Sapevamo già, e ne abbiamo scritto su questo blog, della forte variabilità degli effetti avversi legati ai diversi lotti di vaccino COVID distribuiti, alcuni con molti effetti avversi ed altri con limitati effetti collaterali. Negli USA è stata creata dai privati una apposita banca dati dove chiunque, inserendo il codice del lotto del vaccino nell’apposito campo di ricerca della banca dati, può verificare la frequenza degli eventi avversi. Ma qui qualcuno potrebbe rispondere osservando che la variabilità degli eventi avversi dei vari lotti potrebbe essere legata alla variabilità della integrità dell’mRNA all’interno del lotto (infatti una buona parte dell’mRNA contenuto nel lotto è frammentato e non integro, quindi potenzialmente foriero di ulteriori eventi avversi). Ora però abbiamo in Europa uno studio ancora più preciso che solleva delle domande inquietanti. Se fossero veri i risultati, la domanda sorgerebbe spontanea: perché hanno immesso dei placebo nella distribuzione? Ai lettori l’ovvia risposta. Ancora più problematica l’altra domanda: quale il ruolo delle autorità di controllo in questa vicenda? Se sapevano dei lotti placebo, allora sapevano anche della rischiosità dei lotti non placebo? Ai lettori l’ovvia risposta.
Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Roberto Kogon, pubblicato sul suo Substack., rilanciato da The Daily Sceptic, da cui lo riprendiamo. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Gli scienziati hanno scoperto prove sorprendenti che una parte sostanziale dei lotti del vaccino COVID-19 di Pfizer-BioNTech distribuiti nell’Unione Europea potrebbe essere costituita da placebo – e che l’ente regolatore tedesco ne era a conoscenza e non li ha sottoposti a test di controllo della qualità.
Gli scienziati, il Dr. Gerald Dyker, professore di chimica organica all’Università della Ruhr di Bochum, e il Dr. Jörg Matysik, professore di chimica analitica all’Università di Lipsia, fanno parte di un gruppo di cinque scienziati di lingua tedesca che da un anno e mezzo sollevano pubblicamente dubbi sulla qualità e la sicurezza del vaccino BioNTech (come è conosciuto in Germania).
Recentemente sono apparsi nel programma online Punkt.Preradovic della giornalista tedesca Milena Preradovic per discutere della variabilità dei lotti. Il punto di partenza è stato il recente studio danese che ha mostrato un’enorme variazione negli eventi avversi associati ai diversi lotti del vaccino Pfizer-BioNTech, o BNT162b2, secondo il suo nome in codice scientifico. La figura seguente, tratta dallo studio danese, illustra questa variazione.
Il grafico mostra che i lotti utilizzati in Danimarca, rappresentati dai punti del grafico, si dividono essenzialmente in tre gruppi.
I “lotti verdi” raggruppati intorno alla linea verde hanno un livello moderato o moderatamente alto di eventi avversi associati. Nella discussione con Preradovic, Gerald Dyker prende ad esempio il punto verde più a destra.
Come spiega, rappresenta il lotto più utilizzato in Danimarca, con circa 800.000 dosi somministrate. A queste 800.000 dosi sono associati circa 2.000 sospetti eventi avversi, il che corrisponde a un tasso di segnalazione di un sospetto evento avverso ogni circa 400 dosi. Come dice Dyker, “non si tratta di una quantità esigua se la paragoniamo a ciò che sappiamo altrimenti dei vaccini antinfluenzali”. Secondo i calcoli di Dyker, i lotti verdi rappresentano oltre il 60% del campione danese.
Ci sono poi i “lotti blu” raggruppati intorno alla linea blu, che sono ovviamente associati a un livello straordinariamente alto di eventi avversi. Come nota Dyker, in Danimarca non sono state somministrate più di 80.000 dosi di uno qualsiasi dei lotti blu, il che suggerisce che questi lotti particolarmente cattivi potrebbero essere stati ritirati dal mercato in sordina dalle autorità sanitarie pubbliche.
Ciononostante, a questi lotti sono stati associati ben 8.000 sospetti eventi avversi. Ottomila su 80.000 dosi corrispondono a un tasso di segnalazione di un sospetto evento avverso ogni 10 dosi – e Dyker nota che alcuni dei lotti blu sono effettivamente associati a un tasso di segnalazione di un sospetto evento avverso ogni sei dosi!
Secondo i calcoli di Dyker, i lotti blu rappresentano meno del 5% del numero totale di dosi incluse nello studio danese. Tuttavia, sono associati a quasi il 50% dei 579 decessi registrati nel campione.
