di Sabino Paciolla
Come noto, dal momento in cui sono stati immessi sul mercato i vaccini COVID e, soprattutto, con l’introduzione in Italia del green pass, nel mondo cattolico si è creata una grave e dolorosa spaccatura. Da una parte coloro che sono favorevoli al vaccino e al green pass e dall’altra coloro che hanno dubbi su questi vaccini e sono invece certi nel respingere il green pass. Lasciamo da parte frange estreme e radicali che si trovano in entrambi gli “schieramenti”. Ciò che rende profonda la frattura è il lancio di accuse di individualismo, di catto-libertarismo, di radicalismo di stampo libertario da parte di coloro che sono favorevoli al vaccino e al green pass nei confronti degli altri. I primi accusano i secondi di essere finiti o di rischiare di finire nelle braccia culturali di Pannella-Bonino.
Sabato 23 ottobre, si è tenuto un convegno romano organizzato da Voice of the family sul tema “Salute dei malati e salvezza delle anime”, a cui ha partecipato anche il cardinale Willem Jacobus Eijk che ha portato il suo contributo. Eijk è una personalità che su questo blog conosciamo molto bene perché da noi stimata, e i cui interventi abbiamo spesso rilanciato (vedi qui).
L’intervento del cardinale ha mandato in visibilio alcuni esponenti cattolici fautori del green pass e del vaccino per tutti e a tutti i costi perché hanno trovato nella relazione del card. Eijk la conferma alle loro posizioni. L’entusiasmo è stato così grande che qualcuno ha titolato: “Il Card. Eijk demolisce l’ideologia Novax e Nopass”, qualcun altro ha scritto: “[l’intervento del cardinale Eijk] è un colpo durissimo per l’ideologia dei cattolici novax e nopass”.
A questi amici cattolici che accusano gli altri fratelli nella fede di “ideologia novax” farei sommessamente notare che attribuire agli altri l’etichetta “novax” è proprio il frutto di una posizione ideologica, perché qui, propriamente, e nella quasi totalità, si parla di gente, io per primo, che non è affatto contraria al vaccino in sé. Nella quasi totalità questa gente è già vaccinata con i comuni vaccini. Al contrario, queste persone reclamano la libera scelta, LIBERA SCELTA, nel ricevere QUESTI PARTICOLARI PRODOTTI DI TERAPIA GENICA, che vengono chiamati vaccini, per le ragioni che dirò più oltre.
Incuriosito da questi titoloni, ho voluto leggere la relazione del card. Eijk. Al termine mi sono chiesto che film abbiano visto questi amici esultanti. Perché a me pare che il card. Eijk, per usare le parole di uno di loro, sia il più formidabile sostenitore della posizione di coloro che nutrono legittimamente dubbi su questi “vaccini”, si oppongono a questo prodotto genico e respingono il green pass come strumento di ricatto.
Riflettiamo su qualche passaggio della relazione del cardinale
Eijk si pone il quesito se esista un obbligo morale di vaccinarsi. La risposta, dice, va trovata nella tutela del “bene comune” che ha come fine “lo sviluppo umano integrale di ogni membro della società”. Per garantire ciò, occorre tutelare “la vita e la salute dei membri della società”. In linea di principio, e proprio al fine di questa tutela, il governo può imporre misure e restrizioni alla libertà dei singoli. Fin qui nulla di nuovo.
Quindi il cardinale Eijk si pone la domanda se la vaccinazione sia un obbligo morale.
La risposta, dice Eijk, “dipende dal soddisfacimento di tre condizioni:
- L’efficacia dei vaccini dovrebbe essere dimostrata;
- Dovrebbe esserci un rapporto proporzionale tra due categorie di fattori: da un lato il rischio di morire per un’infezione da Covid-19, la gravità di questa malattia e degli effetti a lungo termine della stessa, l’efficacia dei vaccini – e la sua effettiva durata – al fine di prevenire le infezioni da Covid 19 e la sua diffusione; dall’altro gli effetti collaterali dei vaccini;
- I vaccini dovrebbero essere progettati, sviluppati e prodotti in modo moralmente buono o almeno moralmente giustificabile.”
Soffermiamoci sui primi due punti, perché il terzo ci farebbe allungare troppo l’articolo.
