La lettura dell’articolo pubblicato su LifeSiteNews, di cui riportiamo di seguito la traduzione ( leggi qui) è decisamente consigliabile, persino terapeutica nel periodo di pandemia, che stiamo vivendo, contraddistinto da un diffuso sentimento di paura.
La paura infatti blocca l’azione, paralizza la mente, genera la diffidenza ed il sospetto, mentre il sano amore per la Vita, particolarmente quando è sostenuto dalla fede cristiana, sprona ad agire con generosità e slancio.
E’ il caso di Mary Wagner, questa donna straordinaria che incarna perfettamente il motto adottato della 23sima Marcia per la Vita in Canada: quell’esortazione a non lasciarsi vincere dalla paura, che, sola, consente di spalancare mente e cuore all’amore di Cristo e del prossimo.
La traduzione dell’articolo è a cura di Wanda Massa.
Non avere paura: La donna incarcerata per essere entrata nelle cliniche abortive per salvare i bambini incoraggia i pro-life.
Mary Wagner, che ha ispirato il crescente movimento Red Rose Rescue negli Stati Uniti, ci ha offerto parole ispirate in occasione della 23sima Marcia per la vita canadese.
Le parole del tema della Marcia per la Vita di quest’anno – “Canada non avere paura” – sono “così importanti perché non solo parlano a livello di fede rivelata, ma penetrano veramente nel cuore della nostra coscienza. Così ha parlato Mary Wagner in un’intervista trasmessa giovedì durante la prima Marcia Virtuale per la Vita del Canada.
Conosciuta come la “pro-life prigioniera di coscienza” del Canada, Mary Wagner, 46 anni, ne ha trascorsi quasi sei in prigione a causa della sua attività pacifica all’interno delle cliniche abortiste per salvare donne e bambini dalla violenza dell’aborto.
È stata una delle numerose ospiti presenti durante la maratona di tre ore della Marcia per la Vita Virtuale organizzata dal gruppo di lobby politico pro-life nazionale canadese, Campaign Life Coalition. (La traccia in cui parla Mary Wagner inizia al minuto 28:13).
March for Life è il più grande evento pro-life annuale del Canada e corrisponda alla data di legalizzazione dell’aborto, avvenuta il 14 maggio 1969. La 23sima marcia annuale si è svolta online a causa delle restrizioni dovute alla pandemia del coronavirus. Mary Wagner ha parlato con Matthew Wojciechowski, vice presidente di Campaign Life.
Il modus operandi della Wagner consiste nell’entrare in una clinica abortista con rose, che offre alle madri che si trovano nella sala d’attesa insieme ad offerte di aiuto e concrete alternative all’aborto. Si rifiuta di lasciare le madri e i bambini non ancora nati finchè non viene arrestata e prelevata dalla polizia.
Ha ispirato il crescente movimento Red Rose Rescue negli Stati Uniti. In effetti, il giorno della Virtual March for Life canadese, quattro persone – tra cui due sacerdoti – sono state arrestate in due strutture per aborti a Washington, DC, e mercoledì scorso almeno tre soccorritori sono stati arrestati a Grand Rapids, nel Michigan.
La Wagner, che proviene dalla British Columbia, è stata a sua volta ispirata da Linda Gibbons, che ha trascorso 11 anni in prigione per aver rivolto la parola o pregato per le donne in tentazione di aborto nei centri abortisti di Toronto.
La Gibbons “è stata la ragione per cui mi sono trasferita a Toronto 10 anni fa“, ha detto.
Il coraggio viene dal conoscere la volontà di Dio attraverso la preghiera.
La Wagner e la Gibbons hanno salvato vite offrendo aiuto alle donne “in quell’ora finale“, come descritto da Wojciechowski quando chiese a Wagner come avesse avuto il coraggio di raggiungere le donne in quel momento.
“È davvero la preghiera, Matthew, è davvero la preghiera“, ha risposto la Wagner, una cattolica che ha trascorso del tempo in una comunità contemplativa discernendo sulla sua vocazione.
“Sono grata e non penso che Dio mi avrebbe guidata a questo se non mi avesse preparata nel tempo trascorso in monastero e facendomi capire la preminenza della preghiera, particolarmente dell’Adorazione [di Gesù nel Santissimo Sacramento]”.
“Ogni anno da quando mi sono trasferita a Toronto nel 2010, sono stata in grado di prendermi un po’ di tempo dopo un periodo di raccoglimento e dare tutto a Dio, e chiedergli davvero: “Devo continuare questo percorso? “. Ha aggiunto la Wagner.
