Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto dal prof. Leonardo Lugaresi e pubblicato sul suo blog. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata.
Nel filmato si vede chiaramente il vescovo argentino mons Gabriel Barba, ordinario della diocesi di San Luis dal 2020 e precedentemete a capo di quella di Gregorio de Laferrere a cui papa Francesco lo nominò nel 2013, che al termine di una celebrazione ecumenica nella sua cattedrale, il 27 ottobre scorso, benedice i presenti «nel nome del Padre e dello Spirito Santo», omettendo deliberatamente il Figlio.
Non ho motivo per ritenere che il video sia falso o manipolato (se lo fosse, ovviamente, tutto ciò che segue cadrebbe). Ma se è vero, come tutto porta a credere, non riesco ad immaginare, da parte di un vescovo cattolico (ma direi da parte di ogni battezzato), un comportamento più grave di quello: negare la divinità di Cristo e la Trinità divina. Perché è questo che mons. Barba ha fatto, comunque la si giri. Per quanto mi sforzi, non trovo altre spiegazioni possibili di una scelta tanto assurda oltre alle seguenti tre. La prima spiegazione, solo teoricamente concepibile ma in pratica quasi incredibile, sarebbe che quel vescovo ignora o rifiuta i due dogmi più importanti della fede cristiana. La seconda è che – pur conoscendoli e, in qualche modo, credendovi (o quantomeno non negandoli) – tuttavia se ne vergogni di fronte a persone che non condividono la fede in tali misteri e per questo si astenga dall’impartire una benedizione cattolica in presenza di non cattolici. La terza spiegazione, che sarebbe la più augurabile (anche per la sua anima) ma purtroppo è altrettanto improbabile della prima, è che egli sia affetto da un qualche grave disturbo cognitivo per cui non si rende conto di ciò che dice e di ciò che non dice quando parla. Quartum non datur.
Ora, mi pare evidente che nel primo e nel terzo caso le sue dimissioni o, in mancanza di esse, la sua deposizione dall’ufficio di vescovo sarebbero inevitabili ed urgenti. Può fare il vescovo un eretico o una persona che non è più compos sui? Ovviamente no. Ma la seconda ipotesi, che è la sola verosimile, non è meno grave: il Signore ha una parola molto chiara e molto dura su coloro che si vergognano di Lui davanti agli uomini (cfr. Mt 10, 33; Lc 12, 9). Sarebbe dunque lecito aspettarsi, da parte dei confratelli nell’episcopato e della Santa Sede, quantomeno un forte intervento di correzione fraterna e di invito al ravvedimento rivolto a quel vescovo; ravvedimento senza il quale, di nuovo, la sua permanenza a capo della diocesi risulterebbe incompatibile con i doveri fondamentali di un pastore. Spero che non ci sia bisogno di spiegare perché vergognarsi di professare la fede cattolica sia molto più grave, specialmente per un vescovo, di qualsiasi difetto caratteriale, incapacità gestionale e incoerenza morale come quelli che negli ultimi anni hanno portato, più di una volta, a rimuovere dei vescovi dal loro incarico, per mezzo di dimissioni “imposte” o con atti di rimozione forzata come nel recentissimo caso di mons. Strickland.
Non risulta che sia accaduto o stia per accadere nulla del genere nei riguardi di mons. Barba. Certo può darsi che vi sia stato qualche intervento riservato di cui noi non abbiamo notizia, ma vale la pena di osservare che, essendo stato pubblico lo scandalo, pubblica dovrebbe essere anche la riparazione. Temo però che, molto più probabilmente, non sia successo né succederà nulla di simile. Benedicendo nel nome del Padre e dello Spirito ma non del Figlio il vescovo ha negato la Trinità e la divinità di Gesù Cristo? E che vuoi mai che sia? In fondo sono solo parole. Una in più, una in meno, che differenza fa? (E poi, diciamola tutta: non ha mica criticato il papa).
Leonardo Lugaresi
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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