Il card. Eijk per verificare se le condizioni vengano soddisfatte riporta una breve sintesi di dati statistico-scientifici circa l’efficacia dei vaccini. Riconosce la perdita di efficacia nel tempo (cosa riscontrata a posteriori, aggiungo io) e conclude: “siamo sufficientemente protetti dall’infezione da virus Covid-19. Essere vaccinati è indubbiamente un grande contributo al Bene Comune poiché si tutelano la salute e la vita degli altri esseri umani.”
Ora, balza agli occhi di chiunque come il cardinale tragga questa sua conclusione basandosi su una esperienza temporale relativamente breve, poco più di un semestre di somministrazioni. I dati delle varie nazioni, per altro, mostrano come il virus si comporti in maniera molto diversa da nazione a nazione, anche in termini di letalità (a proposito di questo parametro si confronti Israele, in fase molto avanzata con la terza dose, con il Regno Unito, a campagna vaccinale avanzata). Inoltre, il cardinale è ben conscio che l’efficacia del vaccino si riduce in pochi mesi, cosa che porta alla necessità di una terza dose a partire già da 5 mesi dall’ultima (vedi Israele), di una probabile quarta, e così via, il che non è senza rischi (si veda l’acceso dibattito sui rischi della terza dose tra gli scienziati) e ciò si pone in netta contraddizione con il “siamo sufficientemente protetti dall’infezione da virus Covid-19”. Le ricerche sono in corso, e molte cose pubblicizzate dalle case farmaceutiche con il passare del tempo vengono messe in discussione.
La sicurezza dei vaccini
Riguardo alla sicurezza dei vaccini, anche qui il cardinale riporta dati statistici di eventi avversi lievi e gravi. È da sottolineare che il cardinale non precisa che si parla di farmacovigilanza passiva e che dunque gli eventi avversi reali, come da tutti riconosciuto, possono essere in numero ben superiore, alcuni dicono di almeno dieci volte, a quanto segnalato volontariamente alle banche dati. Inoltre, quello che vediamo segnalato, ampiamente sottostimato, si riferisce ad un breve arco temporale e non tiene conto di eventi avversi per nuove patologie che potrebbero essere segnalati nel medio e lungo termine. Questo non lo sa nessuno, lo hanno ammesso per prime le case farmaceutiche, semplicemente perché il tempo non è comprimibile e le malattie, come ad esempio un tumore, possono aver bisogno di anni per venire alla luce. Inoltre, il cardinale Eijk prende in considerazione semplicemente il rapporto dei casi avversi, sottostimati, con la popolazione. Questa impostazione rimpicciolisce le percentuali sminuendo il rischio dei vaccini. Meglio sarebbe stato fare un confronto tra la rischiosità di questi vaccini con quella degli altri vaccini già usati nella storia medica. E qui arriva la sorpresa, gli eventi avversi segnalati nella banca dati del governo statunitense VAERS (la stessa cosa è stata riscontrata per il Regno Unito), in questi soli 10 mesi, per questi vaccini COVID sono superiori alla somma di tutti gli eventi avversi segnalati nei trent’anni precedenti, 30 ANNI, per tutti, TUTTI, i vaccini ESISTENTI. Tale confronto, omogeneo, mette in evidenza la rischiosità relativa di questi vaccini con gli altri. Si veda il seguente grafico:
E allora, spontanea nasce la domanda: il principio cardine della medicina, quello della massima prudenza, “primum non nocere” che fine ha fatto? Quel principio indica che nella scelta di una terapia bisogna innanzitutto non arrecare danno al paziente e per questo, tra i trattamenti possibili, va sempre privilegiato quello che ha meno effetti collaterali. Eppure, ci si è lanciati in una vaccinazione di massa con un prodotto sperimentale.
