Domenica XX del Tempo Ordinario (Anno A)
(Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11, 13-15.29-32; Mt 15, 21-28)
di Alberto Strumia
Se le letture della scorsa domenica XIX del Tempo Ordinario riguardavano principalmente la vita della Chiesa –messa alla prova dalle tempeste ideologiche del mondo, come la barca di Pietro, nel tentativo di farla affondare – le letture di questa domenica riguardano direttamente coloro che, dall’esterno della Chiesa, capiscono che è giunto il momento di raggiungere Gesù Cristo, attraverso una seria conversione. Diversamente tutto va a rotoli nella vita personale come in quella pubblica.
– La prima lettura parla infatti degli «stranieri, che hanno aderito al Signore». Forse alcuni di questi erano arrivati prima a stimare il cristianesimo come forma di “cultura”, di concezione dell’uomo e della realtà (oggi li abbiamo chiamati cristiani culturali), ma ad un certo momento ciò non è loro bastato e si sono accorti che il passo dell’adesione alla Persona di Cristo, attraverso la fede era maturato in loro.
Non si tratta semplicemente di stranieri in senso etnico (la esterofilia dei nostri giorni è un vero e proprio fraintendimento di quanto viene detto in questa prima lettura), quanto di coloro che, provenendo da convinzioni sulla vita che non erano cristiane (in questo senso “stranieri”), hanno compreso che solo Cristo, il cristianesimo, è la “giusta” concezione della vita e della realtà intera, e solo attraverso Cristo l’umanità può salvarsi dalle contraddizioni che la stanno distruggendo. E si tratta di una salvezza Eterna, e non appena terrena e socio-politica, pur avendo inevitabilmente anche un rilevante impatto socio-politico.
Il punto di convergenza tra coloro che sono già seriamente “credenti” e coloro che provengono da convinzioni e stili di vita non cristiani, sta nella scoperta della “giustizia con Dio”, del “giusto modo” di “rapporto con Dio Creatore”. Quando si arriva a convergere sui Comandamenti, come la Legge giusta, che Dio Creatore ha immesso nella realtà dell’uomo per il suo “bene-essere” sulla terra, in vista del Cielo, della condizione dell’Eternità, allora si sperimenta tutta la “forza attrattiva” di Cristo e della Chiesa, e ci si avvicina a Lui per domandare di essere salvati dal male del mondo, scatenato da Satana, dalla perdita del “giusto rapporto” con Dio Creatore. Sono questi «gli stranieri, che hanno aderito al Signore» dei quali parla la prima lettura.
– La seconda lettura parlava, allora, agli Ebrei non ancora convertiti al cristianesimo. Oggi parla a quei cristiani – che sembrano essere la maggioranza – che sono rimasti impigliati nelle ideologie oggi di moda e regolarmente predicate anche dagli amboni e dalle cattedre.
San Paolo spiega chi è veramente Cristo, Colui che ha riaperto con la Sua Passione, Morte e Risurrezione, l’accesso alla “giustizia con Dio Creatore”, insegnando anche a riscoprire il valore dei Comandamenti come base etica e giuridica necessaria per vivere una vita personale, domestica e sociale che regga alle prove dell’esistenza e della storia. E non solo, ma come Egli prospetti la dimensione dell’Eternità, perfetta e beata come esito serio dell’esistenza.
Paolo parla di una «gelosia» che vuole suscitare, allora negli Ebrei non ancora convertiti a Cristo, e oggi nei cristiani che lo hanno perso di vista o lo fraintendono, inquinandolo con le ideologie del mondo, che hanno ceduto in tutto ciò che riguarda la dignità della persona umana, il rispetto della vita della persona umana, la vera dottrina della Chiesa, il senso del sacro e dei Sacramenti. Sembra dirci che se i cristiani, oggi, arrivassero a rendersi conto che hanno tradito Cristo in nome di chissà quale “inclusività” e “apertura” al mondo, e a riscoprire la vera fede, allora proverebbero una seria “nostalgia” di ciò che hanno perduto e una sana «gelosia» verso quanti non hanno commesso lo stesso errore. E così ptrebbero ritornare alla verità, una volta disillusi dalla falsità delle ideologie del mondo.
– Nel Vangelo la donna cananea che chiede «le briciole» del miracolo della guarigione della figlia, è il simbolo di coloro che hanno capito che cos’è la fede in Cristo e che oggi sono visti come “stranieri” rispetto al pensiero unico diffusosi anche dentro la Chiesa. Al punto che è già capitato che coloro che, in essa, devono rappresentare il Signore non rivolgono loro nemmeno una parola. Nella parole che abbiamo letto oggi, Gesù, con il Suo comportamento sembra voler profetizzare questo futuro modo di fare di taluni dei Suoi futuri rappresentanti («Egli non le rivolse neppure una parola»).
Ma è proprio a lei che, poco dopo, Cristo dice: «Grande è la tua fede!», avendo ella superato la prova del non sentirsi minimante considerata, perché ciò che conta è la centralità di Cristo e non di noi stessi («Bisogna che Lui cresca e io diminuisca», Gv 3,30). Come questa donna c’è oggi chi chiede alla Chiesa che almeno «le briciole» del pane dell’Eucaristia, transustanziato nella “presenza reale” di Cristo, vengano trattate con il rispetto che meritano e non profanate.
Ormai capita a non pochi tra noi di sentirci “stranieri” nel contesto di una ecclesialità che sembra cercare il consenso del mondo più che Cristo; che cerca di assorbire la logica dei suoi interlocutori non credenti (pensando che in questo consista il “dialogo”), piuttosto che suscitare in loro la “nostalgia” di Cristo, se non altro per quella sana «gelosia» che prova chi vede in chi crede ciò che chi non crede non ha, quasi gli fosse stato sottratto.
L’umanità – come del resto in larga misura l’ecclesialità di oggi – ha bisogno di vedere frantumata la propria presunzione di autosufficienza e di onnipotenza, la fiducia solo in se stessi e nel proprio “fare”, e di ritrovare l’umiltà di questa donna che ha capito di aver bisogno di rivolgersi a Cristo («Pietà di me, Signore, Figlio di Davide») piuttosto che rincorrere la propria solo presunta onnipotenza, seguendo il suggerimento di Satana. Mentre oggi si presume di poter modificare anche i Comandamenti riformulandoli in modo da consentire di fare l’opposto di ciò che il Creatore ha scritto nella natura umana. Nell’Apocalisse questa distorsione della fede è denunciata come la falsa dottrina dei “Nicolaiti” che erano, per quanto emerge dai Padri della Chiesa, una setta gnostica dalla morale totalmente permissiva, che predicava una misericordia senza pentimento, come è divenuto di moda fare, da qualche tempo, anche ai nostri giorni. Ma seguendo questa distorsione della fede non si ottiene nessuna salvezza, finendo, piuttosto, per autodistruggersi.
Occorre oggi, l’intervento diretto di Maria, che intercede, per ottenere per noi l’intervento diretto del Signore, perché torni a manifestare al mondo la verità su tutte le cose e la vera via per riposizionare l’umanità nel “modo giusto” davanti a Dio Creatore e a se stessa.
Maria, madre del Salvatore, intervieni in nostro favore!
Bologna, 20 agosto 2023
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