E’ uscita alcuni giorni fa, un intervista interessante di  Roberta Scorranese,  sul Corriere della Sera, un intervista a Vegetti Finzi, psicologa, che ha scritto numerosi libri importanti sull’adolescenza, sul femminile, sulla maternità. È anche autrice di una delle più articolate storie della psicoanalisi mai scritte in Italia.

Ecco alcuni stralci dell’intervista.

 

Mamma e figlia (Photo By Smolina Marianna/Shutterstock)
Mamma e figlia (Photo By Smolina Marianna/Shutterstock)

 

Non facciamo più figli.
«Ma la colpa è anche nostra».

Si spieghi meglio.
«Io ho ottantadue anni, sono entrata nel movimento femminista tardi, nel 1980, ma sono poi stata molto attiva. E la mia generazione ha sbagliato a non proporre una nuova idea di maternità alle giovani donne di allora, oggi ultra quarantenni».

Avete insistito troppo sulla realizzazione professionale?
«Vi abbiamo insegnato ad essere figlie e non madri. A fare carriera e non a costruire un nuovo modello di maternità. Vi abbiamo spinto a cercare madri simboliche, da Virginia Woolf ai modelli più attuali, cercando di tenervi sempre in una condizione “filiale” e non “generatrice”. Non vi abbiamo passato il libretto delle istruzioni. Così oggi ci sono migliaia di quarantenni che non hanno avuto figli e quando chiedo loro il perché di questa scelta la risposta è quasi sempre “Perché c’erano altre priorità”».

Non solo. Negli anni Ottanta c’è stata una corrente di pensiero che ha provato a demolire la maternità.
«Che grave errore che abbiamo commesso, è il momento di riconoscerlo».

Torniamo ad una mancata — o monca — elaborazione della maternità.
«Lo dico da sempre: se dessimo alla maternità il giusto peso, saremmo molto più liberi».

Amy Coney Barrett forse rappresenta  ciò che il movimento femminista “ potrebbe” libero da pregiudizi, non determinato dal pensiero radical-progressista, riconoscere come positivo:  una donna di alto livello culturale e di successo ma anche  una madre che si è anche affermata professionalmente e viene nominata nelle stanze del potere.

Il giudice Barret, è però “troppo” cattolica, sostiene ” il valore inestimabile dal concepimento alla morte naturale” e che  “la vita inizia dal momento del concepimento”:  quindi occorre ferocemente opporsi alla sua elezione.

Riconoscere  gli errori commessi dal movimento femminismo in  questi anni, come sostiene la psicologa Silvia Fegetti Finzi, potrebbe far guardare in un altro modo la realtà.

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