di Una collaboratrice appassionata
La pianista ucraina Valentina Lisitsa (nata da padre ucraino e madre polacca) è conosciuta in tutto il mondo come la “Regina di Rachmaninov” per essere diventata la più grande interprete del compositore e pianista russo. Si esibisce in palcoscenici prestigiosi, come quello della Royal Albert Hall di Londra davanti ad un pubblico di 10 mila persone. Nei suoi social ha raggiunto un miliardo di visualizzazioni video da persone di tutto il mondo. Quest’anno si sarebbe dovuta esibire al Teatro La Fenice di Venezia, che ha deciso all’ultimo di annullarle il concerto. La sua colpa? Aver suonato sulle macerie della città riconquistata dai russi, Mariupol.
Quest’anno si festeggiano i 150 anni dalla nascita di Sergej Vasil’evič Rachmaninov, un autore particolarmente amato dalla pianista. La figura di Rachmaninov si riassume nella personalità del grande virtuoso per pianoforte nell’inizio ‘900, che è stato una figura carismatica, importante per il pianismo, disallineata dalle altre tendenze perché non è un compositore d’avanguardia, un compositore che si può definire tardo-romantico, visionario, dal pianismo fantastico, legato alla sua tecnica formidabile. Le sue composizioni sono difficilmente eseguibili da un pianista medio, occorre un virtuoso, un erede di Liszt. Rachmaninov nacque nel nord della Russia, in un contesto in cui il paese era ancora zarista. Naturalizzato statunitense, divenne popolare sia in USA che in Europa, un personaggio internazionale ma non allineato alle avanguardie, mentore di un pianismo romantico chopiniano e lisztiano.
L’arte è un ponte verso una realtà dove regna solo l’armonia, l’intelligenza del cuore.
L’artista suonando si eleva, si libra nell’aria e “vola” verso l’armonia suprema conducendo gli spettatori con sé. Così la pianista descrive ciò che si crea quando le note del pianoforte si diffondono fra il pubblico in sala: “Dopo cinque, dieci minuti dall’inizio del concerto si crea un silenzio diverso. Le persone che assistono è come se venissero accompagnate dalla musica verso una dimensione diversa. Iniziano una sorta di meditazione. Non si può controllare questa reazione. È quello che accade alle persone che ascoltano la musica classica. È una magia… è qualcosa che non possiamo dire ma sentire, ascoltare anche con il nostro corpo, serve a comunicare, a stabilire e mantenere un legame tra le persone, tra i popoli, a superare ogni barriera e tutte le situazioni.”
VIDEO CONCERTO: clicca qui
Brani dell’intervista fatta da Jean Toschi Marazzani Visconti:
“Nell’Unione Sovietica la musica classica era fortemente sponsorizzata. Ho ricevuto un’istruzione di altissima qualità in una scuola di musica, ho studiato alla Scuola Russa di Pianoforte. Pur essendo figlia di semplici genitori proletari, ho potuto studiare gratuitamente con i migliori insegnanti. Poi ci è arrivata addosso come un macigno la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Sei in un paese che non è più quello che conoscevi, tra persone che non si occupano di quello che fai. L’unico modo era uscire da quel posto.”
“Ci siamo considerati fortunati, io e il mio futuro marito, a vincere nel 1991 il Concorso pianistico negli Stati Uniti. Eravamo euforici, eravamo più americani di molti americani. E ci siamo dimenticati del nostro Paese natale. Credevamo a ogni parola che veniva detta in televisione. Questo terribile scollamento tra ciò che si vede e ciò che si sa è stato avvertito non solo da noi a partire dal 2014. Ho iniziato a tradurre alcuni video su ciò che stava accadendo in Ucraina e li ho postati su Twitter. Mi hanno detto di farmi gli affari miei, di andare al pianoforte e non parlare. Sono però molto testarda. Poi è arrivato il momento in cui hanno cancellato il mio concerto a Toronto, in Canada. Mi hanno accusata di aver parlato male di Stepan Bandera.” (leader dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, una organizzazione allineata al progetto nazista di Hitler. Per approfondire leggi qui)
“Dopo, nel 2015, mi hanno invitata a tenere un concerto a Donetsk. C’era un mare di gente, molte persone sono uscite allo scoperto, rischiando la vita. Poi sono andata a Mariupol quando festeggiavano il 9 Maggio, il giorno della vittoria sulla Germania nazista. Era la prima volta in tanti anni che la gente lo celebrava apertamente. È stato molto commovente. I ragazzi hanno preso il pianoforte dalla mensa, l’hanno messo sulla strada e io ho suonato. Ho suonato anche davanti all’ambasciata ucraina a Mosca per ricordare la strage di Odessa.”
“Naturalmente mi sono fatta molti nemici in Occidente facendo questi concerti, ma mi sono riunita alla mia gente. Sono una cittadina americana e ora anche russa, perché mi è stata data la cittadinanza della Repubblica Popolare di Donetsk e ho potuto avere quella russa. Non nego di non voler essere considerata ucraina o americana, perché c’è un’altra Ucraina, c’è un’altra America. C’è anche un’altra Europa. In tutte queste mi identifico. Vedo il mio futuro dove c’è musica. La musica, la cultura è ciò che ci unisce. Ciò va direttamente al cuore del russo, dell’italiano, del cinese o del giapponese, del belga o del brasiliano. È un linguaggio universale. Credo che tutte le guerre alla fine termineranno. Le persone si sveglieranno dall’incubo. E ci sarà il tempo della ricostruzione, il tempo della creazione. Penso che arriverà, spero di poter vedere questo, che almeno i nostri figli lo vedano.”
(https://www.byoblu.com/2023/05/05/valentina-lisitsa-si-racconta-grandangolo-pangea/)
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E ti par poco per un’ucraina aver suonato sulle macerie di mariupol dove le sue connazionali sono state stuprate dai russi? Hanno fatto benissimo alla Fenice. E poi basta con le stronzate che l’artista si eleva al di sopra di tutto. Gli artisti veri sono anche persone vere e non di cartapesta c’è questa filonazista
Giacché ci siamo ricordiamo i 15.000 morti nel Donbass. Giusto per essere completi.