Al Papa e ai Padri sinodali
Noi, numerosissimi prelati, sacerdoti e fedeli cattolici di tutto il mondo, facciamo presente che l’Instrumentum laboris preparato per la prossima assemblea del Sinodo pone seri interrogativi e desta gravissime riserve, per la sua contraddizione sia con singoli punti della dottrina cattolica, sempre insegnata dalla Chiesa, sia con la fede nel Signore Gesù, unico Salvatore di tutti gli uomini. Ne abbiamo tratto, secondo il metodo classico, quattro proposizioni in forma di “tesi”, riportando i termini del documento. In coscienza e con molta franchezza, l’insegnamento che essi trasmettono è inaccettabile.
- La diversità amazzonica, soprattutto religiosa, evoca una nuova Pentecoste: rispettarla è riconoscere che ci sono altri cammini di salvezza, senza riservarli esclusivamente alla propria fede. Gruppi cristiani non cattolici insegnano, d’altronde, altre modalità di essere Chiesa, senza censure, senza dogmatismi, senza discipline rituali, forme ecclesiali, di cui la Chiesa cattolica dovrebbe integrare alcune (IL 30, 39). È distruttivo dello stesso credo riservare la salvezza esclusivamente al proprio credo.
Particolarmente scandaloso è il n. 39, dove si afferma che è «distruttivo dello stesso credo» «riservare la salvezza esclusivamente al proprio credo».
Contro, tra altri: Dominus Iesus 14 e 16.
- L’insegnamento della teologia pan-amazzonica, che tenga conto specialmente dei miti, dei riti e celebrazioni delle culture d’origine, è richiesto in tutte le istituzioni educative. I riti e le celebrazioni non cristiane vengono proposti come «essenziali per la salvezza integrale» (IL 87) e si chiede di «adattare il rito eucaristico alle loro culture» (IL 126 d). Sui riti: IL 87, 126.
Contro: Dominus Iesus 21.
- Tra i luoghi teologici (cioè tra le fonti della teologia, come la Sacra Scrittura, i Concili, i Padri) si trovano il territorio [dell’Amazzonia] e il grido dei suoi popoli (IL 18, 19, 94, 98 c 3, 98 d 2, 144).
Contro: Dei Verbum 4, 7, 10.
- Viene suggerito di conferire l’ordinazione a persone anziane, che abbiano famiglia, e di conferire “ministeri ufficiali” a delle donne. Si propone così una nuova visione dell’ordine che non proviene dalla Rivelazione, ma dagli usi culturali dei popoli amazzonici (che prevedono, tra l’altro un’autorità a rotazione). Si dovrebbe allora fare una separazione tra il sacerdozio e il munus regendi (IL 129 a 2, 129 a 3, 129 c 2).
La separazione tra il sacerdozio e il munus regendiva minando le basi eucaristiche del ministero dell’autorità nella Chiesa.
Contro: Lumen gentium 21, Presbyterorum ordinis 13, Pastores dabo vobis 26;
ed inoltre contro: Sacerdotalis cælibatus integre e spec. 21 e 26, Ordinatio sacerdotalis 1, 3 e 4; Pastores dabo vobis 29.
(N.B.: I sottoscrittori hanno ritenuto di non rendere pubblica la loro firma temendo ripercussioni.)
Fonte: blog di Aldo Maria Valli
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