Infine, abbiamo i “lotti gialli” raggruppati intorno alla linea gialla, che, come si può vedere sopra, si allontana appena dall’asse delle ascisse. Secondo i calcoli di Dyker, i lotti gialli rappresentano circa il 30% del totale. Dyker osserva che includono lotti che comprendono circa 200.000 dosi somministrate e che sono associati letteralmente a zero eventi avversi sospetti.
Come dice Dyker, gli osservatori “maliziosi” potrebbero osservare che “questo è l’aspetto dei placebo”.
E gli osservatori maligni potrebbero avere ragione. Dyker e Matysik hanno infatti confrontato i numeri dei lotti contenuti nello studio danese con le informazioni pubblicamente disponibili sui lotti approvati per il rilascio e hanno fatto la sorprendente scoperta che quasi nessuno dei lotti innocui, a differenza dei lotti molto cattivi e di quelli meno cattivi, sembra essere stato sottoposto ad alcun test di controllo della qualità.
All’insaputa della maggior parte degli osservatori, è proprio l’agenzia di regolamentazione tedesca, l’Istituto Paul Ehrlich (PEI), che è, in linea di principio, responsabile del controllo di qualità di tutte le forniture di vaccini Pfizer-BioNTech nell’UE. (L’istituto prende il nome dall’immunologo tedesco e premio Nobel Paul Ehrlich, non, ovviamente, dall’omonimo professore di biologia di Stanford).
Ciò riflette il fatto che l’effettivo produttore legale del vaccino, nonché il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE, è la società tedesca BioNTech, non il suo più noto partner americano Pfizer.
Dyker e Matysik hanno scoperto che il PEI ha testato e approvato per il rilascio tutti i lotti “blu” molto cattivi, la stragrande maggioranza dei lotti “verdi” non così cattivi, ma quasi nessuno dei lotti “gialli” innocui – come se il PEI sapesse in anticipo che questi lotti non presentavano problemi.
Ciò è dimostrato dalla seguente diapositiva della presentazione di Dyker durante l’intervista a Punkt.Preradovic. Il titolo recita: Quali lotti dello studio danese l’Istituto Paul Ehrlich ha testato e approvato per il rilascio?”.
Nella colonna PEI di ciascuna tabella, “ja” significa, ovviamente, che il lotto è stato testato, “nein” significa che non lo è stato. Si noti che solo il primo lotto della tabella “gialla” è stato testato.
La didascalia sotto la tabella recita: “Il PEI non ha generalmente ritenuto necessario testare gli innocui ‘lotti gialli'”.
Come ha detto Dyker, con notevole moderazione, “questo avvalorerebbe il sospetto iniziale che si tratti di qualcosa di simile a un placebo”.
O, in breve, parafrasando le conclusioni degli scienziati tedeschi sulla variabilità dei lotti Pfizer-BioNTech, sembrerebbe che il buono fosse cattivo, il cattivo fosse molto cattivo e l’ottimo fosse la soluzione salina.
(L’intervista completa di Punkt.Preradovic a Gerald Dyker e Jörg Matysik è disponibile qui in tedesco. Le traduzioni sopra riportate sono a cura di chi scrive. Una versione completa dell’intervista in inglese, presumibilmente tradotta a macchina, è disponibile anche sulla pagina web di Punkt.Preradovic).
Robert Kogon è il pseudonimo di un giornalista finanziario, traduttore e ricercatore che lavora in Europa. Abbonatevi al suo Substack e seguitelo su Twitter.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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Quando leggo queste cose la mia memoria torna al senso di frustrazione che provavo nel constatare l’insipienza di chi si uniformava enfaticamente agli slogan del momento con tanto di hashtag. “L’Italia rinasce con un fiore”, “Più siamo, prima vinciamo”, “Io resto a casa”, “Andrà tutto bene”, “Ne usciremo migliori”, che rivelavano un’insulsa fiducia generica che non a caso è stata sfruttata per incanalarla dentro dinamiche di eversione del contesto socio politico. L’abbiam visto come è andato tutto bene, e come ne siamo usciti migliori. Il vero obiettivo di tutto ciò non è il siero magico o il great reset in sé, ma un nuovo ordine delle cose in cui non dovremo più pensare, dovremo aderire acriticamente ad un potere univoco che sa – lui sì – che cosa sia il nostro bene! Il vero obiettivo è il cambiamento antropologico: il post-umano o trans-umano che sia.