di Elena Mancini
Ieri sabato 20 novembre si sono svolte a Vienna alcune manifestazioni contro il lockdown, il green pass e soprattutto contro l’obbligo vaccinale. Venerdì mattina il governo austriaco, sotto la guida del nuovo premier Schallenberg (ÖVP) e del ministro della salute Mückstein (Grüne), aveva infatti annunciato le ultimissime misure, quelle più pesanti e disperate ma già largamente prevedibili, a causa dei numeri che raccontano di una situazione pandemica in Austria così grave come mai prima in alcuna delle “ondate” precedenti. Dopo due settimane effettive di lockdown selettivo solamente per i non vaccinati, si era già capito che concentrarsi solo su questi ultimi non avrebbe portato alcun beneficio e che sarebbe stato necessario un passo più duro anche se largamente tardivo, ovvero un ennesimo lockdown per tutti: locali, ristoranti e negozi non di prima necessità come supermercati ed alimentari da lunedì chiuderanno nuovamente le proprie porte rimanendo solo a disposizione per il delivery, chi può tornerà in home office, come gli studenti universitari in distant learning, e gli scolari rimarranno a casa, dove possibile. Le manifestazioni erano già state organizzate per questo e per lo scorso fine settimana in tutta l’Austria, ma la notizia shock, data anch’essa nella mattinata di venerdì 19 novembre, della volontà da parte del governo (con il beneplacito dei presidenti di regione) di istituire l’obbligo vaccinale generale a partire dal primo febbraio dell’anno prossimo, ha spinto un numero ancora maggiore di persone di quante ne fossero state previste, a partecipare alle varie proteste.
Nonostante i media sia austriaci che italiani abbiano subito riferito di scontri e arresti, le manifestazioni di cui ci sono arrivate immagini in live streaming e testimonianze dirette non sono state altro che pacifiche dimostrazioni di popolo in cui si è respirato un’atmosfera di unità e solidarietà reciproca, come già era stato riferito da partecipanti ad analoghe dimostrazioni a Innsbruck e Graz degli scorsi giorni. Sia i nostri testimoni che alcuni giornalisti del canale nazionale ORF, quasi stupiti dall’eterogeneità della composizione del gruppo di manifestanti, hanno raccontato di famiglie con bambini, gente di ogni età, medici, studenti che hanno ballato, cantato e dimostrato con allegria contro le misure liberticide del governo; fra questi non sono mancati anche i vaccinati, che sono voluti scendere in strada per manifestare contro divieti e obblighi anche per loro inaccettabili. Del resto, sono state ben quattro le manifestazioni autorizzate per ieri a Vienna, non stupisce quindi che da qualche parte qualche testa calda abbia forzato la polizia a prendere provvedimenti, ma questi eventi negativi sono stati talmente pochi da passare inosservati agli occhi dei più. Inoltre, la maggior parte delle denunce e degli arresti non è stata la conseguenza di violenza fisica da parte dei manifestanti, quanto quella della mancanza di mascherina, resa in questa occasione obbligatoria anche all’aperto e indossata in realtà dalla maggioranza dei partecipanti.
La polizia ha dichiarato che coloro che hanno aderito alla protesta sono stati in tutto 40.000, mentre gli organizzatori e i nostri testimoni sul luogo hanno parlato di almeno 100.000 manifestanti provenuti da ogni Land dell’Austria e anche dall’estero. La manifestazione principale ha preso le mosse da Heldenplatz (la piazza degli eroi, Ndr) e ha proseguito verso il Ring occupando le strade principali di Vienna. Questa era stata organizzata dal partito liberale di destra FPÖ, che da sempre, in opposizione al governo, si è dichiarato contrario ad ogni misura restrittiva e coercitiva nella lotta contro la pandemia. Una delle altre manifestazioni era stata organizzata dal nuovo partito MFG (Menschen – Freiheit – Grundrechte, Persone-Libertà-Diritti di base) nato appunto da un movimento spontaneo di austriaci critici del modo di condurre la battaglia al Covid da parte del governo e che, presentandosi per la prima volta alle elezioni regionali e comunali di settembre 2021, ha già ottenuto un grande successo occupando diversi seggi nei vari consigli locali. Gli slogan più frequenti in tutte le manifestazioni di ieri e degli ultimi giorni sono stati “libertà”, “resistenza!”, “Giù le mani dai nostri bambini”, “nessun esperimento genetico sui nostri bambini” e non sono mancati neppure paragoni con le leggi naziste, cosa che in un’Austria molto sensibile ai temi del nazionalsocialismo non può non colpire.
Scrivi un commento