“Con il dovuto imbarazzo, sulle base dei dati che potevano essere disponibili, molte di queste sintomatologie sembravano fenomeni psicosomatici. Ora che pure io sono direttamente coinvolto, devo riconsiderare alcune convinzioni”
Fanno scalpore queste parole pronunciate dal prof. Massimo Galli in una sua lunga intervista rilasciata a Panorama l’8 giugno scorso.
“Sto male da 5 mesi. Noi medici siamo allarmati” ha affermato attribuendo i sintomi al Long Covid, strascico di una infezione contratta dopo tre vaccinazioni e comunque trattata precocemente con farmaci monoclonali.
“Ho avuto il Covid ma non di recente. Ho avuto un episodio acuto di Covid-19 a gennaio, nonostante tre vaccinazioni. Purtroppo, mi sto portando dietro un discreto affaticamento che prima non avevo. A questo punto ho quello che sembra essere il long Covid con dolori muscolari diffusi”
“Molte persone hanno una riduzione della memoria e della concentrazione che però non sono quasi mai drastiche. Viene definita “brain fog”, nebbia cerebrale. Ci sono poi sindromi cardiache e sintomi dermatologici, di solito compaiono a mani e a piedi con sensazioni di arrossamento e bruciori simili ai geloni da freddo. Altre persone invece sviluppano fastidi e bruciori alla cassa toracica”
Parlando di Long Covid ha però fatto una specificazione sorprendente:
“Ci sono così tanti sintomi che viene il dubbio se considerare tutto ciò come Long Covid. Alcuni di questi potrebbero essere stati innescati dalle vaccinazioni. Con il dovuto imbarazzo, sulle base dei dati che potevano essere disponibili, molte di queste sintomatologie sembravano fenomeni psicosomatici. Ora che pure io sono direttamente coinvolto, devo riconsiderare alcune convinzioni”.
Dopo le positivizzazioni al Covid di Roberto Speranza, di Anthony Fauci e la vera e propria malattia sviluppata da Lilli Gruber che hanno ancora una volta smentito la favola del vaccino che avrebbe protetto dal contagio e dalla malattia, anche il prof. Galli ammette quindi i sospetti che per molti sono quasi delle certezze.
Ricordiamo che molte fonti di stampa mainstream, per smontare la crescente preoccupazione rispetto agli effetti avversi scatenati dalle iniezioni di vaccino anti-Covid attribuivano ad una forma di auto-condizionamento gli effetti avversi sostenendo che si presentassero anche in chi aveva ricevuto iniezioni di semplice soluzione salina. Si sarebbe trattato del cosiddetto “effetto nocebo” cui veniva imputato addirittura il 75% delle reazioni negative riferite dopo l’inoculazione. Questi effetti immediatamente successivi all’iniezione, come ad esempio dolori diffusi, mal di testa, febbricola, sono state usati spesso per ridicolizzare e sminuire la portata delle testimonianze dei danneggiati da vaccino che invece riportano problematiche serie di media o lunga durata.
Nell’intervista Galli, naturalmente, ribadisce la bontà della scelta di vaccinare tutta la popolazione e sostiene che una qualche forma di Long Covid riguardi il 55% dei guariti e, a suo parere, che affligga più i non vaccinati che i vaccinati: dopo due anni di presenza televisiva quasi quotidiana come potrebbe ritrattare tutto?
Pur in un contesto del genere l’ex primario del Sacco ipotizza però che l’ampiezza e la gravità dei suoi sintomi possano anche essere attribuiti a reazioni avverse ai vaccini e che quindi i danneggiati non vaneggino quando denunciano problematiche cardiache, neurologiche, dermatologiche ecc.. .
Le sue parole suonano come una prima ammissione importante da parte di uno dei massimi esponenti della categoria “virustar” su questo tema scottante.
Alla buon’ora, aspettiamo i prossimi.
(articolo firmato)
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