Ricevo e volentieri pubblico.
Parenti, amici, conoscenti e non,
siamo stati ingannati ed ora veniamo subdolamente portati a dividerci in base alla scelta fatta: vaccino sì, vaccino no. Scelta che ciascuno di noi ha fatto in coscienza e buona fede.
Ma la questione è ben altra: è in gioco la libertà individuale e collettiva, di ciascuno e di tutti come comunità.
Una comunità che sta perdendo il senso dello stare insieme perché diritto naturale e diritto positivo, che da secoli governano la realtà umana, oramai vengono calpestati indegnamente con l’emissione e l’applicazione di leggi illegali, illegittime, incostituzionali, discriminatorie, contrarie ad una lunga lista di norme sovraordinate (più importanti in senso giuridico).
Siamo stati ingannati perché non è un vaccino, infatti, non immunizza né previene il contagio, ma è piuttosto un siero antigenico dei cui effetti nessuno bene ancora sa, tanto che viene richiesta la firma di un consenso informato che libera da qualunque responsabilità civile e penale sia chi lo impone per legge, pena la sospensione di diritti fondamentali, sia chi lo somministra.
Veniamo tuttora ingannati perché, nonostante da più parti del mondo scientifico venga affermato che il sistema immunitario non può essere sottoposto continuamente a stress con inoculazioni e per quanto in diversi paesi esteri le abbiano sospese anche per inefficacia di un siero creato sulla versione del virus di due anni orsono, in Italia si parla ancora di quarta dose, se non quinta.
Veniamo anche presi in giro da prescrizioni emesse con decreti legge piuttosto irrazionali e incoerenti che cambiano in continuazione, in modo schizofrenico: aprono le discoteche ma chi non ha il green pass non può consumare pasti neanche all’aperto fuori da bar e ristoranti, come inizialmente consentito; si può entrare al supermercato e nei negozi che vendono articoli di prima necessità ma non si possono effettuare altre azioni essenziali come andare all’ufficio postale a ritirare la pensione o una raccomandata, né in banca per effettuare operazioni che non tutti sanno fare in home banking (al computer da casa); si può entrare in Italia con il green pass base ma per entrare in albergo serve il green pass rafforzato.
Apparentemente solo una parte dei cittadini viene trattata in modo discriminatorio, in realtà lo sono tutti, chi per un verso chi per l’altro: è discriminatorio poter esercitare libertà e diritti naturali e quindi fondamentali sulla base di un’autorizzazione a farlo.
Ecco perché non si tratta più di possedere o meno il green pass, la cui utilità è nulla come tutti possono ormai constatare sulla base della realtà dei fatti (tutti possono contagiare e contagiarsi).
Il vero problema è la difesa della libertà di ciascuno e di tutti, della democrazia, dello stato di diritto che viene sgretolato laddove un semplice decreto-legge contravviene alla Costituzione Italiana nonché ad una lunga serie di norme sovraordinate (cioè di rango superiore, primarie, più importanti) come le norme internazionali, tra cui la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti umani, il Codice di Norimberga.
È quindi irrinunciabile per il bene di tutti noi abbandonare posizioni di contrasto e di avversione gli uni nei confronti degli altri restando invece uniti nella difesa dei princìpi che regolano la nostra vita comunitaria, che danno senso al nostro vivere insieme, al nostro costruire una società giusta, equa, democratica, rispettosa della dignità di ciascun essere umano.
Una società di esseri umani è ben diversa da un branco di animali dove comanda il più forte.
Per i battezzati: inganno, menzogna, divisione non vengono da Dio e ciò è sufficiente per capire che tipo di lotta siamo chiamati a combattere nella certezza che “a noi la battaglia, a Dio la vittoria” (Santa Giovanna d’Arco).
E la battaglia non può che passare anche e soprattutto dall’esercizio della Carità vicendevole di cui siamo chiamati a dare testimonianza, perché il mondo creda.
Michela Lazzè
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