VIGANÒ, CON LA LETTERA DI PAPA BENEDETTO, HA RESO EVIDENTE IL VERO TERRENO DI SCONTRO

Il dramma della cattiva comunicazione seguito alla pubblicazione del testo integrale della lettera di Benedetto XVI, anticipata parzialmente da Viganò, ha avuto l’effetto di rivelare una strategia teologica che sembra aver luogo senza che papa Francesco ne sia a conoscenza.

Molto interessante questa analisi di Andrea Gagliarducci pubblicata ieri, 22 marzo, sul Catholic News Agency (qui).

Eccola nella mia traduzione.

Foto: Piazza San Pietro a Roma

Foto: Piazza San Pietro a Roma

La storia della lettera di Benedetto XVI (vedi anche qui) e le problematiche di comunicazione che ha sollevato, soprannominata “Lettergate”, hanno portato, tra l’altro, alle dimissioni di un prefetto (leggi anche qui).

Ma ha anche avuto l’effetto di rivelare l’agenda che sta dietro alcune discussioni, vale a dire, pezzi di un piano strategico teso a minare l’insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica, in particolare per quanto riguarda l’enciclica Humanae Vitae.

Le reazioni alla pubblicazione di sabato del testo integrale della lettera rivelano un certo risentimento tra i sostenitori dell’“agenda della misericordia”, quelli di Roma che spingono per un cambiamento nella dottrina della Chiesa.

Un esempio particolare è un post sul blog del teologo italiano Andrea Grillo, scritto dopo la pubblicazione del testo integrale della lettera da parte dell’Ufficio Stampa della Santa Sede.

Grillo, professore di teologia presso la Pontificia Università Sant’Anselmo, intitolava il suo blog “La lettera della discordia: troppe parole ingiuste e il silenzio degli innocenti” (leggi qui).

Nel 2017, Grillo ha criticato Benedetto XVI per essersi espresso in un contesto pubblico dopo le sue dimissioni. Dopo che il Papa emerito ha scritto la prefazione di un libro popolare del cardinale Robert Sarah, Grillo ha detto in un’intervista (leggi qui) che “per il futuro, in caso di dimissioni del papa, saranno necessarie norme che regolino in modo più acuto e sicuro la ‘morte istituzionale’ del predecessore e la piena autorità del successore”.

Grillo ha menzionato questa critica all’inizio del suo recente post sul blog. Ha continuato a criticare Benedetto, questa volta per le sue osservazioni (scritte nella lettera a Viganò, ndr) su un teologo che ha scritto uno dei libri su Francesco.

Grillo ha detto che la lettera di Benedetto XVI mostra “acrimonia e unilateralità di giudizio su un teologo come P. Huenermann, del quale presenta un profilo distorto e ingiusto”. (Grillo) ha criticato il Papa emerito per aver “giudicato il grande teologo solo con la misura della censura”.

(Come considerazione a parte, bisogna dire che Benedetto XVI sapeva molto bene quello che diceva su Huenermann: come ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, conosceva bene come i libri di padre Huenermann fossero monitorati e controllati. Inoltre, egli non descriveva P. Huenermann come ‘nemico dei papi’, come ha scritto Grillo, ma come uomo che ha attaccato con virulenza l’autorità magisteriale del papa. Cioè, di qualsiasi papa in qualsiasi epoca.)

Il post di Grillo criticava anche Mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto del Segretariato per la Comunicazione, soprattutto perché chiedeva a Benedetto XVI di rompere il suo silenzio, e poi perché aveva usato solo una parte della risposta del Papa emerito.

Ma è la parte finale del suo post che è più rivelatore. Grillo elogia Francesco per “aver rotto il silenzio”, superando il “maldestro silenzio che aveva paralizzato il magistero per trent’anni”, mentre la Chiesa “faceva credere che l’autorità magisteriale ‘non avesse il potere’ di cambiare nulla in campo matrimoniale, ministeriale, liturgico, ecumenico, giuridico e curiale”.

Grillo criticava quella che chiamava “la Chiesa immobile del passato rispetto all’attuale Chiesa viva, che aveva bisogno di “teologi vivaci” come padre Huenermann, che “ha continuato a parlare anche quando il magistero voleva dai teologi solo silenzio o applausi”.

