SETTE VESCOVI TEDESCHI CHIEDONO AL VATICANO DI INTERVENIRE SU COMUNIONE AI CONIUGI PROTESTANTI
Sette vescovi tedeschi, guidati dal cardinale Rainer Woelki, hanno chiesto ufficialmente al Vaticano di pronunciarsi sulle proposte che consentirebbero alle persone di fede protestante, sposate con cattolici, di ricevere la Santa Comunione.
In sostanza, i sette vescovi hanno chiesto alla Congregazione per la Dottrina della Fede se la Conferenza Episcopale Tedesca abbia o no l’autorità di consentire a delle persone non cattoliche, sposi di cattolici, di ricevere la Santa Comunione.
Questa “protesta” dei sette vescovi tedeschi nasce dal timore (e la preoccupazione) che quella decisione della Conferenza Episcopale Tedesca possa essere il primo passo verso l’intercomunione.
Della richiesta al Vaticano ci informa il Catholic Herald in questo articolo (leggi qui).
Di questa proposta abbiamo già parlato nello scorso febbraio in questo post (leggi qui). L’approvazione di quella proposta, sotto forma di linee guida, da parte della Conferenza Episcopale Tedesca fece scaturire un certo clamore.
Quelle linee guida prevedevano che i coniugi di fede protestante potessero ricevere la Santa Comunione solo dopo aver ottemperato a delle condizioni come: effettuare un “serio esame di coscienza”, “affermare la fede della Chiesa cattolica”, desiderare di porre fine ad “un grave disagio spirituale” ed esprimere “un desiderio di soddisfare la fame dell’Eucaristia”.
La proposta, come detto, suscitò notevole clamore anche se il card. Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, si affrettò a precisare che quelle linee guida non avevano alcuna intenzione di cambiare la dottrina della Chiesa.
Il Kölner Stadt-Anzeiger riporta che il card. Marx, in una risposta ai sette autori, ha espresso la sua sorpresa per le loro azioni e ha sottolineato che questa richiesta di aiuto si riferisce solo a un progetto di testo al quale sono ancora possibili emendamenti. Il card. Marx respinge espressamente i dubbi espressi dai sette vescovi. Il card. Marx ha inviato la sua risposta al Vaticano e a tutti i vescovi tedeschi il 4 aprile.
Il card. Müller (leggi qui), già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, definì quelle linee guida come un “trucco retorico”, perché le condizioni menzionate nella bozza del documento non avrebbero mai potute essere soddisfatte restando fedeli all’insegnamento della Chiesa.
Anche il cardinale Brandmüller (leggi qui) a sua volta intervenne chiarendo che: “Se ora il documento dei vescovi tedeschi parla di singoli casi in cui ciò può essere possibile, allora questo è di per sé solo un passo tattico verso l’intercomunione generale con i non cattolici”. Il cardinale tedesco aggiunse: “Questo approccio si chiama anche ‘tattica del salame’. E: il gocciolamento costante che rompe la pietra. Si tratta di una manovra del tutto disonesta, per arrivare al vero obiettivo”. Infine Brandmüller concluse in maniera molto netta: è “un imbarazzante melodrammatico imbroglio”.
Ora sette vescovi hanno chiesto al successore del card. Gerhard Müller, il cardinale Luis Ladaria, di intervenire. In una lettera di tre pagine pubblicata su Kölner Stadt-Anzeiger (qui) si dice che la Conferenza episcopale Tedesca rischia di oltrepassare le sue competenze e si chiede quindi l’aiuto del Vaticano. La lettera è stata indirizzata anche al cardinale Kurt Koch, presidente del Concilio ecumenico Vaticano II.
La lettera è firmata oltre che dal cardinale Woelki, anche dall’arcivescovo Ludwig Schick di Bamberg e dai vescovi Konrad Zdarsa (Augusta), Gregor Maria Hanke (Eichstätt), Wolfgang Ipolt (Görlitz), Rudolf Voderholzer (Ratisbona) e Stefan Oster (Passavia).
È inutile sottolineare che questa richiesta dei sette vescovi evidenzia una spaccatura acuta in seno alla Conferenza dei vescovi tedeschi.
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