Materialismo e spiritualismo emotivo e relativista sono i due ingredienti principali della nuova letteratura per ragazzi. Una proposta editoriale che dimentica sempre di più i classici per imporre modelli ideologici e affrettare un l’ingresso dei più giovani nell’età adulta, ne parla Miguel Sanmartin Fenollera in un articolo tradotto in italiano da Miguel Cuartero Samperi.
Miguel Sanmartin Fenollera vive a Madrid e si presenta così: «Sono cattolico, sposato e padre di due figlie, giurista di formazione, scrittore per vocazione». Dal 2013 cura un blog dedicato alle letture giovanili intitolato «De libros, padre e hijos» (“Su libri, genitori e figli”). Il blog si propone di accompagnare i genitori in quella che considera una straordinaria avventura: l’educazione dei figli. I suoi articoli pretendono «accompagnare i genitori nella avventura di dare ai propri figli, attraverso i libri, le basi di una educazione estetica e morale che li accompagni sempre come una solida colonna sulla quale appoggiarsi per tutta la vita». «Da sempre, i figli hanno avuto bisogno dei genitori e anche oggi è così. A nessuno sfugge il fatto che la paternità è una missione piena di difficoltà, che richiede combattimento, sacrificio, perseveranza e coraggio. Non è roba per persone deboli o pusillanimi. Ma è anzitutto una avventura appassionante e piena di grandezza».
La sorella di Miguel, la giornalista Natalia Sanmartin Fenollera (1970), ha raggiunto il successo nel 2013 col suo romanzo di esordio intitolato “El despertar de la señorita Primm” che ha scalato le vette delle classifiche spagnole. Il libro è stato tradotto in cinque lingue. In Italia “Il risveglio della signorina Primm” è stato pubblicato nel 2014 dalla Mondadori.
Traduciamo un articolo di Miguel Sanmartin Fonollera, pubblicato il 18 giugno 2019 sul blog “De libros, padres e hijos”, in cui riflette sull’offerta letteraria che oggi viene proposta ai nostri ragazzi.
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Oggi non consiglierò nessun libro. Farò tutto il contrario, ossia sconsigliarne la lettura di alcuni (forse un bel po’). Quando aprii questo blog non mi proposi di parlare di quei libri che penso che non debbano venir letti. Consideravo che fosse sufficiente parlare di quegli altri libri che vale la pena leggere. Tuttavia, ho cambiato idea vista la dimensione raggiunta dalle letture che non considero raccomandabili, praticamente la maggior parte dell’offerta editoriale.
Anticipo che non mi riferirò alla qualità artistica o estetica dei libri, ma ai loro contenuti. Vorrei anche chiarire che non mi soffermerò a parlare di libri illustrati per bambini, visto che molte volte già il loro titolo e le loro poche pagine permettono di scoprire facilmente qual è la tematica e la prospettiva.
Il problema posto da questa nuova letteratura giovanile si fonda su due tematiche e ha come sfondo le radici stesse di una modernità schizofrenica, che da una parte proclama il materialismo come unica fonte di spiegazione della realtà e dall’altra si rifugia in uno spiritualismo emotivo e relativista che nega la materialità dalla quale pretendeva partire. Questi due temi sono, da un lato, la morale sessuale e tutti i suoi derivati (le grandi questioni personali come la famiglia, il matrimonio, l’educazione dei figli e che tocca infine l’idea stessa di uomo), e dall’altro il senso della vita, il senso religioso e le risposte alle grandi domande: chi è l’uomo? Che senso ha l’esistenza? Cosa possiamo aspettarci da essa? Che atteggiamento dobbiamo avere di fronte ad essa?
Se ci rechiamo in qualsiasi libreria di qualsivoglia città troveremo ovunque la stessa offerta editoriale, con una serie di libri dei quali probabilmente nessuno è neanche implicitamente cristiano e dove si evidenzia la quasi totale assenza di classici.
