Caro Sabino,
lo so che hai aperto una rubrica di “lettere al Direttore”. Visto che va di moda ultimamente inviare lettere “aperte”, io te ne scrivo una e poi deciderai tu se è il caso di “aprirla” o se è meglio tenerla misericordiosamente chiusa. Almeno per me.
Come tu sai, la settimana scorsa sono morte due care persone appartenenti al movimento di CL (Comunione e Liberazione): Luigi Amicone e Raffaele Tiscar. Sono state scritte molte belle pagine, tutte sacrosante e tutte vere, da amici, parenti etc.
Una frase mi ha particolarmente colpito e l’ha pronunciata il 19 ottobre don Roberto Colombo alla fine del Rosario recitato in suffragio di Gigino Amicone. La frase è questa.
“Coltivava l’amicizia come una virtù, una virtù concreta, tenace come la forza con cui si tiene a ciò che ultimamente ci aiuta a restare attaccati a Cristo e che il tempo non consuma”.
La trovo vera per me, almeno come desiderio. Ed è sempre stato così da quando ho incontrato il movimento di CL nel lontano 1971 in Urbino, primo anno di Università. “la compagnia che guida al destino”.
Ed ho sofferto, e anche molto, quando ad un certo punto questa compagnia, questa amicizia è venuta a mancare per molti e svariati motivi.
Poi è avvenuto un miracolo! Un nuovo incontro grazie al pellegrinaggio in Terra Santa, organizzato da Paola e Antonio (iStoria viaggi) su suggerimento di Luigi Amicone, per ricordare il viaggio fatto in compagnia di don Luigi Giussani trent’anni prima. Ripeto: per me è stato una boccata di ossigeno, una rinascita.
Il riaccadere dell’Avvenimento. Era il 16 settembre del 2016.
E la storia, la bella storia è continuata con incontri, vacanze a San Martino di Castrozza, vacanzine a Pietrarubbia dalle monache dell’Adorazione perpetua, a Maguzzano, pellegrinaggi a Fatima e in Polonia….. nuove amicizie, nuovi volti, nuove storie. Non ho detto la cosa più “strabiliante”: che abitiamo sparsi per tutta Italia! Cuneo, Torino, Milano, Arezzo, Siena, Roma, Riccione, Napoli, Bari, Sassari…. per cui riunirsi è veramente un’impresa! E questi amici tre anni fa vennero da noi per festeggiare il nostro anniversario di matrimonio! Dimmi se quest’amicizia non ha del miracoloso!
Io mi sono aggrappata a questa compagnia con le unghie e con i denti, grata, immensamente grata al Signore per il dono ricevuto!
Poi, poi…. È arrivato il virus cinese! All’inizio abbiamo reagito come tutti: incredulità, paura. Ma abbiamo reagito “bene”: zoom è stato un efficace strumento per tenerci legati. Rosario tutte le sere alle 18.30, incontri il sabato pomeriggio…… Oserei definirlo un periodo ricco di Grazia. Poi è arrivato il famoso “vaccino” o siero genico sperimentale e pian pianino, in modo prima impercettibile, come un “fumo” (“il fumo nel Tempio”! come disse san Paolo VI riferendosi alla Chiesa) si è insinuata nei nostri rapporti la discordia, la divisione! Anziché cercare di dare un giudizio sulla situazione che stavamo vivendo e viviamo tuttora, ci siamo trovati divisi come è avvenuto in tutta Italia e credo nel mondo: gli “inoculati” da una parte e i “non inoculati” dall’altra (scusa, ma non riesco proprio a chiamarlo “vaccino”!). E, quel che è peggio, con l’atteggiamento di superiorità di coloro che hanno scelto di farsi inoculare nei confronti degli altri considerati, improvvisamente, dei cretini, dei “minus habens”! Ma come è possibile una trasformazione così repentina e radicale? Come è possibile che nel giro di pochi mesi siamo passati dalle battute benevoli, alle “battutine”, alle “battutacce” piene di ironia, poi di sarcasmo, poi addirittura di minacce? Come è possibile che la stima, la considerazione, si siano trasformate in disprezzo, astio, rancore?
