La Conferenza Episcopale Tedesca, a corredo della pubblicazione della dispensa sulla intercomunione, ha reso pubblica una serie di documenti allegati tra cui una lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede che bocciava la dispensa, che era trapelata ma che la Conferenza dei vescovi ne aveva recisamente negato l’esistenza. La sua lettura permette di far luce su alcuni aspetti e di fare alcune riflessioni. Vi riporto quelle fatte da Maike Hickson su OnePeterFive.

Eccole nella mia traduzione.

Foto: basilica di San Pierto a Roma

Foto: basilica di San Pierto a Roma

Quando ieri hanno finalmente pubblicato le loro controverse linee guida sull’intercomunione, i vescovi tedeschi hanno pubblicato anche otto documenti relativi alla discussione con Roma su questo testo. Tra queste, la prima lettera scritta dal Capo della Dottrina, l’Arcivescovo Luis Ladaria, inviata all’inizio della diatriba, il 10 aprile 2018, in risposta alla lettera dei sette vescovi tedeschi oppositori (alla dispensa sull’intercomunione, ndr).

L’esistenza di questa lettera del 10 aprile, inviata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), era stata segnalata per la prima volta il 19 aprile dal sito cattolico austriaco Kath.net. OnePeterFive ha poi ripreso anche questa storia e la lettera che indicava che papa Francesco desiderava che i vescovi tedeschi non pubblicassero ancora la loro contestata dispensa pastorale che permetteva ad alcuni coniugi protestanti di sposi cattolici di ricevere, in singoli casi, la Santa Comunione su base regolare. (Questa prima lettera è stata successivamente seguita da una seconda lettera inviata dalla CDF, datata 25 maggio).

All’epoca, la Conferenza Episcopale Tedesca non sembrava molto soddisfatta delle informazioni trapelate su questa lettera temporaneamente restrittiva di Roma. In un comunicato stampa ufficiale del 19 aprile, i vescovi tedeschi affermano che “sono false le notizie secondo cui la dispensa [intercomunione] sarebbe stata respinta in Vaticano dal Santo Padre o da alcuni dicasteri”. (grassetto aggiunto)

Come si concilia questa frase con il contenuto di quella stessa lettera che è stata ora pubblicata dagli stessi vescovi tedeschi, anche se è espressamente classificata “strettamente confidenziale”? In quella lettera della CDF, che è firmata dall’arcivescovo Luis Ladaria (ora cardinale, ndr), si afferma che, dopo aver ricevuto la lettera del 22 marzo dei sette vescovi tedeschi oppositori che chiedevano aiuto a Roma, diversi dicasteri romani si erano riuniti per “discutere la delicata questione” e per preparare proposte per una futura procedura su come affrontare questo conflitto. “Il 6 aprile 2018, papa Francesco è stato ampiamente informato sull’intero argomento“, spiega Ladaria.

Segue ora il paragrafo decisivo:

Durante quell’udienza (con il Papa), il Santo Padre ha chiarito di non ritenere opportuno che questo documento sopra citato (la dispensa intercomunale) sia ora pubblicato.

Lasciamo ai nostri lettori il compito di verificare se il comunicato stampa dei vescovi tedeschi e la negazione di tale lettera siano in accordo con il contenuto della stessa, così come è stata pubblicata. Come afferma oggi Kath.net nella sua relazione su questa nuova lettera:Almeno si può diagnosticare un chiaro tentativo, da parte della Conferenza episcopale tedesca, di limitare i danni“.

La lettera del 10 aprile continua, invitando alcuni vescovi tedeschi – tra i quali il cardinale Reinhard Marx (Monaco) e il cardinale Rainer Woelki (Colonia) – a venire a Roma per un incontro presso la Congregazione per la dottrina della fede. La riunione si è poi svolta il 3 maggio.

E’ stato molto difficile – e di fatto impossibile da oltre due mesi – ottenere copia di tale lettera del 10 aprile. Siamo quindi lieti di conoscerne finalmente il contenuto, il che, ovviamente, indica che il Papa non è stato, come sembra, tanto contrario alla dispensa pastorale in quanto tale, quanto piuttosto ai tempi e alla “maturità” della data di pubblicazione.

Ora, a fine giugno, sembra che papa Francesco ne approvi la pubblicazione, come si evince dalla nota che il cardinale Marx ha scritto il 12 giugno, dopo aver incontrato il papa l’11 giugno, durante la riunione del Consiglio dei nove cardinali (il C9, ndr) a Roma, secondo il corrispondente da Roma Edward Pentin (a beneficio del lettore traduco un passo di Pentin: “ Il Consiglio permanente prosegue dicendo che il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Reinhard Marx, “ha potuto chiarire” alcuni punti con il Papa “in una riunione”. (Il cardinale ha incontrato il Papa l’11 giugno, durante l’ultimo incontro C9, secondo fonti.), ndr). Quella nota riassumeva la conversazione di questi due uomini ed era firmato dal cardinale Marx e poi controfirmato (con una “F” e una data) e quindi approvato dallo stesso papa Francesco. In quella nota si afferma chiaramente che il Papa ora approva la pubblicazione della dispensa tedesca per l’intercomunione, perché ha detto: “Poiché il testo della Conferenza episcopale tedesca sarà una guida orientativa per i singoli vescovi, esso potrà essere reso pubblico anche ad uso dei vescovi”. Il termine “dispensa” è stato quindi sostituito con “guida all’orientamento”.