Il post del blog si conclude con una nota critica sul Papa emerito, il quale, ha detto, “ha promesso solennemente di tacere”, ma “ha parlato senza prudenza”.

Il post (di Grillo), nel complesso, sembra essere una lunga critica al pontificato di Papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. (Grillo, nel post) si preoccupa di suggerire che papa Francesco permetta il rinnovamento di un’agenda teologica progressista, anche senza un reale sostegno a tale rivendicazione.

Un’analisi curiosa, in una discussione che è iniziata mostrando una continuità intellettuale tra Benedetto XVI e Papa Francesco.

Ma chiedendo una “nuova discussione teologica”, Grillo suggerisce l’intenzione di sostenere posizioni teologiche in discontinuità con l’insegnamento tradizionale della Chiesa (leggi anche qui).

In breve, la reazione di Grillo riassume tutte le attuali problematiche in gioco: una sorta di “rivendicazione” dell’autoproclamata “teologia conciliare” che guarda al Concilio Vaticano II attraverso le lenti della discontinuità; un timore per le parole del Papa emerito, il cui giudizio è sempre sentito, anche da Papa Francesco; una spinta a rovesciare l’insegnamento cattolico, che si trasforma in acredine quando la discussione prende una piega inaspettata.

Se questo fosse solo il punto di vista di un teologo, sarebbe una cosa. Ma Grillo è una sorta di stella nascente nel mondo accademico italiano, guadagnando sempre più trazione nel dibattito pubblico, e anche nel mondo accademico.

In particolare Grillo è stato inserito tra i docenti del Corso di Alta Formazione intitolato: “Assistenza alle famiglie con specializzazione pastorale” (leggi qui).

Il corso è organizzato dall’Istituto Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense ed è patrocinato dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana.

Il percorso si snoda su tre estati, nella pittoresca località montana di Madonna di Campiglio, nel nord Italia (Dolomiti, ndr) (vedi qui).

Grillo insegnerà “La storia della famiglia nella storia della Chiesa”, affrontando la Familiaris Consortio e l’Amoris Laetitia.

Il corso è una sorta di replica di un’altra scuola estiva, quella sponsorizzata dall’Istituto di Studi sul Matrimonio e la Famiglia di Giovanni Paolo II, il “Diploma in ministro della Pastorale Familiare”.

Questa scuola estiva, come la nuova, è offerta a persone senza laurea teologica, si è svolta su tre estati, ed è stata patrocinata dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Mentre l’Istituto Giovanni Paolo II è in un periodo di transizione, in via di riorganizzazione come Pontificio Istituto Teologico, questo nuovo corso (quello cui parteciperà Grillo, ndr), sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana, probabilmente cannibalizzerà il vecchio istituto estivo (cioè lo farà sparire, ndr). Ma il metodo teologico sarà molto diverso.

Questa mossa mostra la lotta esistente dietro il sipario per riformulare l’insegnamento cattolico.

Gli insegnanti dell’Istituto Giovanni Paolo II non torneranno indietro. La presentazione del libro “Karol Wojtyla and Humanae Vitae” è stato un chiaro campo di battaglia teologico, e non c’è da stupirsi che il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, sia stato abbastanza duro da dire che “ribaltare l’insegnamento di Humanae Vitae è un crimine contro la Chiesa” (leggi qui).

A seguito della discussione sul libro, Mons. Livio Melina, ex presidente dell’Istituto (Giovanni Paolo II), ha scritto un articolo per denunciare la strategia tesa a contrastare una raffigurazione “buona e flessibile” di Paolo VI con una raffigurazione “rigida e dottrinale” di Giovanni Paolo II.

Alla fine, il dramma della cattiva comunicazione seguito alla pubblicazione del testo integrale della lettera di Benedetto XVI ha avuto l’effetto di rivelare una strategia teologica che sembra aver luogo senza che papa Francesco ne sia a conoscenza.

Resta da vedere come si svilupperà questa strategia. Ma è bene guardare ai mesi a venire.

https://www.catholicnewsagency.com/news/analysis-benedict-xvis-letter—what-the-reaction-revealed-84625

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