“Per Newman il termine medio che assicura la connessione tra i due elementi della coscienza e dell’autorità è la verità. (…) Ciò che per Newman era importante era il dovere di obbedire più alla verità riconosciuta che al proprio gusto, addirittura anche in contrasto con i propri sentimenti e con i legami dell’amicizia e di una comune formazione. Mi sembra significativo che Newman, nella gerarchia delle virtù, sottolinei il primato della verità sulla bontà o, per esprimerci più chiaramente, che egli metta in risalto il primato della verità sul consenso, sulla capacità di accomodazione di gruppo. Direi quindi: quando parliamo di un uomo di coscienza, intendiamo qualcuno dotato di tali disposizioni interiori. Un uomo di coscienza è un uomo che non compra mai, a prezzo della rinuncia alla verità, l’andar d’accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l’approvazione da parte dell’opinione dominante”.
(da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Liberare la libertà – Fede e politica nel terzo millennio, pp. 97-98, Edizioni Cantagalli)
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