Per me non si tratta di una pandemia, ma di una “diavoleria” nel senso letterale del termine: un prodotto del diavolo, il separatore che crea inimicizia, divisione, cattiveria….
Non so come ciò sia stato possibile! Anzi no, un’idea ce l’ho! Ma il problema ora è un altro: sarà possibile recuperare i rapporti? Sarà possibile ritornare a guardarci con benevolenza dopo le ferite inferte e ricevute? Tornerà ad essere importante, basilare, Cristo in cui diciamo di credere o continueremo a discutere su “chi ha ragione e chi ha torto” come chiede Marco? Riusciremo a chiederci perdono o continueremo a coltivare ciò che ci separa? Sicuramente non basteranno le nostre forze, ma avremo il desiderio di chiedere aiuto a Colui che tutto può? Avremo l’umiltà? Ne sentiremo la necessità?
In attesa di risposte…
Grata per il lavoro che stai svolgendo…
Brunella
Un suggerimento per la signora Brunella: provate a rileggere insieme “l’annuncio a Maria “ di Peguy
Mi scusi, signora Maria, potrebbe spiegare meglio cosa intende con il suo invito?
“L’Annuncio a Maria” di Paul Claude (e non di Peguy) è pieno di perle preziose, ed io lo riprendi periodicamente in mano per tenderle vive alla memoria, per aiutarmi nel mio personale cammino di conversione, di cui c’è sempre bisogno. L’ho anche in parte utilizzato a catechismo, preparando una classe di ragazzini per il sacramento della Cresima.
Ma non credo che le parole, da sole, per quanto preziose, possano rispondere alle domande della signora Brunella.
Quello che ella chiede, mi sembra, non è solo per capire, ma per ottenere.
È come la mano tesa del mendicante che chiede, e lei, mi sembra, lo chiede agli amici ma anche a se stessa.
Mi sembra infatti di capire che chieda ai suoi amici, a se stessa, ma rendendo la domanda pubblica lo chiede a tutti i fratelli, di non partire più, come le circostanze emotivamente ci portano a fare, dalle nostre convinzioni, ma dallo sguardo a un Tu che ci ha messi insieme.
Chiede che le opinioni diverse non diventino (come sembrano diventate) prevalenti rispetto al riconoscimento di una comune appartenenza a Cristo.
Chiede a se stessa e agli altri che l’amore non si fermi, che il cuore non sia turbato.
Dalla croce alla Resurrezione non nell’aldilà ma qui ora, come diceva don Giussani proprio commentando l’annuncio a Maria.
Non mi sembra una questione di belle parole, ma il bisogno carnale di una amicizia che sia “compagnia al destino”, alla verità di sé.
Mi scusi, signora Maria, potrebbe spiegare meglio cosa intende con il suo invito?
“L’Annuncio a Maria” di Paul Claudel (e non di Peguy) è pieno di perle preziose, ed io lo riprendo periodicamente in mano per renderle vive alla memoria, per aiutarmi nel mio personale cammino di conversione, di cui c’è sempre bisogno. L’ho anche in parte utilizzato a catechismo, preparando una classe di ragazzini per il sacramento della Cresima.
Ma non credo che le parole, da sole, per quanto preziose, possano rispondere alle domande della signora Brunella.
Quello che ella chiede, mi sembra, non è solo per capire, ma per ottenere.
È come la mano tesa del mendicante che chiede, e lei, mi sembra, lo chiede agli amici ma anche a se stessa.
Mi sembra infatti di capire che chieda ai suoi amici, a se stessa, ma rendendo la domanda pubblica lo chiede a tutti i fratelli, di non partire più, come le circostanze emotivamente ci portano a fare, dalle nostre convinzioni, ma dallo sguardo a un Tu che ci ha messi insieme.
Chiede che le opinioni diverse non diventino (come sembrano diventate) prevalenti rispetto al riconoscimento di una comune appartenenza a Cristo.
Chiede a se stessa e agli altri che l’amore non si fermi, che il cuore non sia turbato.
Dalla croce alla Resurrezione non nell’aldilà ma qui ora, come diceva don Giussani proprio commentando l’annuncio a Maria.
Non mi sembra una questione di belle parole, ma il bisogno carnale di una amicizia che sia “compagnia al destino”, alla verità di sé.