Un Cristo “addomesticato” che dice agli uomini che non c’è bisogno di cambiare per essere salvi, per essere buoni, per essere cristiani. Un cristianesimo che dice che tutte le religioni vanno bene e sono equivalenti, che si ammanta di “generosità” fingendosi amico dei poveri, come esattamente fece Giuda, il traditore. Come assomiglia alla logica che oggi sta imperando tra gli uomini di Chiesa che devono pascere il gregge dei nostri giorni!

 

Gesù e Pietro paga tributo - Masaccio (particolare)

Domenica XXII del Tempo Ordinario (Anno A)
(Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27)

 

 

di Alberto Strumia

 

Nel Vangelo di questa XXII domenica del “Tempo Ordinario” vediamo Gesù che si accinge a spiegare ai discepoli e agli Apostoli il “cuore” del metodo da Lui scelto per salvare gli uomini. È il passaggio più difficile e, non solo allora fu difficile da comprendere, ma quasi umanamente impossibile, senza una luce di Grazia che guida interamente la ragione verso un’“intelligenza di fede”. E se fu difficile per gli Apostoli e i discepoli contemporanei di Gesù, torna ad esserlo anche nei tempi successivi; anzi oggi sembra essere tornato a divenire incomprensibile anche a molti nella Chiesa, e non ai meno importanti («Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire  ucciso e risorgere il terzo giorno»).

Al punto che perfino Pietro, dopo il mandato assolutamente “unico” che aveva ricevuto da Gesù per guidare la Chiesa, non ce la fa ad accettare la logica del discorso del Signore. E fa di tutto per fargli cambiare strada («si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”»). Lo fa con discrezione, non davanti a tutti («Pietro lo prese in disparte»), convinto di fare bene a dissuaderlo. Non si stava rendendo conto che quel piano di Salvezza del quale Gesù stava parlando era un piano preparato da secoli («mistero nascosto da secoli nella mente di Dio», Ef 3,9) e non un’idea fuorviante saltata in mente all’ultimo momento.

Tanto è vero che il Signore dovette rimproverare duramente Pietro di essere andato dietro alla logica di Satana e di essersi adeguato al mondo, nel tentativo di trascinare Gesù stesso e la Sua “immagine” a piegarsi a quello che il demonio e il mondo, da lui condizionato, vorrebbe che Egli fosse. Un Cristo “addomesticato” che dice agli uomini che non c’è bisogno di cambiare per essere salvi, per essere buoni, per essere cristiani. Un cristianesimo che dice che tutte le religioni vanno bene e sono equivalenti, che si ammanta di “generosità” fingendosi amico dei poveri, come esattamente come fece Giuda, il traditore. Come assomiglia alla logica che oggi sta imperando tra gli uomini di Chiesa che devono pascere il gregge dei nostri giorni!

«Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Va’ indietro da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”». È il rimprovero secco di Gesù, rivolto direttamente a Pietro! Un rimprovero che vale per tutti i tempi, compreso il nostro e per tutti i successori che dopo Pietro si sono susseguiti nella storia della Chiesa, quando si rende necessario!

L’umanità, per essere salvata dalla giustizia perduta nel suo rapporto con Dio Creatore (“peccato originale” e “peccati attuali”) non ha bisogno di compromessi, né di essere blandita per fare finta che “tutto andrà bene” (slogan insulso, sempre più ricorrente nei momenti difficili per spingere ad evitare di affrontare fino alla radice problemi e conflitti, interiori e sociali). Ma ha bisogno del “realismo” della verità nel giudicare la propria condizione. Tutti abbiamo addosso la “croce” della condanna della perdita di quella “giustizia originale” dalla quale conseguono tutti i mali (fisici e morali). Si tratta di accorgersene, comprenderlo e non di evitare la realtà dei fatti. Il Signore dice e insegna all’uomo ad avere questo “realismo” nel giudicare la condizione umana, distaccandosi da quella superficialità che induce a censurare il vero giudizio sulla situazione (questo significa l’ingiunzione «rinneghi se stesso»). La croce è la condizione dell’uomo che ha perso la “giustizia originale” e Gesù invita a non portarla da soli, o senza di Lui, ma a portarla con Lui, l’unico che è in grado di trasformarla in Risurrezione, dando la possibilità di accedere alla “restituzione” (“redenzione”) della giustizia perduta («Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà»).

Tutti i tentativi di correre per il potere, i tentativi di imporre un “pensiero unico” per controllare l’anima di tutti, di realizzare un “governo globale” per sistemare il mondo da soli, per realizzare una “giustizia globale” che taglia fuori Dio Creatore, finiscono per rendere questo mondo invivibile come un lager, e non risolvono il problema della morte. E poi? «Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?».

Non sono mai state così belle e consolanti le parole di Gesù che concludono il brano del Vangelo di oggi, che ci dicono e ci assicurano che «il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Sì, perché gli uomini, sia laici che chierici, oggi, in gran parte – soprattutto quelli che contano – sembrano proprio seguire più facilmente la logica del mondo, quella che qui Gesù ha duramente respinto. E quei pochi che ancora hanno conservato la logica insegnata dal Signore , non potranno mai farcela da soli a riemergere dalla cappa di menzogna imposta dal potere globale di origine satanica, se il Signore stesso non interviene prontamente, direttamente ed esplicitamente.

La Vergine Maria, che recentemente abbiamo celebrato come “Assunta in Cielo”, ci prepari ad essere bene attenti e vigilanti ad accogliere il “momento della Verità” quando il Principe di questo Mondo sarà definitivamente e visibilmente allontanato e non potrà più nuocere.


Bologna, 30 agosto 2020

 

fonte: albertostrumia.it

 

Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari. 

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