Vi traduciamo le ultime notizie sulla vicenda della donna cattolica disabile inglese cui i medici, con l’avallo di una sentenza a loro favore, avevano imposto, “nel suo miglior interesse”, di abortire contro la sua stessa volontà.
A quanto riferito la decisione sull’aborto forzato è stata ribaltata in appello
Una controversa decisione giudiziaria nel Regno Unito che costringeva una donna disabile ad abortire è stata annullata in appello.
Secondo la decisione presa il 24 giugno, la Corte d’appello inglese, composta da Lord Justice McCombe, Lady Justice King e Lord Justice Peter Jackson, ha annullato la precedente sentenza della “Court of Protection” (Tribunale per i Disabili).
Secondo le agenzie di stampa della Press Association, i giudici hanno dichiarato che avrebbero rilasciato una spiegazione completa della loro decisione in un secondo momento, ma che le circostanze del caso erano davvero “uniche”.
La portavoce di “Right To Life UK”, ClareMcCarthy, in una dichiarazione rilasciata oggi ha accolto con favore la decisione.
“Accogliamo molto favorevolmente questa una decisione che salverà la vita del nascituro e la madre da un aborto tardivo forzato e da un indebita sofferenza. Tuttavia, la prima orribile sentenza non avrebbe mai dovuto essere stata emessa.“
“Purtroppo, temiamo che questo non sia un caso unico”, ha detto la McCarthy.
“Chiediamo al Dipartimento della Salute di rivelare con urgenza quante donne sono state costrette ad abortire nel Regno Unito negli ultimi 10 anni e chiarire come si pensa di procedere perché questo non si ripeta”.
Il giudice Nathalie Lieven aveva emesso la prima sentenza il 21 giugno alla “Court of Protection” che in Inghilterra si occupa di casi che riguardano gli affari legali e personali delle persone giudicate in possesso di ridotte capacità mentali.
La Lieven aveva stabilito che un aborto forzato era “nel migliore interesse” della donna incinta, nonostante la contrarietà della donna stessa, di sua madre e della sua assistente sociale. La donna, che non è stata identificata, si dice che abbia circa vent’anni e sia di origine nigeriana. Sia lei che sua madre sono cattoliche e alla corte era stato anche detto che esse si opponevano fortemente all’aborto per motivi religiosi.
La decisione sull’appello arriva dopo che migliaia di persone hanno firmato una petizione che sollecita il segretario britannico per la Sanità e l’Assistenza Sociale Matthew Hancock a intervenire nel caso.
Anche due vescovi cattolici nel Regno Unito si erano espressi contro la decisione.
La petizione online, avviata da Right toLife UK il 22 giugno, ha raccolto ad oggi oltre 75.000 firme.
La petizione esorta il Segretario alla Sanità “a intervenire in questo caso, per quanto possibile, per prevenire questa grave ingiustizia inflitta dallo Stato a questa famiglia e garantire che questa donna non sia costretta ad abortire”.
Nonostante la petizione, i parlamentari pro-life avevano riconosciuto che c’erano poche possibilità di un intervento ministeriale.
Jacob Rees-Mogg, deputato del Nord-Est del Somerset, ha detto alla Cna che “questo è profondamente preoccupante, ma che non esiste una via parlamentare per contestare questa decisione”.
I medici che si prendono cura della donna sostenevano che, a causa delle sue capacità mentali, il parto naturale o il parto cesareo potevano danneggiare la sua salute mentale. Sua madre, una ex ostetrica, insieme ad un’assistente sociale che aiuta la gestione della donna, non erano d’accordo e non volevano che interrompesse la gravidanza.
La petizione ha anche attirato l’attenzione sulla “passata azione di difesa dell’agenzia abortista BPAS e sulla sua affermazione che la legge sull’aborto dell’Irlanda del Nord è simile alla tortura” del giudice Lieven.
Nell’Irlanda del Nord, l’aborto è permesso solo nei casi in cui la salute mentale o fisica della madre è a rischio. BPAS, il British Pregnancy Advisory Service, è il più grande fornitore di aborti in Gran Bretagna.
Lieven ha affermato di essere “acutamente cosciente” che ordinare un aborto su una donna che non lo vuol fare era “una forte intrusione” da parte dello Stato.
“Devo operare nei [suoi] interessi migliori, non sulle opinioni della società in merito alla decisione“, ha spiegato la Lieven nella sua sentenza. La Lieven ha anche suggerito che sarebbe stato più traumatico se la donna avesse perso la custodia di suo figlio, che sarebbe stato un “vero bambino” dopo la nascita.
La madre della donna si è offerta di prendersi cura di suo nipote, ma la Lieven aveva respinto questa idea come poco pratica a causa del disturbo dell’umore della donna incinta e del suo ritardo cognitivo.
Anche due vescovi cattolici del Regno Unito si sono espressi contro la decisione.
“Costringere una donna ad abortire contro la sua volontà, e quella dei suoi più stretti familiari, viola i suoi diritti umani, per non parlare del diritto alla vita di suo figlio non ancora nato in una famiglia che si è impegnata a prendersi cura del bambino”, ha detto mons. John Sherrington, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Westminster.
Sherrington è il portavoce della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles per le questioni inerenti la vita umana.
“In una società libera come la nostra c’è un delicato equilibrio tra i diritti dell’individuo e i poteri dello Stato”, ha aggiunto. “Questa è una decisione triste e angosciante per tutta la famiglia che teniamo nelle nostre preghiere. Questo caso, sul quale non tutte le informazioni sono disponibili, solleva serie domande sul significato di ‘interesse superiore’ quando un paziente manca di capacità mentale ed è soggetto ad una decisione della corte contro la sua volontà”.
Funzionari dell’Arcidiocesi di Westminster hanno detto alla CNA che il cardinale Vincent Nichols non avrebbe rilasciato dichiarazioni.
Il vescovo John Keenan della diocesi di Paisley, in Scozia, ha invitato le persone a firmare la petizione in un video pubblicato su Twitter da March4LifeUK. Mons. Keenan ha detto che la decisione “introduce un pericoloso nuovo sviluppo di un eccessivo potere dello Stato sui suoi cittadini” e “deve essere cambiata“.
La decisione è preoccupante, ha detto Keenan, “non solo nell’interesse di questa donna e del suo bambino, ma nell’interesse di tutti coloro che credono nella libertà di scelta in questo paese, nell’interesse di tutti coloro che credono nelle prerogative e nei diritti dei cittadini sopra lo stato. “
La Scozia ha un sistema giudiziario separato dall’Inghilterra e dal Galles, e la gerarchia cattolica della Scozia ha una propria conferenza episcopale.
La polizia sta indagando sulle circostanze di come la donna sia rimasta incinta.
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