Rilancio da voiceforscienceandsolidarity.org, nella mia traduzione.
Q&A #17: Quali consigli si potrebbero offrire ai vaccinati nel caso in cui una variante di Sars-CoV-2 con fuga immunitaria si adatti alla popolazione altamente vaccinata in modo tale da consentire un’elevata infettività combinata con un’alta virulenza?
Anche se pochi sembrano comprendere la minaccia, sono convinto che presto dovremo affrontare tonnellate di casi di potenziamento della malattia C-19 mediato dalle ADEI nei vaccinati, con conseguente aumento della malattia grave. Avremo bisogno di tonnellate di antivirali. Tuttavia, affinché gli antivirali siano efficaci in questi pazienti, non devono essere somministrati in modo profilattico, ma dopo la comparsa dei primi sintomi. In questo modo consentono al virus di allenare l’immunità innata senza potenziare gli anticorpi non neutralizzanti, che sono convinto perderanno presto il loro effetto di inibizione della virulenza. Quando ciò accadrà, il loro effetto di potenziamento dell’infezione non farà altro che precipitare la malattia grave e la morte.
Il protocollo “Infezione e cura” è ben noto in campo veterinario. A volte il bestiame viene infettato di proposito e poi trattato alla comparsa dei sintomi, come metodo per immunizzare contro malattie note per essere parzialmente controllate dall’immunità innata cellulo-mediata. Questo avviene quando non sono disponibili vaccini vivi attenuati. Tuttavia, anche se fossero disponibili vaccini vivi attenuati contro il C-19, non sarebbero utili perché peggiorerebbero semplicemente la situazione a causa del potenziamento degli anticorpi che favoriscono l’infezione. Quando il protocollo “Infezione e cura” viene applicato ai primi segni di malattia, consente di stimolare l’immunità innata senza innescare l’immunità adattativa. In questo modo, si può almeno addestrare il sistema immunitario innato a eliminare una buona parte della carica virale alla successiva esposizione. Ciò consentirà ai vaccinati di migliorare l’addestramento del sistema immunitario innato fino a un livello in cui la carica virale “rimanente” non sarà più sufficiente a richiamare gli anticorpi che favoriscono l’infezione (a causa del “peccato antigenico”). Questo protocollo dovrebbe permetterci di ridurre significativamente il rischio di malattie gravi e di morte nei vaccinati, anche senza un trattamento antivirale precoce.
Naturalmente, la somministrazione di antivirali in modo profilattico, prima della comparsa dei sintomi, non avrà questo effetto e potrebbe addirittura portare a generare resistenza, impedendo così qualsiasi progresso!
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Dr. Geert Vanden Bossche ha lavorato per numerose compagnie (GSK Biologicals, Novartis Vaccines, Solvay Biologicals) e ha ricoperto vari ruoli nella ricerca e sviluppo dei vaccini. Ha lavorato per la Bill & Melinda Gates Foundation’s Global Health Discovery team a Seattle (USA) come Senior Program Officer; con la Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI) a Ginevra come Senior Ebola Program Manager. Dopo l’esperienza in GAVI il Dottor Vanden Bossche è passato al Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni di Colonia come capo dell’ufficio per lo sviluppo dei vaccini. Attualmente lavora principalmente come consulente per lo sviluppo di biotecnologie e vaccini, mentre conduce anche le sue ricerche sui vaccini basati sulle cellule Natural Killer.
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