di Miguel Cuartero Samperi
La situazione venutasi a creare dal 2013, con la rinuncia di papa Benedetto XVI e l’elezione di papa Francesco al Soglio Pontificio, è a dir poco anomala. La convivenza (che dura ormai da sette anni) di “due papi” in Vaticano non ha precedenti nella bimillenaria storia della Chiesa, per lo più perché nessuno dei due, tra Benedetto e Francesco, sono pontefici illegitttimi o scismatici, ma lecitamente eletti dal Collegio Cardinalizio secondo le norme canoniche vigenti.
La rinuncia di Benedetto ha senza dubbio rappresentato un rompicapo per i canonisti giacché il Codice di Diritto Canonico non prevede, e dunque non regola, la figura di un pontefice emerito (mentre è usuale quella di un vescovo emerito). È prevedibile che nei prossimi anni venga contemplata l’opportunità di intervenire canonicamente definendo il ruolo, lo stato e altri dettagli riguardanti la vita e la missione dei futuri Sommi Pontefici emeriti.
Di per sé, dal punto di vista della vita e del governo della Chiesa, il problema non si pone: Francesco è il feliciter regnante, felicemente regnante secondo l’antica locuzione latina riservata al papa o al re al governo. E Benedetto XVI gode dei suoi ultimi anni nella preghiera e nel nascondimento rappresentando un patrimonio spirituale e teologico di enorme spessore per la Chiesa (come ha affermato lo stesso papa Francesco).
Di certo non sembra questo il momento per imporre norme di comportamento all’anziano Benedetto XVI. Non è certamente possibile pensare che, a più di sei anni dal suo ritiro, gli venga imposto di rinunciare al nome, all’anello, al titolo, alla veste e allo zucchetto bianchi o gli venga imposto il silenzio o un trasferimento lontano dal Vaticano per evitare interferenzedottrinali e cortocircuiti teologici col papa regnante. Eppure è ciò che molti sembrano desiderare temendo che la figura e le parole di Benedetto XVI possano rappresentare un pericolo per l’unità della Chiesa, interpretando ogni suo intervento pubblico come un “magistero parallelo”, quando non come azione sovversiva e mirata contro l’autorità di papa Francesco.
Molti atti e parole di papa Benedetto sono stati interpretati in questo senso. È bastato, ad esempio, un biglietto di cordoglio per la morte del card. Meisner nel luglio del 2017 o una foto assieme al prof. Melina, già preside dall’istituto Giovanni Paolo II escluso dall’insegnamento dal nuovo cancelliere mons. Paglia nella calda estate del 2019. Nell’aprile dello scorso anno provocò grande scandalo la pubblicazione, da parte dell’inquilino del monastero Mater Ecclesiae, di un lungo articolo dove espone la sua idea riguardo allo scandalo degli abusi sessuali all’interno della Chiesa. In quel contributo, pubblicato al margine del Summit Vaticano sugli abusi convocato da papa Francesco, Benedetto XVI additava tra i motivi principali del dramma degli abusi, il progressivo “collasso della teologia morale” all’interno del mondo cattolico e la crisi di fede che ha tolto di mezzo Dio dall’orizzonte del pensiero e dalla vita dell’uomo occidentale. La pubblicazione degli “appunti” sugli abusi fece scoppiare una polemica tra i settori più progressisti della Chiesa evidentemente offesi e feriti dal contributo di Benedetto XVI che, in quanto emerito, avrebbe dovuto evitare di opinare sulla questione.
In questi giorni una ondata di proteste contro il papa Emerito sta alimentando la polemica dopo l’annuncio di un libro scritto a quattro mani da Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah, considerato da molti come un cavallo di Troia in Vaticano, non solo per la sua stretta amicizia con papa Benedetto, ma soprattutto per le sua posizioni sulla liturgia, sulla morale e sull’immigrazione lette come posizioni in contrasto con quelle di papa Francesco (ma che, a dire il vero, sono in perfetta sintonia con la tradizione e il magistero ecclesiastico). Il libro, intitolato “Dal profondo dei nostri cuori” è in pubblicazione per i tipi della Fayard in Francia, della Ignatius Press in Stati Uniti d’America e della Cantagalli in Italia (editori che hanno pubblicato la trilogia del card. Sarah, tre libri diventati indiscussi i bestseller religiosi degli ultimi anni). Argomento centrale del libro è il celibato sacerdotale una disciplina che oggi è stata rimessa in discussione dal Sinodo sull’Amazzonia ma che gli autori reputano di vitale importanza per la tenuta del sacerdozio ministeriale e della Chiesa Cattolica. Scrivono “dal profondo del cuore”, per chiedere di non toccare il fondamento del sacerdozio, dopo aver pregato e meditato:
«C’è un legame ontologico-sacramentale tra il sacerdozio e il celibato. Ogni ridimensionamento di questo legame costituirebbe una rimessa in causa del magistero del concilio e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Supplico umilmente papa Francesco di proteggerci definitivamente da una tale eventualità, ponendo il suo veto contro ogni indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche se limitato all’una o all’altra regione».
