L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha risposto a un rabbino tedesco, Jehoschua Ahrens, che ha definito uno “shock” l’appello di Viganò sulla crisi del coronavirus e i suoi pericoli per le libertà costituzionali, aggiungendo di essere lieto che i vescovi tedeschi ne abbiano preso le distanze. 

La critica del rabbino Ahrens all’Appello di Viganò è stata riportata il 20 maggio da Katholisch.de, il sito ufficiale della Conferenza Episcopale Tedesca. Le parole originali del Rabbino sono apparse per la prima volta sul giornale Jüdische Allgemeine.

Pur sottolineando la buona collaborazione con la Chiesa cattolica in Germania, Ahrens ha fatto notare che c’è ancora una “minoranza” tra i cattolici in Germania che hanno teorie cospirative. Pur insistendo sul fatto che gli ebrei stessi sono meno “inclini alle teorie di cospirazione”, afferma che “sappiamo, in fondo, che in generale queste teorie riguardano noi”.

Rifiutando l’idea che Dio ci sta punendo con questa crisi del coronavirus, il rabbino Ahrens sottolinea che “è un’intenzione dell’ebraismo: trasformare un negativo in positivo, trasformare una maledizione in una benedizione”, cioè imparare da questa crisi.

La risposta dell’arcivescovo Viganò al rabbino è stata riportata solo in parte da Katholisch.de (aggiungendo un link alla lettera completa solo alla fine del post), nonostante l’arcivescovo avesse chiesto che la sua lettera fosse pubblicata per intero. Katholisch.de non ha nemmeno menzionato di aver ricevuto la lettera dal prelato italiano. LifeSiteNews, grazie alla traduzione dal tedesco all’inglese della sua giornalista Maike Hickson, ha riportato per intero la lettera. 

A nostra volta abbiamo tradotto dall’inglese la lettera inviata dall’arciv. Carlo Maria Viganò al  Katholisch.de e ripreso alcuni passaggi introduttivi della Hickson.

 

Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

 

Caro Rabbino Ahrens,

Poiché sono stato criticato per il mio Appello per la Chiesa e per il mondo, chiedo a Katholisch.de di darmi il permesso di risponderle.

Devo dirle, dottor Ahrens, che non sono un po’ sorpreso dalle sue parole quando dice: “Sappiamo da tempo che ci sono persone all’interno delle chiese che aderiscono a tali teorie. Ma ora hanno il coraggio di esprimere queste opinioni in modo ancora più aperto”. 

Credo sia dovere di ognuno di noi esprimere le proprie preoccupazioni per una situazione che, approfittando della crisi di Covid, va ben oltre le ragionevoli misure di sicurezza, imponendo a intere nazioni la privazione delle libertà costituzionali: questo potrebbe non essere accaduto in Germania, ma è certamente accaduto in molti Paesi.

Le chiedo, caro rabbino Ahrens: secondo lei, è ancora permesso esprimersi liberamente, o ci sono argomenti che non possono più essere discussi in modo civile? Se può esprimere il suo disaccordo con il contenuto dell’Appello, perché anche le “persone all’interno delle chiese” non dovrebbero avere il diritto di esprimersi liberamente? E perché pensa che per farlo occorra “avere coraggio”, come se si trattasse di semplici farneticazioni senza alcun riferimento alla realtà?

Respingere queste preoccupazioni – che sono state espresse, peraltro, da personalità autorevoli – come “teorie cospirative” non mi sembra un atteggiamento costruttivo: soprattutto se non si ha il merito di smentire ciò che è considerato falso. Le chiedo quindi: in cosa, nello specifico, non è d’accordo con il testo dell’Appello? In che cosa l’Appello rappresenta per lei uno “shock”?

Credetemi: Non avrei mai pensato che l’Appello potesse offenderla; d’altra parte, perché mai un rabbino dovrebbe sentirsi criticato quando si parla del Nuovo Ordine Mondiale? Il Messia che Israele attende è Rex pacificus, Princeps pacis, Pater futuri saeculi [Re della Pace, Principe della Pace, Padre del mondo a venire]: non un tiranno senza morale che domina il mondo soggiogando gli uomini come schiavi. Questo vale piuttosto per l’Anticristo.

Veniamo ora al significato spirituale di Covid. Nell’Antico Testamento ci sono molti esempi di punizioni inviate al Popolo eletto da Dio, e i Profeti hanno più volte ammonito gli ebrei ad abbandonare l’idolatria, e a non contaminarsi con i pagani, e a rimanere fedeli all’unico vero Dio. Ricordo qui le parole del profeta Geremia, dopo l’incendio di Gerusalemme da parte delle truppe babilonesi nel 585 a.C.: “I suoi avversari hanno preso il sopravvento, i suoi nemici prosperano, perché il Signore l’ha afflitta per i suoi innumerevoli peccati” (Lm 1, 5). 

Questa visione, che la Chiesa di Cristo condivide, ci mostra un Dio giusto e misericordioso, che premia il bene e punisce i malvagi; che come un Padre amorevole punisce anche i Suoi figli disobbedienti, per riportarli a seguire la Sua santa Legge. Per questo motivo, “trasformando il negativo in positivo, trasformando una maledizione in benedizione” si raggiunge riconoscendo che si è commesso un peccato, che si è infranta l’alleanza con Dio, che si è meritato i suoi castighi. Allora l’epidemia diventa anche un’occasione per tornare al Signore, adorarlo nel suo santo tempio, seguire i suoi precetti.

C’è stato un tempo in cui, con l’obbedienza delle masse, una dittatura infernale ha commesso un crimine molto grave, rendendosi responsabile della deportazione e della morte di milioni di persone innocenti, solo a causa della loro fede e della loro linea di discendenza. Già allora i media mainstream lodavano coloro che erano al potere e tacevano sui loro crimini; anche allora medici e scienziati prestavano il loro lavoro a un delirante piano di dominio; anche allora chi osava alzare la voce veniva accusato di “teorie di cospirazione”. Si doveva aspettare la fine della seconda guerra mondiale per scoprire con orrore la verità su cui molti erano rimasti finora in silenzio.

Sono certo che chi oggi delegittima l’Appello ad espressione di “teorie cospirative” non si rende conto dei reali pericoli a cui è esposta l’intera famiglia umana. Ma sono certo che sia i cattolici che tutti gli uomini di buona volontà – e tra questi, credo di poter includere anche i figli di Abramo – hanno a cuore la maggiore gloria di Dio, il rispetto per la dignità delle persone e la libertà dei popoli. Beatus populus, cujus Dominus Deus ejus («Beato il popolo che ha Dio per suo Signore», ndr) (Sal 143, 15). 

 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo, Nunzio Apostolico

 

22 maggio 2020, Festa dell’Ascensione di Nostro Signore

Traduzione del Dr. Maike Hickson di LifeSite

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