Se continuiamo ad osservare, ci renderemo conto che la maggior parte dei titoli sono indirizzati alle ragazze (di gran lunga le più grandi lettrici) e affrontano tematiche apparentemente romantiche. Tuttavia se si comincia a sfogliare i libri ci si troverà con un concetto di sesso materialista e disumanizzato, privo di senso naturale e soprannaturale e con una odiosa insistenza nel promuoverne un uso disinibito e promiscuo al di fuori dell’ambito matrimoniale. Questa tendenza ebbe inizio con Judy Blume e il suo Forever del 1975 [recentemente ristampato in Italia da Rizzoli, ndr.] e si può osservare oggi in molti romanzi giovanili destinati agli adolescenti, come la serie After (2014) di Anna Todd [serie di grande successo anche in Italia, pubblicata dalla Pickwick, ndr], Gossip girl (2002-2009) di Cecily von Ziegesar, alcuni libri di Blue Jeans o i libri de John Green.
In altri scaffali troveremo opere che affrontano problemi scolastici o di relazioni familiari di situazioni “speciali”: presunti abusi e maltrattamenti protagonisti distrutti, disadattati, pieni di insicurezze, paure o qualche forma di anomalia e – ovviamente – con differenze che è necessario accettare e integrare. Si tratta di una narrativa narcisista che sembra indirizzata principalmente a creare riflessi di una società malata anziché porre delle domande critiche su di essa.
Cito qualche esempio: su abusi, “Parole avvelenate” (2010) di Maite Carranza e “La Valla” (2000) di Ricardo Chávez Castañeda [In italiano tradotto “Il quaderno degli incubi”, ndr.]; sull’abuso di droghe “Campi di fragole” (1997) di Jordi Sierra i Fabra; sulla depressione e il suicidio “Corazón de mariposa” (2014), di Andrea Tomé e “Tredici” (2011), di Jay Asher [da cui anche una serie Nexflit, ndr.] e sulla violenza, la serie “Divergent” (2011) di Veronica Roth o Valkiria, “Game Over” (2016), di David Lozano Garbala.
Anche se da diversi anni sono sparite dal mercato editoriale le biografie dei grandi personaggi, le agiografie di santi o i racconti di gesta di esploratori e sportivi, il femminismo militante ha fornito un ritorno a questo tipo di letteratura con la pubblicazione di biografie di donne – siano esse meritevoli di tale tributo o meno, sia la loro vita esemplare e meritevole o meno -, in gran parte falsate o manipolate a favore della loro causa, con l’intenzione di indottrinare le menti di bambini e adolescenti. Un ottimo esempio è il piccolo best-seller “Storie della buona notte per bambine ribelli” (2017), una buona idea che si smarrisce a causa del suo carico ideologico e della sua ricerca incessante di un femminismo anche dove non ce n’è. Nelle sue pagine ci sono troppe attiviste, rivoluzionarie e antisistema come eroine da emulare, mescolate con un considerevole numero di donne veramente ammirabili.
Per ciò che riguarda la fantasia, un gran numero di libri affrontano tematiche esoteriche e di terrore, specialmente su vampiri e altre creature mostruose e demoniache con chiari tratti sessuali e materialistici (un buon esempio è rappresentato dalla fortunata saga “Twilight” di Stephenie Meyer (2005-2008), o quella di “Shadowhunters” (Cacciatori di ombre) di Cassandra Clare (2007-2019). Delle storie di fantasia tradizionali si mantengono, con grande vigore, solo Tolkien e Lewis, anche accanto a loro spuntano diversi aspiranti successori. Di loro parlerò in un prossimo articolo.
Le scusanti non si fanno di certo attendere. Coloro che difendono questa cultura adulterata, impregnata di una prematura induzione al mondo degli adulti inculcata col calzascarpe, sostengono che si tratta di libri che descrivono in qualche modo la “vita reale”. Ovviamente… come si può pensare di allontanare i ragazzi dalla “vita reale”? In effetti quella “vita reale” è in gran parte uno scuro buco di scarico. E ovviamente, chi – sano di mente – vorrebbe che i propri figli spariscano ingoiati dal buco di scarico?
Si sostiene anche che, se vogliamo preparare i nostri figli ad affrontare tutte queste questioni in modo adeguato, sarà necessario mostrargliele, e che alcuni di quei libri (di certo, non molti) cercano di introdurre una morale. Persino Rousseau, che nessuno si sognerebbe di etichettare come moralista, affermava che se facciamo attenzione a ciò che i bambini imparano dai racconti, potremmo verificare che “quando sono in condizione di applicare la lezione loro insegnata, quasi sempre lo faranno nel modo inverso all’intenzione dell’autore”. Inoltre, voi credete che esporre i ragazzi a situazioni di alta intensità emozionale e crudezza, li aiuterà in qualche modo? O forse, al contrario, li avvicinerà a condotte e abitudini che, per il momento, non avrebbero motivo di conoscere, per lo meno nel modo così dettagliato? Io opterei per la seconda posizione.