Il cardinale Eijk riconosce che “il tasso di mortalità del Covid-19 è variabile (…). Dipende anche dall’applicazione di mezzi terapeutici efficaci, scoperti e applicati gradualmente…”. Quindi riconosce che potrebbe essere alto o basso a seconda delle cure adottate, non cita però la questione, che non è solo italiana, ma internazionale, del famigerato protocollo “paracetamolo e vigile attesa”, che a parere di molti osservatori è illogico rispetto ai parametri curativi richiesti dalla COVID-19, e per questo peggiora la dinamica della malattia, aprendo la strada ad una alta mortalità. Non cita dunque le cure domiciliari precoci che, come dimostrato da medici sul campo e da varie ricerche, riducono l’ospedalizzazione del 90% (e, necessariamente, anche la morte). A titolo di esempio si vedano le due ricerche guidate dal prof. Remuzzi dell’Istituto Mario Negri, qui, qui e qui.
Nonostante questo, il cardinale si lancia in un’affermazione molto debole e opinabilissima: “I vaccini Covid-19 sono efficaci e sono al momento l’unico mezzo per rallentare o fermare la pandemia. Confrontando questi fattori con i loro effetti collaterali, di cui i più gravi si verificano molto raramente, si può concludere che l’uso dei vaccini Covid-19 soddisfa le condizioni del principio del doppio effetto. Il rischio di contrarre effetti collaterali dei vaccini Covid-19 è quindi giustificabile”.
La frase del card. Eijk che definisce il vaccino COVID come “unico mezzo per rallentare o fermare la pandemia” è oggettivamente azzardata in quanto la malattia, come si è visto, può essere curata anche con altri medicinali già conosciuti e in uso, di cui è sperimentata la relativa sicurezza e tollerabilità da decenni. La cura favorirebbe anche l’immunità naturale che è più potente, a più vasto raggio e durevole di quella sollecitata dal vaccino. Semmai, il miglior modo di affrontare la pandemia sarebbe quello di usare una “strategia integrata” tra vaccino (per le fasce di età a più alto rischio, lasciando fuori quelle a minor rischio) ed altri medicinali (qui e qui). Un tale approccio favorirebbe il passaggio dalla pandemia alla endemia tenendo ferma la barra sul principio di prudenza e tenendo costantemente basso il rischio di effetti collaterali di massa presenti e futuri.
A proposito del vaccino come ”unico mezzo per rallentare o fermare la pandemia”, concetto discutibile anche per i potenziali rischi (es. ADE), si legga questa opinion pubblicata sul Wall Street Journal.
Ancora più debole è il concetto di immunità di gregge ripreso dal cardinale Eijk. Egli, rilanciando quanto affermato da alcuni virologi, dice che: “per realizzare la protezione di gregge, bisognerebbe vaccinare contro il Covid-19 circa il 70% della popolazione. Qualora una persona non vaccinata contraesse il Covid-19, questo non causerebbe un’epidemia”. Ora, varie nazioni sono ben sopra la quota del 70% di vaccinazione, altre ben sopra l’80%, eppure in alcuni paesi, vedi Singapore, vi è una nuova esplosione di contagi (in Italia, sembra si stiano mettendo le basi per una nuova ondata). Inoltre, virologi di fama, come il prof. Sir Andrew Pollard, professore di infezione e immunità pediatrica presso l’Università di Oxford, nonché direttore dell’Oxford Vaccine Group, il gruppo che in collaborazione con la casa farmaceutica AstraZeneca ha prodotto l’omonimo vaccino, ha detto che “l’immunità di gregge NON è una possibilità perché essa [la variante Delta] ancora infetta persone vaccinate. E io sospetto che il virus poi tirerà fuori una variante che sarà forse anche più capace di trasmettersi nelle popolazioni vaccinate”. La professoressa Sunetra Gupta, professore di epidemiologia teorica presso il Dipartimento di zoologia dell’Università di Oxford, aggiunge che “È fuorviante parlare di ‘raggiungere’ l’immunità di gregge. L’immunità di gregge è una variabile continua che aumenta quando le persone diventano immuni e diminuisce quando perdono l’immunità o muoiono”.
Come si vede, l’ottica adottata dal cardinale per trarre queste conclusioni è quella del breve termine, per di più affetta da limiti tipici dei dati in divenire che vengono fuori a seguito di ricerche emergenti.
Dunque, il cardinale, per verificare se siano soddisfatte le condizioni menzionate all’inizio di questo articolo, parte da una base di dati che è opinabile (si possono prendere determinati dati, ma legittimamente se ne potrebbero prendere altri), di conseguenza, le conclusioni non sono né universali né non criticabili, anzi, sono assolutamente e legittimamente opinabili.