Senza attendere di leggere il libro molti commentatori sono saltati sulla sedia all’idea che l’Emerito potesse intervenire su un tema recentemente trattato – in maniera aperturistica – dall’ultimo spettacolare (è il caso di dirlo) Sinodo dell’Amazzonia, ma apparentemente ancora “aperto” e in attesa di definizione: quello del celibato sacerdotale. È probabile che molti sposi abbiamo un grande desiderio di diventare preti e che molti preti sentano un irrefrenabile desiderio di ammogliarsi (in ambedue i casi si dovrà parlare di “crisi vocazionale in età adulta”) altrimenti, come spiegare tanto clamore per un tema come questo? Oppure, il solo fatto che papa Benedetto XVI esprima un suo giudizio è ritenuto lesivo della dignità di papa Francesco?
Secondo il Vaticanista Iacopo Scaramuzzi di Aska News, si tratta di un vero “attacco a Francesco e al Sinodo”. Benedetto, “non rispetta la promessa di nascondimento e obbedienza da lui stesso preannunciata” ed ha avuto “poco senso delle istituzioni” pronunciandosi sul tema del celibato senza rispetto né nei confronti di papa Francesco, né nei confronti del Sinodo dei Vescovi che ha appena discusso la questione approvando in maggioranza un cambio nella dottrina.
Tuona su Twitter il biografo n. 1 di papa Francesco, il giornalista Austen Ivereigh che parla di “una sofisticata operazione editoriale gestita da Card Sarah, Nicholas Diat (giornalista collaboratore di Sarah, ndr.) e dai loro ricchi sostenitori anti-Francesco”. Una corte senza scrupoli che lavora alle spalle dello stesso Benedetto XVI.
Chi si scalda facilmente è il prof. Massimo Faggioli, docente di teologia nella prestigiosa Villanova University che ironizza sul web “È tornato Pio IX!” e ancora “Solo una Caterina da Siena del 21° secolo può liberare l’ Emerito dalla sua prigionia in Vaticano.
Christopher Strack Giornalista della Deutsche Welle di Berlino parla della presenza e della voce di papa Benedetto come uno “shock per la Chiesa” e attacca duramente il libro in uscita per la sua copertina! Il nome che appare sulla copertina è infatti Benedetto XVI che nella foto è vestito da Papa, ma – afferma Strack – “chi parla accanto a Sarah è in realtà un vecchio sacerdote che ha molti meriti teologici, che dal 28 febbraio 2013 non è stato Benedetto XVI. e il cui colore non è più bianco papale. È il vescovo dimesso di Roma”. Il successore (Francesco) se ne occupi. Così Strack. È tutto da Berlino.
Il giornalista Cernuzio di Vatican Insider ricorda sommessamente le parole di Benedetto XVI prima della rinuncia: (“In questo momento della mia vita, il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi ancor di più alla preghiera e alla meditazione”) per sottolineare che “Sette anni dopo lettere, documenti, “appunti”, un libro”. Incoerenze da Emerito.
Non poteva mancare il sacerdote gesuita James Martin paladino della pastorale LGBT, ed editorialista della rivista America. “Non aveva forse detto, nel dimettersi, che sarebbe stato nascosto al mondo”? Si chiede il gesuita che si interroga su come abbia fatto un anziano come Ratzinger, che allo stato attuale è “incapace di mantenere una conversazione per più di quindici minuti”, a scrivere un libro.
Imbarazzanti reazioni scomposte non certo nuove per chi conosce questi professori pronti, Codice e Catechismo alla mano, a criticare il papa Emerito non appena apra la bocca. Nuovi maestri di una teologia senza più maestri dove vince chi parla più forte o chi osa di più.
Ma l’accusa più grave viene dalla rivista America dei Gesuiti Americani dove Gerard O’Connell afferma che Benedetto XVI non avrebbe scritto nulla né mai approvato la pubblicazione del libro. Un Benedetto XVI vittima di una grave estorsione da parte del Cardinale Sarah. La notizia è stata immediatamente ripresa da diversi personaggi appena citati (da Austen a Faggioli) senza attendere smentite o prove da O’Collins e la sua “fonte degna di fiducia”.
Non si è fatta attendere la risposta del cardinale guineano che ha twittato le prove della sua effettiva collaborazione con papa Benedetto (lettere autografate che parlano del testo in preparazione). Così Sarah: «Delle accuse sembrano insinuare che io abbia mentito. Queste diffamazioni sono di una gravità eccezionale. Offro da stasera le prime prove della mia stretta collaborazione con Benedetto XVI per scrivere questo testo a favore del celibato. Parlerò domani se necessario. RS +».
Attacchi gravissimi e ingiustificati contro un cardinale della curia costretto a dimostrare la propria innocenza contro fake news promosse dalla nuova censura dei vaticanisti che sembrano urlare: “Taccia l’Emerito. Taccia per sempre”.
[…] Articolo pubblicato il 14 gennaio sul blog di Sabino Paciolla. […]
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