“Abbandonarsi così a Lui, e interrogarsi sulla Sua volontà è stato ciò che mi dato quella fiducia, perché penso che se sappiamo qual è la Sua volontà, ciò che è più gradito a Lui, allora otteniamo quella grazia per realizzarla e quella fiducia“.
“Per quanto riguarda il contatto con quelle donne in quel momento, Santa Teresa è stata davvero un’amica inestimabile per me, con la sua piccola via dell’amore, secondo la quale Dio non ci chiede di fare grandi cose, ma di essere fedeli“.
“Quindi, nel raggiungere una donna che in quel momento è determinata ad abortire suo figlio, è davvero chiedendo a Dio di entrare e intervenire, fidandosi e chiedendogli di guidare passo dopo passo, a poco a poco, e di mettere tutto nelle sue mani “.
Salvare i bambini nella prigione di massima sicurezza
La Wagner si rifiuta di abbandonare le madri e i bambini non ancora nati quando la polizia irrompe nella clinica abortista, come inevitabilmente accade. Viene quindi arrestata e in genere viene accusata e sommariamente condannata a una pena, che in Ontario comporta al massimo sei mesi di reclusione.
Tuttavia, poiché non può in coscienza firmare condizioni di cauzione che le impongono di stare lontano dalle cliniche abortiste, la Wagner di solito rimane in prigione fino al processo, un periodo di tempo che può essere più lungo della pena comminatale.
Wojciechowski ha sottolineato che la missione della Wagner non termina quando è in prigione, dove incontra spesso donne incinte, e le ha chiesto di raccontare come è stata in grado di “portare l’amore di Cristo a queste donne che stanno veramente soffrendo in prigione”.
Lei e la Gibbons “erano capitate insieme nella cella di massima sicurezza nell’estate / autunno del 2012” e avevano “appena saputo che una delle donne con cui eravamo venute in contatto era venuta da un’altra prigione per abortire a Toronto, probabilmente al quinto mese e mezzo“, racconta la Wagner.
Stavano “ancora soffrendo per la perdita di quella piccola” quando poi “incontrarono un’altra donna che era appena arrivata, ed era incinta e aveva anche lei una mentalità abortista, avendo scelto di interrompere molte gravidanze e non avendo figli viventi“, lei disse.
“Io e Linda abbiamo pregato e abbiamo digiunato per questa donna“, ha ricordato la Wagner.
“E abbiamo anche ricevuto aiuto all’esterno per lei. Il sostegno finanziario era un piccolo aspetto della sua battaglia, e quindi la gente era disposta ad aiutarla dall’esterno. Ma davvero, ho la netta sensazione che sia stata la settimana di preghiera e di digiuno che le abbiamo offerto che ha portato la donna a decidere di non abortire.
“Il suo bambino è nato nella Festa della mamma e poi è venuta a trovarmi quando il bimbo aveva circa quattro mesi, ed erano raggianti. Era una persona totalmente diversa: aveva cambiato completamente la sua vita, in meglio. Credo davvero che sia il potere della preghiera “, ha detto la Wagner.
“Mi viene in mente la storia del Vangelo, quando gli amici dell’uomo che era paralizzato lo condussero da Gesù su una stuoia e Gesù quando vide la loro fede, guarì quell’uomo, dicendo: “I tuoi peccati sono perdonati“.
Questo Vangelo rivela anche “l’intenzione di Dio di unirci e il potere in essa contenuto di una famiglia unita di credenti”, ha detto la Wagner.
Non aver paura di scegliere la strada migliore
Parlando del tema di marzo “Non aver paura”, la Wagner ha affermato di aver recentemente visto “A Hidden Life”, un film di Terrence Malick sul beato Franz Jägerstätter d’Austria, decapitato dai nazisti nel 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio nell’esercito tedesco.
Un “semplice e umile padre e contadino” e un “devoto cattolico”, Jägerstätter “ha semplicemente resistito perché sapeva che non poteva fare qualcosa che sapeva essere sbagliato“, ha osservato la Wagner.
“Quindi le parole ‘Non aver paura’, penso che risuonino profondamente nella nostra coscienza ogni volta che ci troviamo di fronte non solo alla scelta di fare il bene o il male, ma anche di scegliere la strada migliore.
“E questo trascende anche tutta la fede, ma soprattutto come cristiani, sono importanti per noi perché sono parole pronunciate da Gesù“.
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