno di noi recuperi il senso della salvezza, che è già accaduta, il senso di un’umanità nuova, che è già presente nei nostri cuori e, in qualche modo, vibra dall’interno dei nostri cuori. Occorre che ci ricordiamo, ogni giorno, non che deve ancora accadere qualche cosa, ma che qualche cosa di definitivo è accaduto. Questo Avvenimento, che è definitivamente accaduto, tuttavia, rimane ancora troppo implicito nel nostro cuore. Perciò bisogna trovare la strada che permetta a ciò che è ancora implicito di fiorire. La Quaresima è questa strada pedagogica, questa suprema pedagogia. La Chiesa, certa di ciò che è già accaduto, vive questo periodo, secondo una regola, perché ciò che ci è già accaduto sia sempre più chiaro al cuore e sempre più profondamente connesso all’intelligenza. Così si giunge all’apertura dell’intelligenza e del cuore di fronte alla realtà. Non un merito che si acquisisce perché si fa del bene, secondo la logica immediata del dare e dell’avere; non qualche cosa che si acquisisce, che rischierebbe inevitabilmente di essere fatto valere come un diritto da rivendicare di fronte al Signore. No, la Quaresima è accettare che la Presenza di Cristo penetri sempre più profondamente nella vita di ciascuno di noi.

Che questa vita nuova, che ci è data, fermenti dentro il cuore! Come diceva il grande filosofo e teologo Jean Guitton, bisogna che la novità della fede invada totalmente, nel profondo, l’esistenza; occorre che pervada il cuore della vita in modo tale che nessun aspetto dell’esistenza non venga cambiato dalla potenza di Dio. La Quaresima ci mette, con umiltà profonda, di fronte al Mistero della vita nuova e ci chiede di avere la consapevolezza di questo dono. Soprattutto, ci chiede che la nostra novità di vita, che nasce dalla rinnovata accettazione di Cristo e della sua Presenza, diventi, nel cuore di ciascuno di noi, missione e che questa missione spalanchi la vita della Chiesa ai bisogni di ciascuno, ovvero di tutti gli uomini che incontriamo sul nostro cammino.

Allora ecco che pace e gioia, non senza dolori – una tale prospettiva sarebbe una mitologia –, ma maturate nel sacrificio dell’obbedienza, conferiscono alla vita cristiana quelle dimensioni più vere delle quali ha parlato tante volte san Giovanni Paolo II. Le prospettive universali della Chiesa sono le dimensioni normali dell’esistenza del cristiano. Che la Quaresima sia vissuta da noi nel respiro dell’universalità, anche nelle cose della vita quotidiana, tante volte tentate dalla banalità o dalla ripetitività. Che la fede faccia sì che i nostri gesti quotidiani assumano la dimensione profonda e vera, quella della novità totale dell’Avvenimento cristiano. E così sia!

 

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