Mentre impazza la tragedia da vero e proprio incubo che i genitori del piccolo Alfie stanno attraversando nel Regno Unito, Ed Condon, con questo articolo pubblicato sul Catholic Herald di ieri 12 aprile, ci fa riflettere sul mondo orwelliano verso cui ci stiamo rapidamente incamminando, con le nostre stesse gambe. Eccolo nella mia traduzione.

Non è affatto controverso affermare che l’istituzione della famiglia è in crisi. Sempre meno persone si sposano, dentro o fuori la Chiesa. I tassi di fecondità sono in caduta libera da 50 anni. Quasi un quarto delle famiglie britanniche sono monoparentali, di cui quasi la metà vive in povertà. Con quasi tutte le metriche che si possono utilizzare, la famiglia, che è il meccanismo essenziale attraverso il quale il nostro DNA culturale e sociale si trasmette, è in declino.
Poiché vi sono abbondanti prove del massiccio costo sociale ed economico del declino familiare, si potrebbe pensare che lo Stato sia desideroso di fare tutto il possibile per sostenere ciò che resta della nostra vita familiare.
Sareste in errore. Nei paesi occidentali, le famiglie che sono riuscite a frenare la tendenza della nostra società secolare atomizzata sono sotto attacco attivo da parte dei governi e dei tribunali. Infatti, poiché la famiglia allargata è stata effettivamente uccisa come forza sociale più di una generazione fa, i concetti di famiglia nucleare e di paternità sono ora oggetto di un attacco aperto.
Con la crescita dello Stato che ha riempito gli spazi precedentemente occupati dalla famiglia, esso ha assunto un’autorità assoluta su genitori e figli che è davvero agghiacciante. (…)
In Scozia, nonostante l’opposizione e i ritardi, continua a progredire il famigerato programma Named Person, che prevede che ogni bambino abbia un funzionario governativo incaricato di seguire i suoi progressi e di valutare la sua vita familiare. I sostenitori del piano lo vestono con il linguaggio stucchevole di un “governo attento”, ma non possono nascondere la premessa di base che i genitori sono una classe sospetta che ha bisogno di un monitoraggio costante (vedi anche qui).
A sud del confine, è ampiamente sfuggito alla pubblica consapevolezza che i diritti dei genitori esistono già solo sotto il tacito consenso del governo. La Corte suprema del Regno Unito ha stabilito che in qualsiasi controversia significativa su ciò che è nell’interesse superiore di un bambino, il bambino deve avere una voce “indipendente” (vale a dire nominata dallo Stato). Questa interpretazione del Children Act del 1989, che aveva lo scopo di salvaguardare gli interessi dei bambini quando i genitori fossero in disaccordo, è stata ampliata per includere i contrasti tra genitori concordi (da una parte) e le altre autorità (dall’altra), siano esse educative, mediche o governative. Come hanno dimostrato i tragici casi di Charlie Gard e Alfie Evans (qui), i risultati sono una questione di vita e di morte.
(…)
Recentemente, in America, un tribunale ha ordinato l’allontanamento di una adolescente dai suoi genitori perché non l’avrebbero sostenuta nella “transizione” (cambio di sesso, ndr) per diventare un ragazzo. In questo paese esistono già i meccanismi giuridici per garantire che, quando un caso del genere dovesse essere sottoposto a un tribunale britannico, l’esito non sia messo in dubbio. Quando (Dio non voglia) un medico diagnostica un bambino britannico come “trans”, i genitori possono essere portati in tribunale dalle autorità mediche per assicurarsi che il bambino riceva il “trattamento”.
(…) Se si considera la rapidità con cui qualsiasi critica all’agenda della teoria di genere viene riclassificata come discorso di odio, può essere solo una questione di tempo prima che i genitori che la respingono si trovino non solo in tribunale, ma anche sul banco degli imputati.
La velocità con cui l’agenda in materia di genere è passata dallo scherzo su Internet alla priorità politica è vertiginosa. Ma ciò è stato sostanzialmente consentito da decenni di erosione della famiglia nel diritto e nella società, il cui risultato è stato il rifiuto della funzione di base di un genitore – per formare il bambino.
Per tutta la storia umana, si è inteso che i genitori fossero i primi educatori dei loro figli, impartendo non solo la conoscenza, ma anche il carattere, la fede e la morale. Ma nella nostra società postmoderna e pluralista è proprio questo comportamento che è inaccettabile. La moralità di un genitore è un altro crimine di odio del programma Named Person. I genitori sono ora tenuti a consegnare i loro figli all’età adulta senza marchio, pronti a scegliere i propri valori, la religione e l’identità tra la gamma offerta.
Molte responsabilità dei genitori stanno diventando, per dirla in maniera chiara, attività criminali. In un futuro molto prossimo, i bambini saranno attivamente incoraggiati ad affermare la propria identità e ad informare i genitori se non fossero sufficientemente solidali. L’incubo orwelliano in cui ci stiamo imbattendo sembra sempre più inevitabile. Alla luce degli effetti catastrofici che avrà sulla civiltà occidentale, la domanda che si pone ora è la seguente: siamo pronti a resistere alla tempesta?
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