Ieri abbiamo dato conto della sospensione dell’account su Twitter di mons. Carlo Maria Viganò. Apprendiamo ora con piacere che nella notte l’account dell’arcivescovo è stato riattivato. Potete verificare qui. Evidentemente la pressione pubblica che è stata fatta, compresa su questo blog, contro questo indegno atto ha dato i suoi frutti.
Quali le ragioni della sospensione e della repentina riattivazione? Vi sono delle ipotesi. Ma senza perderci nelle speculazioni, prendiamo atto della buona notizia ed andiamo avanti.
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Al di là di ogni altra considerazione (e della situazione particolare di Twitter) rimane il fatto che sino a che siamo “dipendenti” da queste piattaforme non se ne esce.
Ci hanno fatto credere che FB servisse a tornare in contatto con persone di cui abbiamo perso le tracce (ma ci sarà stato un motivo, o no?), che Google fosse un filantropo che ci aiuta a trovare ber, ristoranti e farmacie fuori dalla nostra zona abituale.
Poi hanno calato completamente la maschera quando hanno finalmente rivelato senza dubbio alcuno a quali poteri rispondono, cominciando ad erigersi a “scienziati”, a stabilire di cosa si poteva parlare e di cosa no. E, nel primo caso, a decidere di “come” se ne doveva parlare.
Oh, giusto, scusate! Mi sono scordato che i cattivi sono altri, come Cina e l’odiata Russia. Dico bene caro padre Livio?