Ecco uno stralcio di un articolo di Edward Pentin apparso ieri sul National Catholic Register (qui). Eccolo nella mia traduzione. Della questione ho già parlato qui, qui e qui.
Il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ha sottolineato che il dibattito sulla intercomunione in Germania è una questione di dottrina che richiede l’unanimità della Chiesa universale per poter procedere.
Nei suoi primi commenti pubblici dopo l’incontro a Roma per discutere la proposta dei vescovi tedeschi di consentire la Santa Comunione per i coniugi protestanti in alcuni casi, il vescovo ha detto ai fedeli a Ratisbona il 9 maggio che raggiungere l’unanimità sulla questione “non sarà facile da realizzare” perché “la comunione ecclesiale trascende i confini della Chiesa in Germania”.
Tre quarti dei vescovi tedeschi hanno votato a febbraio a favore della bozza di proposta, che vogliono offrire come “dispensa pastorale”, ma sette vescovi tedeschi, tra cui il vescovo Voderholzer e il cardinale Rainer Woelki di Colonia, si sono opposti, sostenendo principalmente che essa tocca “la fede e l’unità della Chiesa” e quindi non dovrebbe essere “soggetta a votazione“.
Il vescovo, che ha guidato l’opposizione dei sette vescovi (qui), ha spiegato nella messa della veglia dell’Ascensione di mercoledì sera:
“La settimana scorsa sono stato invitato a Roma a parlare con i cardinali [Reinhard] Marx [presidente della Conferenza episcopale tedesca] e Woelki e altri vescovi per chiarire queste questioni controverse. Il Papa ha risposto alle nostre domande restituendoci il testo in questione e facendoci sapere letteralmente che noi, come vescovi tedeschi, dovremmo “trovare, in spirito di comunione ecclesiale, un risultato unanime, se possibile”. Questo compito non sarà facile da svolgere, perché la comunione ecclesiale trascende i confini della Chiesa in Germania. Ci può essere solo l’accordo più unanime possibile in comunione con l’intero episcopato mondiale, con la Chiesa mondiale intera, con la Conferenza episcopale del Canada e con quella dell’Indonesia. È una vera e propria lotta teologica, una domanda che ci lega alla coscienza”.
Il vescovo ha notato che, esercitando pressioni sulla Chiesa, il pubblico non ha riconosciuto “la profondità del dibattito sui nostri ‘santi dei santi’, ed è di questo che si tratta”. Una questione di tale gravità non deve essere percepita come una “questione a livello di decenza borghese, animosità personali o strategie politiche“, ha detto, aggiungendo che un tale trattamento “non è utile”.
“Non è una questione di cortesia o di bontà – ha sottolineato – ma delle condizioni e dei prerequisiti per incontrare il Santissimo Sacramento”.
Il vescovo Voderholzer ha anche sottolineato che i sette vescovi “sono convinti” che la questione dell’intercomunione sia una “questione di dottrina”. Una domanda pastorale, ha detto, “sarebbe quando è l’età giusta per la Prima Comunione” o come dovrebbe apparire un “Manuale di Confessione o preparazione alla Confessione”.
Ha poi spiegato che una questione pastorale in relazione all’Eucaristia implicherebbe questioni come se la Comunione debba essere ricevuta in mano o sulla lingua, inginocchiata o in piedi. Ma ha detto che quando si tratta di testimoniare la fede e l’appartenenza alla Chiesa, “è in gioco di più, vale a dire la comprensione della Chiesa e la dichiarazione del credo nel suo insieme”.
La proposta dei vescovi tedeschi rappresenta “un cambiamento di tale portata alla dottrina stabilita che non può essere fatto a livello di una sola conferenza episcopale“, ha detto. “Ciò che vale in questo caso deve valere anche per Chicago, Shanghai e Johannesburg”.
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