Padre Weinandy è l’ex direttore esecutivo del Segretariato per la dottrina e le pratiche pastorali della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. In vista dell’incontro di febbraio, voluto da Papa Francesco, in cui si parlerà degli abusi sessuali nella Chiesa, è utile questa breve intervista, se non altro per l’importanza della figura. Ve la propongo nella mia traduzione.
Pentin: Padre Weinandy, pensa che il Papa avrebbe ragione ad organizzare una discussione su questo tema alla riunione di febbraio sulla protezione dei minori e degli adulti vulnerabili dagli abusi sessuali clericali, e perché pensa che abbia fatto queste osservazioni, diffuse il 9 agosto e non molto tempo dopo lo scoppio dello scandalo (dell’ex card.) McCarrick?
Weinandy: Penso che sarebbe giusto che Papa Francesco invitasse i membri dell’incontro di febbraio per discutere la questione del clero con un orientamento omosessuale. Si tratta di una questione importante, poiché è diventato evidente che alcuni membri del clero, tra cui i vescovi, sono impegnati in attività omosessuali. È noto che predano i seminaristi e i giovani uomini. C’è anche il problema delle “reti gay”. Tale comportamento non può essere tollerato. L’incontro di febbraio ha disperatamente bisogno di affrontare questi problemi, se si vuole che l’incontro sia preso sul serio.
Quale influenza lei si aspetta che le osservazioni del Papa su questo tema abbiano sulla conferenza?
Questo è difficile da giudicare. Il problema è che il Papa deve agire secondo le sue parole. Se lui stesso non si impegna attivamente sulla questione, nessun altro lo farà. Senza il suo impegno attivo, nessuno la prenderà sul serio. Questo perché il Vaticano sembra a volte promuovere “l’agenda gay”. Basti pensare alla Settimana sul matrimonio e la vita familiare che si è svolta a Dublino (cioè all’Incontro Mondiale delle Famiglie dell’agosto scorso, ndr) e al Sinodo sui giovani. Quello che abbiamo imparato è che ciò che dice Papa Francesco ha poco significato in sé e per sé. Il vero Papa Francesco è visto solo nelle sue azioni, e le sue azioni sono spesso in conflitto con le sue parole. Quindi, se Francesco insiste su azioni specifiche e se lui stesso fa qualcosa, allora quello che dice potrebbe avere un effetto sulla conferenza.
La preoccupa il fatto che il cardinale Blase Cupich, che il Papa ha nominato capo del comitato di preparazione del vertice di febbraio, cercherà di rimuovere questo legame, o i commenti del Papa potrebbero averlo reso meno probabile?
Immagino che il Cardinale Cupich non vorrebbe affrontare la questione. È uno dei promotori dell'”agenda gay”. La nomina del Cardinale Cupich è un buon esempio di Papa Francesco che dice una cosa (preoccupazione per l’omosessualità tra i sacerdoti) e poi fa qualcosa che minerebbe quella preoccupazione dichiarata (la nomina del Cardinale Cupich a capo della preparazione della riunione).
Fonte: Edward Pentin
Scrivi un commento