Ha tweettato Jeanne Smits:
“Vincent Lambert ha dato il suo ultimo respiro questa mattina, sacrificato sull’altare della cultura della morte, dove la morte è ricercata come soluzione alle sofferenze e alle difficoltà degli uomini. Ideologia infernale del nulla……”.
Ecco il comunicato dell’ANSA:
E’ morto Vincent Lambert, l’uomo tetraplegico da oltre 10 anni, simbolo in Francia della lotta per il fine vita. Ne ha dato notizia la sua famiglia questa mattina. Dopo l’ultima decisione del tribunale, i medici gli avevano sospeso cure e alimentazione da mercoledì della scorsa settimana.
Vincent Lambert, 42 anni, vittima di un incidente stradale nel 2008 in seguito al quale è finito in stato vegetativo, “è morto questa mattina alle 8.24” nell’ospedale centrale di Reims, nel nord della Francia, dove era ricoverato da anni. La notizia è stata diffusa dal nipote Francois. Jean e Viviane, i suoi genitori, hanno condotto una strenua battaglia legale per impedire che al figlio fossero interrotte cure e alimentazione che lo tenevano in vita. Da lunedì si erano di fatto arresi, definendo ormai “inevitabile” la morte di Vincent. La maggior parte degli altri familiari, a partire dalla moglie Rachel, erano invece schierati per l’arresto delle terapie, così come i sanitari che lo avevano in cura e il suo medico curante.
Ecco un commento di Don Roberto Colombo, scienziato, nelle dichiarazioni rilasciate all’AGENSIR:
“Di fronte alla morte di un uomo resta il raccoglimento, la preghiera e la carità di condividere il dolore con chi piange un proprio caro o amico che non è più visibilmente presente. Ci stringiamo con rispetto e affetto attorno alla famiglia Lambert e alla grande famiglia della Chiesa francese di cui Vincent è un figlio amato”, commenta don Roberto Colombo, docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, e membro ordinario della Pontificia accademia per la vita.
“Quando però la morte non è naturale, ma intenzionalmente provocata da mano d’uomo – prosegue -, allora non si può tacere. Non si deve tacere né mettere a tacere la nostra coscienza. E bisogna dire a voce alta: questo non è giusto!”.
Vincent Lambert, spiega il docente, “non è morto questa mattina a causa della sua malattia. Un giorno, non sappiamo quale, la patologia muscolare e cerebrale cui era affetto avrebbe posto fine alla sua vita terrena. Ma fino all’inizio del protocollo eutanasico, dieci giorni fa, era clinicamente stabile e niente affatto in fin di vita”.
Invece, sottolinea Colombo: “E’ stata la privazione di idratazione e nutrizione, applicata in sedazione profonda del paziente, a condurlo alla morte e tutto questo è clinicamente evidente non solo per i medici specialisti ma a tutti: sia quelli che hanno voluto e praticato l’eutanasia omissiva, ritenendola nell’interesse di Vincent e di alcuni membri della famiglia, sia ai medici che si sono detti contrari a questo atto, considerandolo inaccettabile professionalmente ed eticamente”.
“Negli anni passati – ricostruisce il docente -, il dialogo tra i medici e la famiglia, e tra questi due soggetti e la magistratura francese, è stato cercato, perseguito con tenacia e ad ogni livello. Ma ha prevalso la cultura dello scarto e della morte su quella dell’accoglienza e della vita. Quando si ergono muri che fermano il cammino della vita di un disabile, quando si impedisce l’accesso di un malato al porto sicuro delle cure fisiologiche essenziali e inalienabili per tutti, il dialogo si interrompe e non resta che denunciare con forza la violenza disumana dell’eutanasia, anche quella che si presenta con il volto falsamente pietoso della sospensione di idratazione e nutrizione sotto sedazione”.
“Non vi sono ragioni cliniche incomprensibili od oscure dietro a questa morte – conclude Colombo -: è un atto non degno della medicina e umanamente aberrante”.
Scrivi un commento