I governi possono obbligare le persone a vaccinarsi? No!
Per quanto riguarda il tema dell’obbligo vaccinale per questi vaccini, che non esiste, si legga questo ottimo articolo, i paragrafi della relazione del cardinale sono molto chiari.
Egli scrive:
“Supponendo che esista un obbligo morale di vaccinarsi, anche se questo implica una cooperazione materiale e remota al male, bisogna porsi la seguente domanda: possono i governi, riferendosi alla loro responsabilità per il Bene Comune, imporre alle persone di vaccinarsi quando esse non sono disposte a farlo? La risposta è no per i seguenti motivi:
La prima ragione risiede nel fatto che la vaccinazione è un intervento che coinvolge l’integrità del corpo della persona umana. L’interessato deve acconsentire a ciò sulla base del principio di libertà e responsabilità, uno dei principi fondamentali dell’etica medica. Inoltre, la vaccinazione forzata implicherebbe che in alcuni casi le persone debbano essere arrestate dalla polizia per portarle nelle strutture sanitarie per essere vaccinate. Ciò è praticamente irrealizzabile e potrebbe comportare anche un danno al Bene Comune. (…)
In secondo luogo, si devono rispettare le obiezioni di coscienza delle persone che rifiutano di essere vaccinate (…) Le obiezioni di coscienza sollevate sull’uso del vaccino contro il Covid-19 vanno prese molto sul serio
In terzo luogo, la vaccinazione forzata non è necessaria, qualora sia stata vaccinata una percentuale di popolazione tale da realizzare l’immunità di gregge.”
Basterebbero già queste parole per spegnere l’entusiasmo dei festanti cattolici che strombazzano che il card. Eijk ha inferto “un colpo durissimo per l’ideologia dei cattolici novax e nopass”. Infatti, se noi cattolici ci opponiamo al green pass è semplicemente perché il governo sta violando la nostra libertà e responsabilità (“uno dei principi fondamentali dell’etica medica”, per usare le parole del cardinale), la nostra obiezione di coscienza verso prodotti sperimentali di terapia genica rivoluzionari dagli esiti incerti nel medio-lungo periodo, imponendo con la violenza (vita difficile, costi, perdita del lavoro, ecc.) una vaccinazione forzata. E la cosa diventa ancora più grave quando se pensiamo che il green pass non ha alcuna valenza sanitaria ma solo politica. È grave perché molta gente è stata costretta con il ricatto a farsi vaccinare (altrimenti non lo avrebbero mai fatto) e tanti giovani sono stati invogliati a farsi vaccinare approfittando, in maniera immorale, del loro comprensibile desiderio di libertà di andare in palestra, in pizzeria, in sala da ballo, in viaggio, ecc.
Si dirà che il cardinale è d’accordo con il fatto che chi non si vaccina deve farsi un tampone ogni 48 ore. Vero, ma la soluzione è sbagliata e pericolosa! Il tampone lo devono fare tutti, perché le ricerche hanno messo in evidenza che la carica virale di un vaccinato dopo soli tre mesi è uguale a quella di un non vaccinato. Il vaccinato potrebbe contagiare esattamente come un non vaccinato? Sembra di sì. Tutto è però in divenire. Eppure, il green pass dura 12 mesi. Una evidente contraddizione. È infatti esperienza comune il sentire notizie, anche di prima mano, di vaccinati che sono andati in giro contagiando inconsapevolmente semplicemente perché erano “sicuri” della loro vaccinazione e del loro green pass. Il green pass pianificato in questo modo è semplicemente rischioso e irresponsabile.
In conclusione, agli amici che hanno soffiato nelle trombe, suggerisco di stare calmi e usare il fiato per altri motivi, perché la situazione è complicata dal punto di vista scientifico ed è tutta in divenire.
Condivido pienamente la logica cogente dei ragionamenti che, partendo dai fattori della realtà considerati senza pregiudizio nella loro complessità, sottostà all’intero articolo.
Don Fabio Giovenzana
Grazie per questo articolo che riprende in modo chiaro e ragionevole quanto riportato dal Cardinale. Agli amici cattolici che lo sponsorizzato dico di “allargare la ragione”…