di Riccardo Zenobi
Il tema della libertà religiosa ha attraversato nel corso degli ultimi anni delle ostilità più o meno aperte e dichiarate da parte di settori sempre più ampi della politica. In questo articolo l’autore nota come verso il 2009 in America il consenso popolare sull’importanza e intangibilità della sfera religiosa cominciò a collassare: oltre alle citazioni di vari titoli e pubblicazioni che irridevano la religione, viene fatto notare come l’amministrazione Obama fosse poco incline a concedere l’obiezione di coscienza per motivi religiosi all’agenda contraccettiva e abortista dell’Obamacare. All’elenco va aggiunta la dichiarazione di Hillary Clinton per cui le credenze religiose sull’aborto “devono essere cambiate”. Chi conosce un poco la storia della sinistra non si stupisce di ciò, poiché sia nell’ex Unione Sovietica che nella Cina attuale la religione è considerato come fumo negli occhi per l’ideologia al potere, principalmente per due motivi: è spesso in disaccordo con l’ideologia e fa appello all’obbedienza ad un’autorità trascendente e superiore al partito.
Allargando lo sguardo alla storia meno recente, va notato che il tema della libertà religiosa e dell’indifferentismo religioso è stato nel XIX secolo il portabandiera del liberalismo (all’epoca una corrente di sinistra radicale) e il grimaldello utile ad operare la separazione della Chiesa dallo Stato, in modo da rendere quest’ultimo indipendente e indifferente alle questioni religiose. Ciò ha consentito di avviare una china secolarista che ha portato nel tempo all’approvazione di leggi in aperto contrasto con la dottrina cristiana, dal divorzio al “matrimonio” omosessuale, fino alla compravendita di bambini. La libertà religiosa “guadagnata” all’inizio dell’epoca contemporanea si è così sempre più ristretta, tanto che ora viene interpretata come rilevante esclusivamente in ambito personale, privato e nell’opinione soggettiva: non c’è posto nella pubblica piazza per il Vangelo, se non nella versione edulcorata, politicamente ed ecclesiasticamente corretta, che finisce per restituire un’immagine completamente distorta di Cristo e della novità evangelica.
Il tutto ha seguito un percorso perfettamente coerente: da quando lo Stato si è messo in aperta opposizione alla Chiesa è diventato esso stesso il termine di paragone del giusto e dell’ingiusto, escludendo ogni possibile alternativa e “concorrenza” alla sua autorità “morale” e al suo potere.
Resa irrilevante la Chiesa, lo Stato si sta muovendo a grandi passi verso lo Stato etico.
Chi abbia letto anche solo un libro dei polemisti avversari del liberalismo ottocentesco noterà che tutto ciò era ampiamente previsto, e si è realizzato nello spazio di poche generazioni, con un’enorme accelerazione negli ultimi decenni grazie alle nuove tecnologie dell’informazione che hanno reso molto pervasivi i mezzi mediatici e la loro opera di condizionamento delle opinioni.
Quanto detto è avvenuto e sta accadendo in diverse parti del mondo, non solo in occidente ma anche in Cina, con l’unica differenza dei mezzi utilizzati: persuasione nel primo caso, persecuzione e propaganda nel secondo. Mentre nel mondo dove nacque il liberalismo il messaggio di fondo è di dissimulata ostilità, veicolata nel pensiero unico secondo cui la religione è un “di meno” rispetto alla “libertà e ai diritti” post-moderni, in Cina vi è aperta ostilità e controllo statale delle religioni, fino alla persecuzione fisica dei non allineati con la dottrina del partito. Mentre il metodo occidentale funziona e instilla l’idea che le religioni sono opinioni private che devono cedere il passo all’ateismo nella sfera pubblica, in Cina si produce l’effetto opposto nei fedeli, i quali vedono nella credenza e nella pratica religiosa l’unico recinto entro il quale il Partito Comunista Cinese non deve entrare, e sono disposti a difenderlo con la vita.
