New York Pride (Getty. via Catholic Herald)

 

di Sabino Paciolla

 

Come sapete, il mese di giugno è dedicato in tutto il mondo all’Orgoglio Gay, cioè ai Gay Pride. Ultimamente i sostenitori di queste manifestazioni hanno tolto la parola “gay”, lasciando solo la parola  “Orgoglio”, affinché esse siano meglio accettate. La sola parola “Pride” è più neutra, e non richiama immediatamente il concetto della cultura gay. 

Se volete una fotografia di quello che sta accadendo nella Chiesa riguardo alla questione dell’omosessualità e della cultura LGBT, basta guardare a due figure che in questi giorni si sono mosse ma con finalità diverse.

Da una parte il padre gesuita James Martin, s.j., nominato da Papa Francesco consulente del Dicastero delle comunicazioni vaticane. Egli il primo giugno scorso ha aperto col tweet che segue una lunga serie di commenti che evidenziano chiaramente il suo pensiero, con tanto di bandierina LGBT (che purtroppo nella immagine sotto non viene, ma è visibile sulla piattaforma Twitter):

Il tweet dice:

“A tutti i miei tanti amici #LGBTQ, cattolici e non solo: felice Mese dell’Orgoglio (gay, ndr), siate orgogliosi della vostra dignità donata da Dio, dei doni che vi ha donato, del vostro posto nel mondo, e dei vostri molti contributi alla Chiesa. Perché voi siete “meragigliosamente fatti” da Dio (Salmo 139). Mese dell?orgoglio (gay, ndr) 2019″

 

 

Dall’altra parte, troviamo il vescovo di Rhode Island, Thomas Tobin, della diocesi di Providence, che domenica scorsa ha difeso un suo precedente tweet che invitava i cattolici a non sostenere o partecipare agli eventi del mese dell’orgoglio LGBTQ.

Il vescovo della diocesi di  Providence Thomas Tobin ha scatenato una reazione a partire da sabato, quando ha twittato:

“Come promemoria, i cattolici non dovrebbero sostenere o partecipare agli eventi del “mese dell’orgoglio” LGBTQ che si tengono a giugno. Essi promuovono una cultura e incoraggiano attività contrarie alla fede e alla morale cattolica. Sono particolarmente dannosi per i bambini”.

 

Il post, come riporta la AP, ha suscitato le proteste da parte di migliaia di persone che hanno risposto su Twitter, tra cui le attrici Mia Farrow e Patricia Arquette. Molti hanno invocato gli scandali di abusi sessuali del clero sui bambini nella Chiesa.

‘Questo è pura ignoranza e bigottismo’, ha scritto la Farrow. ‘Ignorate questo ipocrita pieno d’odio. La sua mente porta solo alla sofferenza. Ricorda quei sacerdoti che hanno molestato i miei fratelli. OVVIAMENTE noi dovremmo abbracciare i nostri fratelli e sorelle e bambini LGBTQ. Gesù ha parlato d’amore’.

Arquette ha twittato, ‘Vergognati. I bambini LGBT vengono buttati per strada e abbandonati a causa di un pensiero velenoso come il tuo’”.

Sempre la AP riporta che a “partire da domenica pomeriggio, 69.000 persone hanno risposto al tweet, circa 15.800 lo hanno apprezzato e quasi 4.700 lo hanno ritwittato. Molti di coloro che hanno risposto hanno sostenuto il vescovo.

Il gruppo LGBTQ Rhode Island Pride ha pianificato un raduno fuori dalla sede della diocesi a Providence domenica sera.

‘Gesù non ha mai detto una parola sull’omosessualità, sull’orgoglio o sulla comunità Queer’, ha detto in una dichiarazione il presidente del gruppo, Joe Lazzerini. ‘Rhode Island Pride invita rispettosamente il vescovo Tobin a fare una certa autoriflessione perché la maggioranza dei cattolici di Rhode Island in questo stato respinge l’idea che essere cattolici significhi essere complici dell’intolleranza, del bigottismo e della paura’.

‘Il vescovo Tobin non rappresenta la maggioranza dei cattolici di Rhode Island che sostengono la comunità LGBTQIA+ nel Rhode Island’, ha scritto.”

Il vescovo ha dunque emesso il seguente comunicato:

“Mi dispiace che i miei commenti di ieri sul mese dell’orgoglio si siano rivelati così controversi nella nostra comunità, e offensivi per alcuni, specialmente per la comunità gay. Non era certamente mia intenzione, ma capisco perché un buon numero di persone si siano offese. Riconosco e apprezzo anche l’ampio sostegno che ho ricevuto in materia.

La Chiesa cattolica ha rispetto e amore per i membri della comunità gay, così come me. Le persone con attrazione per lo stesso sesso sono amati figli di Dio e nostri fratelli e sorelle.  

Come Vescovo cattolico, tuttavia, il mio obbligo davanti a Dio è quello di guidare i fedeli affidati alle mie cure e di insegnare la fede, in modo chiaro e compassionevole, anche su questioni molto difficili e delicate.  Questo è ciò che ho sempre cercato di fare – su una varietà di questioni – e continuerò a farlo man mano che sorgono questioni contemporanee.

Mentre la comunità gay si riunisce questa sera per un raduno, spero che l’evento sia un’esperienza sicura, positiva e produttiva per tutti. Mentre si riuniscono pregherò per una rinascita della comprensione reciproca e del rispetto nella nostra comunità molto diversificata”.

 

Ci saranno sicuramente cattolici che negheranno la confusione nella Chiesa, ma alla luce di questi due fatti diventa difficile sostenere questa tesi.

 

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