Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Jonathan Turley e pubblicato sul suo sito. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Questa settimana il Partito Verde irlandese ha seguito molti esponenti della sinistra di tutto il mondo, compreso il nostro Partito Democratico, e si è schierato a favore della censura e del controllo della parola. In effetti, il partito è diventato completamente orwelliano quando la sua presidente Pauline O’Reilly ha chiesto di “limitare la libertà” per proteggerla.
I commenti della O’Reilly fanno parte dell’introduzione del Criminal Justice (Incitement to Violence or Hatred and Hate Offences) Bill 2022. Abbiamo già parlato di questo massiccio attacco alla libertà di parola.
Si tratta di una legge che criminalizzerebbe “l’incitamento alla violenza o all’odio” contro persone con “caratteristiche protette”, nonché “l’apologia, la negazione o la minimizzazione grossolana di genocidio, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini contro la pace”.
Limitare la libertà di parola è diventato un articolo di fede per molti a sinistra. Ho scritto del mio disagio (come persona cresciuta in una famiglia democratica liberale e politicamente attiva a Chicago) nell’assistere all’abbandono dei valori della libertà di parola da parte del partito. I leader democratici ora invocano uniformemente la censura e la regolamentazione della parola. Il Presidente Biden ha persino accusato le aziende che si rifiutano di censurare le opinioni opposte sui social media di “uccidere le persone”. Altri hanno denunciato la libertà di parola come “un’ossessione dell’uomo bianco”.
Il movimento contro la libertà di parola è diventato apertamente orwelliano nel sostenere di proteggere la libertà limitandola. Utilizza anche termini come disinformazione, misinformazione e malinformazione per nascondere il loro sforzo di mettere a tacere chi ha opinioni opposte. Invece di usare “censura”, si parla di “moderazione dei contenuti”.
Questo sforzo è stato messo in mostra questa settimana in Irlanda con questa legislazione contro la libertà di parola.
Questa settimana, parlando davanti al Senato irlandese (Seanad), O’Reilly ha dichiarato: “Se ci pensiamo bene, tutte le leggi e tutte le normative riguardano la restrizione della libertà. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo qui. Stiamo limitando la libertà, ma lo facciamo per il bene comune”.
È lo stesso messaggio dei democratici di New York che chiedono di limitare la libertà di parola per proteggere la democrazia. L’ex segretario al Lavoro di Clinton, Robert Reich, ha dichiarato che la libertà di parola è “tirannia”.
O’Reilly ha assicurato ai cittadini che rinunciare alla libertà non è nulla di nuovo o di minaccioso: “In tutta la nostra Costituzione si può vedere che i diritti sono limitati per il bene comune. Tutto deve essere bilanciato”.
Ciò che è particolarmente agghiacciante è quanto sia bassa la soglia per negare la libertà di parola, secondo O’Reilly. Ora sembra che sia sufficiente un “profondo disagio”:
“Se le opinioni di una persona sulle identità altrui rendono la sua vita insicura e precaria, e le causano un disagio così profondo da non poter vivere in pace, il nostro compito di legislatori è quello di limitare queste libertà per il bene comune”.
Ciò che è interessante è che O’Reilly ammette che non c’è nulla di nuovo nelle opinioni odiose, ma è tempo di eliminare queste voci: “I social media hanno alimentato l’odio, ma hanno anche messo in mostra per tutti noi il ventre sporco, sudicio, dell’odio nella società irlandese. Quell’odio è sempre esistito”. Naturalmente, sarà lei e la maggioranza a stabilire quali opinioni creano “profondo disagio”.
La legislazione irlandese sarà probabilmente replicata in tutto il mondo se la comunità della libertà di parola non riuscirà a tenere la linea contro il movimento anti-libertà di parola. Fa parte di un movimento inarrestabile in Europa, in particolare da parte dell’Unione Europea, per far retrocedere i valori occidentali di libertà di parola che un tempo definivano i Paesi.
Abbiamo parlato degli sforzi compiuti da personalità come Hillary Clinton per convincere i Paesi europei a costringere Twitter a ripristinare le regole di censura. Non potendo contare sulla censura aziendale o convincere gli utenti ad accettare la censura, la Clinton e altri stanno ricorrendo alla buona vecchia censura di Stato, chiedendo persino ad altri Paesi di censurare la parola dei cittadini americani.
L’Irlanda si trova ora sul baratro della libertà. L’abbraccio di queste leggi da parte degli irlandesi è ironico. Frank Ryan, che ha combattuto contro il trattato, ha parlato a nome di molti radicali dichiarando “finché avremo pugni e stivali, non ci sarà libertà di parola per i traditori”. Le forze contrarie al Trattato hanno rifiutato il concetto di libertà di parola che per lungo tempo ha caratterizzato le nazioni occidentali. Ora l’Irlanda dichiara “nessuna libertà di parola per gli odiatori” e si arroga l’autorità di definire chi è un odiatore e chi no.
Jonathan Turley
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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Tutto già visto nel nostro paese, non a caso abbiamo un partito che oltre ad averci fatto capire l’importanza di avere un’armocromista – personal shopper ci ha insegnato che siamo tutti uguali ma alcuni più di altri.
Che la libertà di espressione è assoluta sino a che non contraddici il pensiero unico di cui loro sono fulgidi rappresentanti (non che altri siano migliori, in realtà).
Ogni giorno che passa mi convinco sempre più della genialità di Chesterton che aveva previsto tutto questo.