Infine, alcuni affermano (di fatto oggi sono in molti a farlo) che il presunto contenuto inadeguato di questi libri è secondario, quasi irrilevante, e che il vero problema è la mancanza di attitudine alla lettura. Ad esempio, molti sostengono che i libri per adolescenti seguono la regola di Sturgeon del 90% (lo sapete, il 90% della produzione è spazzatura di bassa o bassissima qualità); e anche se riconoscono che “molti di questi libri sono una noiosa poltiglia o uno sconfortante minestrone di parole, concentrato su falsi problemi e false soluzioni, in fantasie di seconda classe e in stanche distopie”, per loro non è un problema perché “ciò che è facile da leggere, è facile da dimenticare” (Anthony McGowan).
Parlando con tutto rispetto, non credo che sia così semplice. Per quanto cattiva sia la qualità letteraria (che di fatti è un argomento, non di poco peso, per scartarla), ci sono tematiche che una volta lette non si dimenticano, ma lasciano un segno.
La promiscuità sessuale è uno di questi argomenti, così come la violenza, gli abusi, i legami familiari spezzati o l’indottrinamento di genere, che pretendono abituare le menti dei giovani alla “normalità” di uno stile di vita nuovo e sovversivo
Dobbiamo dunque stare molto attenti e vigilare di fronte a questa marea culturale che si abbatte sui nostri figli pretende di vendere loro dei libri facendo appello al lato peggiore della loro natura: al risentimento, all’autocompassione, al narcisismo, all’ira, alla mancanza di speranza o alla delusione dimenticando di fare appello – come invece si fa in altre opere letterarie – al loro amore per qualcosa di migliore, di più grande e di eroico.
Basta dunque libri cattivi! I nostri ragazzi leggano le storie di Ulisse ed Enea, ammirino Frodo e Aragon, il re Arturo e il “Cid Campeador”, soffrano con Robinson Crusoe e con Oliver Twist, si delizino della compagnia delle sorelle March o delle sorelle Bennet, seguano con tensione le peripezie di Phileas Fogg [protagonista de Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, ndr.]o di Jim Hawkins [protagonista del romanzo L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, ndr.]; si intrattengano coi fratelli Bestable o i fratelli Pevensie, si divertano con le monellerie di Guillermo Brown, di Celia o Tom Sawer, seguano con attenzione i misteri di Holmes o dei ragazzi di Blyton, ammirino le vite di Edith Stein, Isabella la Cattolica o Hildegarda di Bingen, invece di Frida Khalo, Margaret Mead o Simone de Bouvoir; si facciano sorprendere da San Francesco d’Assisi, da don Giovanni d’Austria o dal Re Luigi IX di Franca, e non da Bill Gates, Charles Darwin o Sigmud Freud.
Questi libri infatti, come dice il Cervantes nel suo meraviglioso don Chisciotte, sono un luogo dove i ragazzi possono incontrare «Le astuzie di Ulisse, la pietà di Enea, la prodezza di Achille, le sventure di Ettore, i tradimenti di Sinone, l’amicizia di Eurialo, la generosità di Alessandro, il valore di Cesare, la clemenza e la sincerità di Traiano, la fedeltà di Zopiro, la saggezza di Catone e, finalmente, tutte quelle qualità che possono rendere perfetto un personaggio illustre, ora raccogliendole in uno solo, ora ripartendole fra molti. E qualora ciò sia fatto con stile dilettevole e con ingegnosa invenzione, la quale miri il più possibile al vero, indubbiamente egli comporrà una tela intessuta di varie e belle trame che, finita, mostrerà tale perfetta bellezza da conseguire lo scopo migliore che pretendiamo negli scritti, cioè istruire e insieme dilettare, come ho già detto».
In conclusione: che i ragazzi leggano ma non qualsiasi cosa, bensì libri buoni e belli. Che, come dice l’Apostolo, attingano da questi libri «tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode» (Fil 4,8) e che lascino in un angolo scuro tutta quella nuova letteratura deprimente e corrosiva che oggi viene loro offerta. Aiutateli voi stessi affinché questo avvenga e, ne sono certo, un giorno vi ringrazieranno.
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[…] Articolo originale sul blog di Sabino Paciolla […]