Una nonna mi ha inviato questa bella testimonianza che volentieri pubblico.

 

Feto

 

 

di Una nonna

 

Un mese fa circa ci è stata data la notizia bellissima che sarebbe arrivato un nuovo componente della famiglia: un nipotino/nipotina. Che gioia!!! In un attimo ho percorso i giorni, i mesi e l’ho visto seduto a tavola con noi a festeggiare il prossimo Natale, ovviamente sul seggiolone. In questo anno… “particolare” una buona notizia ci voleva!  Grande tripudio di messaggi (i figli sono un po’ sparpagliati per l’Italia) di tutti i componenti la famiglia per l’arrivo del nuovo “inquilino”!

Un inquilino che da subito ha destato la nostra preoccupazione e sono comparse alcune “perdite”…

Abbiamo raccomandato riposo alla mammina (è inutile girarci intorno: una donna incinta è già una mamma!) e ci siamo affidati alle preghiere…..

I giorni sono trascorsi così tra alti e bassi, alternando speranza e paura.

E’ stata necessaria l’ecografia per togliere ogni dubbio: non c’era battito e la misura dell’embrione era di soli cinque millimetri, troppo pochi per l’età della gestazione: il nostro nipotino che si era affacciato alla vita era già stato chiamato altrove.

Che dolore! Confesso di aver pianto tutte le lacrime che avevo, comprese le riserve accumulate in questi mesi difficili, che non avevano trovato sfogo!

Neanche la possibilità di abbracciare e consolare figlio e nuora per la perdita che stavano vivendo, perché nel frattempo eravamo stati rimessi agli “arresti domiciliari”!

Non so cosa avrei fatto nella loro situazione, ringraziando il buon Dio non mi è successa. So che, seppur  nel dolore, è stata ed è l’occasione di “Grazia”.

Sono stata stupita e commossa per la grande prova di maturità e di fede dei genitori che si sono subito preoccupati di trattare quel figlio come creatura di Dio.

Hanno cercato in internet ed hanno trovato il riferimento all’associazione Papa Giovanni XXIII. Si sono messi in contatto ed è stato suggerito loro come fare per dare dignità di “Figlio di Dio” a quel loro figlio.

Devo confessare che la cosa mi ha lasciata sbigottita. Eppure è vero che se consideriamo “vita” dal concepimento,  quei cinque millimetri di essere umano aveva, anzi ha la sua anima e per noi credenti è importante che l’anima possa giungere alla salvezza! E la prima condizione per raggiungere la salvezza (salvezza non salute!) è di diventare figli di Dio con il Battesimo. Non c’è altra via…

Espletati tutti gli obblighi previsti dalla legge, ottenuti i vari certificati richiesti (impresa ardua perché nessuno degli interpellati era a conoscenza delle procedure), ieri ci siamo congedati dal  “bimbino”: prima con il Battesimo in Chiesa e poi con la benedizione al cimitero, dove ora riposa  nella parte dedicata ai bambini.

Esagerati? Può darsi, ma cosa avrebbero dovuto farne di quell’embrione? Trattarlo come un “grumo di cellule” come lo considerano i laicisti o come un dono che anche nella sua incompiutezza è per noi cristiani un segno, il segno dell’Amore di Dio anche se nelle lacrime?

Questa esperienza ha generato in me una nuova consapevolezza, anche questa non senza dolore.

La mia mamma, prima di avere mio fratello, aveva avuto un aborto spontaneo: non l’avevo mai considerato  come un fratello/sorella. E’ vero, i tempi erano diversi e certe scoperte scientifiche sono avvenute dopo. Ma non mi ero mai fermata a pensare in questi termini alla nostra famiglia. E per me, che mi considero “pro-life” è stato un duro colpo! Ora so di avere un altro Santo in Paradiso e sicuramente d’ora in poi lo chiamerò nel momento del bisogno, ma non solo. E’ consolante sapere che ci sono più Angeli custodi alle nostre spalle!

 

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