Come scrive oggi il sito web dei vescovi tedeschi Katholisch.de, il vescovo Rudolf Voderholzer (Regensburg), uno dei membri del Consiglio permanente che ha deciso di pubblicare la guida tedesca sull’intercomunione, ha detto che questa decisione è stata presa all’unanimità, vale a dire con l’approvazione dei sette vescovi che si erano opposti. Tuttavia, Voderholzer insiste anche sul fatto che ora tocca a Roma chiarire che cosa si intenda veramente con le parole “grave situazione di emergenza“, in cui i cristiani non cattolici possono, a certe condizioni, ricevere la Santa Comunione. Egli vede anche “una grande insicurezza” sulla questione di quali siano gli elementi richiesti dalla fede cattolica nella Santa Eucaristia come una condizione preliminare per l’accoglienza della Santa Eucaristia da parte dei cristiani non cattolici.

Come prima risposta protestante alla pubblicazione di quella guida pastorale, la Chiesa Evangelica in Germania (EKD) ha ora fatto una dichiarazione in cui insiste sul fatto che questo (cioè quanto fatto dai vescovi cattolici, ndr) è “solo metà della strada“, sottolineando il fatto che “i fratelli e le sorelle cattoliche”  “non possono (ancora) accettare l’invito” a ricevere la cena protestante. È chiaro, quindi, che i protestanti ora si aspettano dai vescovi tedeschi un movimento più generale verso la piena intercomunione.

Alla luce di queste crescenti equivoci e slealtà verso la dottrina e la realtà della Santa Eucaristia così come fino ad ora sono state promosse dai vescovi tedeschi, potrebbe essere opportuno considerare quanto affermato dal cardinale Gerhard Müller (che noi abbiamo pubblicato qui, ndr) appena un giorno prima della pubblicazione della guida di orientamento tedesca. In un’intervista al Catholic World Report, il presule tedesco ha fatto alcuni commenti severi e incisivi sulla situazione in Germania. Cito ora a grandi linee le parole del cardinale Müller alla fine della nostra relazione:

Un gruppo di vescovi tedeschi, con il loro presidente (cioè della Conferenza episcopale tedesca, ovvero il card. Reinhard Marx, ndr) in testa, si vede come trendsetter (chi detta la moda, ndr) della Chiesa cattolica nella marcia verso la modernità. Considerano la secolarizzazione e la scristianizzazione dell’Europa come uno sviluppo irreversibile. Per questo motivo la Nuova Evangelizzazione – programma di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – è a loro avviso una battaglia contro il corso oggettivo della storia, simile a quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Essi cercano per la Chiesa una nicchia dove si possa sopravvivere in pace. Perciò tutte le dottrine della fede che si oppongono al “mainstream”, il consenso sociale, devono essere riformate.

Una conseguenza di ciò è la richiesta della Santa Comunione anche per le persone senza fede cattolica e anche per quei cattolici che non sono in uno stato di grazia santificante. In agenda anche: la benedizione per le coppie omosessuali, l’intercomunione con i protestanti, la relativizzazione dell’indissolubilità del matrimonio sacramentale, l’introduzione dei viri probati e con essa l’abolizione del celibato sacerdotale, l’approvazione dei rapporti sessuali prima e dopo il matrimonio. Questi sono i loro obiettivi, e per raggiungerli sono disposti ad accettare anche la divisione della Conferenza episcopale.

I fedeli che prendono sul serio la dottrina cattolica sono bollati come conservatori ed espulsi dalla Chiesa, e sono esposti alla campagna diffamatoria dei media liberali e anticattolici.

Per molti vescovi, la verità della rivelazione e della professione di fede cattolica è solo un’altra variabile della politica di potere intraecclesiale. Alcuni di loro citano accordi individuali con papa Francesco e pensano che le sue dichiarazioni in interviste a giornalisti e personaggi pubblici lontani dal cattolicesimo offrano una giustificazione anche per “annacquare” verità di fede definite e infallibili (= dogmi). Nel complesso, ci troviamo di fronte a un palese processo di protestantizzazione.

L’ecumenismo, invece, ha come obiettivo la piena unità di tutti i cristiani, che è già sacramentalmente realizzata nella Chiesa cattolica. La mondanità dell’episcopato e del clero nel XVI secolo è stata la causa della divisione del cristianesimo, che è diametralmente opposta alla volontà di Cristo, il fondatore della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. La malattia di quell’epoca è ora presumibilmente la medicina con cui la divisione deve essere superata. L’ignoranza della fede cattolica in quel tempo era catastrofica, specialmente tra i vescovi e i papi, che si dedicavano più alla politica e al potere che alla testimonianza della verità di Cristo.

Oggi, per molte persone, essere accettate dai media è più importante della verità, di cui dobbiamo anche soffrire. Pietro e Paolo subirono il martirio per Cristo a Roma, centro del potere ai loro tempi. Non sono stati celebrati dai governanti di questo mondo come eroi, ma piuttosto sbeffeggiati come Cristo sulla croce. Non dobbiamo mai dimenticare la dimensione martirologica del ministero petrino e dell’ufficio episcopale.

Fonte: OnePeterFive

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