Questi fatti mostrano come le credenze religiose siano tutt’altro che irrilevanti per il singolo fedele e per la stessa società. Quest’ultima, per quanto laica, non può fare a meno di aver a che fare con la fede e con la coscienza dei privati per via dell’inevitabilità delle domande ultime che l’uomo naturalmente si pone, e sulle quali laicismo e ideologie varie tentano risposte avverse al Vangelo.
La realtà degli ultimi anni mostra che la lotta contro la religione è un punto programmatico di ogni ideologia e di ogni partito che abbia di mira l’uomo nella sua interezza. Tutto ciò deve mettere in guardia noi credenti, e spingerci a riconoscere e respingere la propaganda ideologica che vuole ridurre la fede ad un mero “fatto emotivo” od “opinione privata” che esclude qualsiasi possibilità dei incidenza nello spazio politico o pubblico. E non è elemosinando qualche “diritto” che il problema della libertà religiosa si risolve: tale diritto passerebbe dallo Stato “assoluto” o dall’ideologia di turno, i quali manterrebbero ipso facto il controllo delle coscienze.
Come ha ben detto il Venerabile Arcivescovo Fulton J. Sheen (vedi foto sotto): “Una religione che non interferisce con l’ordine secolare scoprirà presto che l’ordine secolare non si asterrà dall’interferire con essa”.
La politica cattolica nei rapporti Stato/Chiesa degli ultimi decenni può essere riassunta nello slogan “cedere per non perdere” poiché si è sempre cercato un compromesso con forze culturali e politiche ostili e contrapposte alla dottrina evangelica, e i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti: oltre all’irrilevanza totale della dottrina sociale nell’ambito politico, nell’ambito culturale vi è stata subalternità da parte di ampi settori della Chiesa verso la cultura laicista, la quale spesse volte ha mostrato aperta ostilità nei confronti del Vangelo, diffondendo un pensiero anticristiano nella società e nei mezzi di comunicazione. Non abbiamo saputo mantenere in ambito pubblico alcuni principi specificamente cristiani quando siamo stati una maggioranza numerica e culturalmente vitale, e ora che siamo minoranza non possiamo continuare a mettere in atto tale modo di porci se vogliamo essere una “minoranza creativa”, futuro fermento culturale per l’Europa e il mondo.
È necessario cambiare approccio verso il secolarismo e le dinamiche di potere statale.
L’appeasement e l’approccio attuato finora non hanno sortito alcun effetto positivo, anzi, sembra non impedire il rischio di una deriva da Stato “etico” (vedi DDL Zan/Scalfarotto che limiterebbe la libertà di espressione del pensiero) e alla prevalenza di una cultura di matrice fortemente laicista. E ciò perché non abbiamo saputo proporre né costruire una solida alternativa culturale cattolica basata su una precisa identità di fede che sottolineasse l’importanza e la preziosità dell’essere cattolici.
Occorre il coraggio di ammettere che il Vangelo ha un valore radicale per i credenti, non è un “di meno” rispetto alla rampante cultura ateista, anzi, è un “di più” che rende la persona più vera e più libera di quanto non facciano le varie ideologie o movimenti culturali presenti nel mondo.
La Fede è una scelta più radicale dell’adesione ad un partito politico o ad un gruppo di attivisti di qualche tipo, e non possiamo accontentarci di nulla di meno che vivere la Verità e la Libertà dei Figli di Dio integralmente, creando un ambiente plasmato non solo culturalmente ma anche socialmente dalla fede nel Vangelo.
Questo è il problema radicale cattolicesimo si trova ad affrontare, e ad esso non si può rispondere con una cura palliativa o stemperandone il portato umano, ma occorre ripensare radicalmente l’approccio verso la realtà sociale e verso lo Stato, perché altrimenti non si otterrà altro che impoverimento sociale e culturale oltre che irrilevanza assoluta nella vita pubblica, che sarà plasmata dalle ideologie stataliste di volta in volta in auge in aperto contrasto e opposizione con il Vangelo.
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