di Marco Lepore
Grazie a Dio anche la CEI si è mossa. Lo ha fatto con un comunicato in cui ufficialmente esprime preoccupazione per una legge che “rischierebbe di aprire a derive liberticide”.
Chi temeva un nuovo imbarazzato e imbarazzante silenzio ha tirato un sospiro di sollievo, e siamo tutti grati alla Conferenza dei Vescovi per aver preso posizione apertamente; la battaglia tuttavia sarà comunque durissima e temo che la cautela delle argomentazioni presenti nel comunicato, espresse con toni tutto sommato concilianti, possa prefigurare una sconfitta.
Non vuole essere, questa, una critica a priori, ma un possibile contributo perché si possa combattere con più decisione. Con un sostanziale “suvvia fate i bravi, ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni”, non credo infatti che si possa arrivare lontano. Chi vuole fermamente questa legge, avrà –come accade in natura a tutti gli animali predatori- fiutato l’odore della paura nella propria vittima. E continuerà con più decisione l’assalto.
Occorreva, forse, un alto squillo di tromba, un “altolà” perentorio e minaccioso, una chiamata alla battaglia in campo aperto, ma non tanto sul tema della sacrosanta libertà di opinione quanto su quello della verità. Una legge così non s’ha da fare innanzitutto perché è contro la realtà, e dunque contro la verità.
Scriveva Andrea Mondinelli sul punto 34 della Enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II: “Alcune tendenze della teologia morale odierna, sotto l’influsso delle correnti soggettiviste ed individualiste ora ricordate, interpretano in modo nuovo il rapporto della libertà con la legge morale, con la natura umana e con la coscienza, e propongono criteri innovativi di valutazione morale degli atti: sono tendenze che, pur nella loro varietà, si ritrovano nel fatto di indebolire o addirittura di negare la dipendenza della libertà dalla verità. Se vogliamo operare un discernimento critico di queste tendenze, capace di riconoscere quanto in esse vi è di legittimo, utile e prezioso e di indicarne, al tempo stesso, le ambiguità, i pericoli e gli errori, dobbiamo esaminarle alla luce della fondamentale dipendenza della libertà dalla verità, dipendenza che è stata espressa nel modo più limpido e autorevole dalle parole di Cristo: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
La battaglia può e deve essere fatta sulla difesa della verità, e cioè, per esempio, che la famiglia esige, per essere tale, di un papà e di una mamma, e che i sessi sono due, maschio e femmina (tanto che persino nelle coppie omo si ripropone sempre questo modello)…Un giudizio netto, chiaro, irrevocabile, fondato sul dato di realtà. Vogliamo poterlo dire non tanto perché ci interessa la libertà di opinione (questione che, portata all’eccesso, può generare un cortocircuito sociale e culturale), quanto perché è vero! Per meno di questo, ogni battaglia rischia di essere non solo destinata alla sconfitta, ma addirittura funzionale al sistema, perché ne assume modelli e mentalità.
Vogliamo innanzitutto il diritto di cercare e poter affermare la verità, perché questa ci interessa. E’ questo il tempo –che a tanti di noi pareva fantascienza- profetizzato da Chesterton : “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto”
Vogliamo poter dire, anzi, dobbiamo tornare apertamente e pubblicamente a dire che le foglie sono verdi d’estate, e dobbiamo farlo sguainando le spade! E se dovremo combattere, finire in galera o versare il sangue, pazienza! Senza il coraggio del martirio, il terreno della Chiesa inaridisce. Per troppo tempo, in nome del quieto vivere, del politicamente corretto, del dialogo, del “costruiamo ponti e non muri”, abbiamo permesso al macchinista di manovrare indisturbato. Il dialogo, la remissività, il “vogliamocebbene”, tra l’altro, a quanto pare non portano davvero grandi risultati, come dimostra anche la tristissima situazione delle scuole paritarie, abbandonate al loro destino con indifferenza da parte del Governo, nella difficilissima situazione creata dalla epidemia di Covid19…
Come ha scritto il prof. Massimo Viglione, “sicuramente ora la CEI starà tentando una mediazione con il governo. Ma se questa mediazione dovesse fallire, la CEI metterà a disposizione di una pacifica e legale ma fermissima opposizione tutto il suo incalcolabile potere di mobilitazione generale del mondo cattolico italiano? La CEI organizzerà un Circo Massimo o lo ostacolerà come avvenne nel 2016? Darà “ordine” ai movimenti e alle parrocchie di manifestare pacificamente e legalmente ma massicciamente contro il pericolo della fine della nostra civiltà oppure spegnerà ogni tentativo di resistenza al totalitarismo sovversivo anticattolico e antiumano? Siamo al passaggio più drammatico della storia della nostra civiltà. Stiamo per perdere la libertà di parlare, di denunciare, di pensare, di scrivere, di educare i nostri figli..”
Soprattutto, stiamo per perdere il diritto di affermare che esiste una verità, la Verità. Questa sarebbe davvero la sconfitta più grande e saremmo tutti, anche i cosiddetti “vincitori”, meno liberi.
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