Cristo glorificato nella Corte del Cielo, tempera su tela di Fra Angelico (1400-1455)
Cristo glorificato nella Corte del Cielo, tempera su tela di Fra Angelico (1400-1455)

 

Solennità di Tutti i Santi

(Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12)

 

di Alberto Strumia

 

1. La prima lettura della Solennità di tutti i Santi, che la liturgia della Chiesa celebra in questo giorno, ha finalmente il tono “riposante” (non a caso lo si chiama “riposo Eterno”) della condizione della Gloria, nella quale si è finito di lottare contro l’idiozia indotta da Satana nelle menti degli esseri umani. Siano essi appartenenti alla comunità civile o, perfino a quella ecclesiale…

Che voglia di trovarsi finalmente nella condizione nella quale il non ancora faticoso della vita sulla terra, della vita cristiana “di fede”, si è definitivamente compiuto nella pienezza di “esperienza” del già della Vita Eterna. I santi che vivono nella Gloria sono coloro ai quali nessuno potrà mai più togliere e neppure minacciare di intaccare questa bellezza del Bene!

Noi tutti siamo creati per raggiungere un tale stato di felicità, quello di prendere parte alla loro Beatitudine, che è partecipazione alla Vita stessa di Dio, nella Famiglia della Trinità.

Siamo estenuati da questo mondo impazzito gestito dalla cultura dell’idiozia che, ormai, ha preso possesso, anche se solo temporaneamente, anche del popolo cristiano e di non poche tra le sue guide.

Signore, Siamo logorati, stanchi, come tu stesso ci hai descritto con le Tue parole riportate dal Vangelo: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (versetto dell’Alleluia).

La Solennità di Tutti i Santi è la descrizione liturgica di questo “ristoro” definitivo, irreversibile per raggiungere il quale «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28).

I santi hanno vissuto ogni giorno portando nella loro esistenza sulla terra

– attraverso la loro straordinaria Fede

– che ha dato loro il coraggio ragionevole della Speranza

– guardando tutto e tutti con quella consapevolezza – che si chiama Carità – che ogni creatura è voluta e amata da Dio Creatore che la vuole fare esistere per il Bene.

Per loro il non ancora era, in grande misura, anticipato sulla terra nel già della loro esperienza di Cristo, come il centuplo quaggiù promesso solennemente dal Signore («Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la Vita Eterna», Mt 19,29).

2. Nella seconda lettura lo stesso Giovanni ribadisce e dettaglia ulteriormente la dinamica del già nell’esperienza di Fede e del non ancora nella pienezza dell’Eternità: «Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è».

3. Nel Vangelo delle Beatitudini è Gesù stesso che “squaderna” davanti ai nostri occhi, quello che Lui stesso, sta vedendo, nel Volto del Padre, della condizione gloriosa dei santi.

Tutto è trasfigurato, tutto è “riparato” dalla Sua opera di Redenzione:

– ogni virtù umana e cristiana: la povertà di spirito (autenticità di chi è sempre se stesso, senza doppiezze);

– la mitezza (di chi non vive sempre e solo con spirito rivendicazione verso gli altri);

– la vera misericordia (che vuole la verità della vita per sé e per gli altri);

– la purezza del cuore (la pulizia d’animo di chi guarda la realtà riferendo tutto a Dio Creatore);

– il lavorare per la pace (di chi tiene conto che la pace tra gli uomini può esserci solo se viene fondata sulla pace tra essi e Dio);

– ogni pena umana è guarita: così che ogni pianto è consolato;

– la fame e la sete di giustizia ritrovano finalmente la “giustizia originale” che era stata perduta e combattuta fino alla persecuzione di coloro che anche solo ne parlavano nominando Cristo unico Salvatore.

Tutti i Santi insieme a Maria Santissima, prima tra loro, proprio oggi dal Cielo ci vedono e ci attirano, con la loro intercessione, verso la Gloria che ora attendiamo.

Sappiamo verosimilmente che questi nostri anni, ancor più di altri del passato, «sono quelli» della «grande tribolazione» e che siamo tra coloro che sono «chiamati a lavare le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». Taluni con il martirio del sangue, altri con il martirio dell’incomprensione del prossimo e la solitudine con Cristo.

«Ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22) e si sentirà chiamare tra quei Santi che oggi celebriamo: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25,33).

 

Bologna, 1 novembre 2023

 

 

Facebook Comments