Un nuovo studio di Aleisha R. Brock (Ph.D., MVS, BSc. Whanganui, New Zealand) e Simon Thornley (y Ph.D., MPH(Hons), MBChB. Senior Lecturer, Section of Epidemiology and Biostatistics, The University of Auckland, Park Rd, Grafton, New Zealand) fa una analisi di un precedente studio che è stato usato per promuovere la sicurezza del vaccino COVID in gravidanza. Di seguito il sommario nella mia traduzione.
L’uso di vaccini mRNA in gravidanza è ora generalmente considerato sicuro per la protezione contro COVID-19 in paesi come Nuova Zelanda, USA e Australia. Tuttavia, l’influente articolo di Shimabukuro et al. (2021), sponsorizzato dai CDC, usato per sostenere questa idea, ad un esame più attento, fornisce poche garanzie, in particolare per quelli esposti all’inizio della gravidanza. Lo studio presenta statistiche falsamente rassicuranti
statistiche relative al rischio di aborto spontaneo all’inizio della gravidanza, poiché la maggior parte delle donne [considerate] nel calcolo sono state esposte al prodotto mRNA dopo che il periodo di esito era stato definito (20 settimane di gestazione).
In questo articolo, richiamiamo l’attenzione su questi errori e ricalcoliamo il rischio di questo esito sulla base della coorte che è stata esposta al vaccino prima delle 20 settimane di gestazione. La nostra analisi indica una incidenza cumulativa di aborto spontaneo da 7 a 8 volte superiore ai risultati originali degli autori (p <0,001) e della media tipica per l’interruzione della gravidanza durante questo periodo di tempo. Alla luce di questi risultati, decisioni politiche chiave sono state prese usando dati inaffidabili e discutibili. Concludiamo che le affermazioni fatte usando questi dati sulla sicurezza dell’esposizione delle donne all’inizio della gravidanza ai vaccini a base di mRNA per prevenire la COVID-19 sono ingiustificate e raccomandiamo che quelle decisioni politiche siano rivisitate.
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