Domenica XXI del Tempo Ordinario (Anno C)
(Is 66,18b-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30)
di Alberto Strumia
Le letture di questa domenica sembrano scritte appositamente per il nostro tempo, per l’umanità di oggi.
– Nella seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, l’autore parla della condizione di “sofferenza” dell’umanità, nel suo insieme come in ogni singola persona. Nei nostri tempi la gente soffre, sta male, forse più che in ogni altra epoca della storia. Perché? È legittimo e ragionevole chiedersi. Perché di più?
= Si soffre per la “solitudine”, non ostante oggi tutto sia “connesso” più che mai, “socializzato” più che in passato.
= Si soffre per l’“incomunicabilità”, l’incapacità di capirsi, perché tutto è “relativo” e non c’è più niente di “oggettivo”, che possa essere detto dagli uni e compreso allo stesso modo da altri. Eppure mai come oggi l’“informazione” circola via etere come via cavo e fibra. Ma è come un contenitore vuoto di contenuto e ci si sente più vicini a Babele che ad Atene, Roma, Gerusalemme, o ad un centro di civiltà.
= Si soffre per i mali fisici che, pur con tutta la nostra conoscenza medica, ormai incominciano a faticare a trovare chi se ne occupi con umanità, anche a causa di meccanismi burocratici insostenibili da chi è malato senza qualcuno vicino che glieli gestisca.
L’elenco può essere completato a piacere… Perché? Che senso ha tutto questo? L’autore ispirato della Lettera ha il coraggio di dire all’umanità del suo tempo e quasi ancora di più a quella del nostro tempo: «È per la vostra correzione che voi soffrite!». Ma che cosa c’è da correggere? E qui tutti si affannano a sostenere che Dio non punisce, non corregge, ma chiude gli occhi e perdona senza pentimento… Mentre il testo cha abbiamo appena letto dice l’opposto: «il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». La causa originaria di ogni sofferenza sta, così ci rivela la Scrittura, nel fatto che l’umanità, fin dall’inizio, ha rotto il “giusto rapporto” con Dio Creatore, sorgente dell’esistenza buona. Se ti stacchi, anche solo parzialmente, dalla sorgente, non puoi poi lamentarti perché sei rimasto senz’acqua e hai sete: è solo colpa tua! Accorgerti di questo deve bastarti per capire l’errore che hai fatto e perché lo stai pagando. L’indicazione che viene dai sintomi di uno stato patologico della vita dell’umanità è un campanello di allarme che sollecita a correre ai ripari. In questo senso si deve parlare di correzione, che viene da parte di Colui che è stato dimenticato, fino ad essere cancellato dalle culture, o peggio sostituito con delle sue caricature (nella Scrittura queste vengono chiamate “idoli”). Questo significa il richiamo a «non disprezzare la correzione del Signore».
– Nel Vangelo il Signore è ancora più netto nel mettere in evidenza il fatto che nella vita ci sono scelte libere – individuali e culturali – che possono portare a conseguenze “irreversibili”, dopo il tempo della vita terrena di una persona. Hai voluto liberamente scegliere di costruire una vita e un mondo in opposizione a Dio Creatore, ignorandolo, irridendone le leggi di natura (i Comandamenti), sostituendoti a Lui? Bene, per te sarà sempre, eternamente così, esattamente come tu hai voluto. La tua libertà ha diritto di essere rispettata fino in fondo e Dio la rispetta! «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!». L’avete scelto liberamente voi di escludere Dio Creatore e Cristo Redentore: nel Giudizio finale non sarà tanto Lui che non vi vuole conoscere, quanto voi che non avete voluto e saputo conoscerlo e non riuscite a riconoscerlo neppure dopo morti. Sapete parlare solo “orizzontalmente” di “strutture” da cambiare, di “organizzazione” della società, di poteri politici, di cose fatte da voi come centro di tutto: mangiare, bere, presenziare a parate cerimoniali, fingere di ascoltare un insegnamento, purché sia uno tra i tanti, un’opinione nella nostra piazza, e non osi proporsi come “la Verità” («Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze). Ma questo è l’Inferno, si dirà. Esatto è quello che avete voluto e ora avete il diritto di tenervelo.
– Nella prima lettura c’è un ultimo richiamo da parte delle Misericordia di Dio. Essa non è un “condono” che fingendo che il malato sia sano, mentre è grave, lo rimanda a casa senza curarlo! Ma è la messa in opera di un ultimo segno che, come una luce che illumina le menti e le coscienze, richiama alla “realtà dei fatti”, così che ci si lasci convincere, finalmente, a rientrare in se stessi: «Io porrò in essi un segno». Quel segno che è Cristo stesso, con Sua Madre Maria («Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele», Is 7,14), tornerà a manifestarsi in un ultimo misterioso richiamo per l’umanità intera e per i singoli, sembra dirci il profeta Isaia, così che chi vuole abbia ancora il tempo di riprendersi e di ridare respiro cristiano alla convivenza umana.
La Madre di Dio non potrà che avere, come è sempre stato nella storia, una funzione “anticipatrice” che apre la strada al Figlio Redentore che ha portato, prima, nel suo grembo di donna, e poi, nel grembo della storia.
A lei ci affidiamo con serena fiducia e abbandono.
Bologna, 21 agosto 2022
Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari.
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