John L. Allen Jr. in questo suo articolo va direttamente al punto nevralgico, quello del deficit di fiducia, che il Papa Francesco deve affrontare e risolvere nelle due situazioni critiche attuali, da una parte la crisi degli abusi sessuali nella Chiesa e, dall’altra, l’atteggiamento sospettoso dei fedeli della Chiesa sotterranea cinese dopo l’accordo siglato tra Cina e Vaticano.

Ecco l’articolo nella mia traduzione.

 

foto: Papa Francesco

foto: Papa Francesco

 

Cinque giorni dopo aver annunciato un accordo storico con la Cina sulla nomina dei vescovi, papa Francesco ha pubblicato una lettera ai cattolici cinesi mercoledì. Il succo di tale lettera equivale a: “Fidatevi di me”.

In particolare, Francesco ha chiesto ai circa 13 milioni di cattolici in Cina di “riporre sempre più saldamente la vostra fiducia nel Signore della storia e nel discernimento della sua volontà da parte della Chiesa”. L’idea è quella di chiedere la fiducia nonostante le incertezze che i cattolici cinesi stanno vivendo, specialmente quelli della chiesa “sotterranea” che è stata tenace nella loro opposizione al governo comunista per fedeltà a Roma e ora si sentono come se il tappeto fosse stato tirato da sotto i loro piedi.

Una delle ragioni principali per cui il Papa ha dovuto fare appello alla fiducia è che, mentre un accordo è stato annunciato, pochi dettagli di ciò che esattamente contiene sono noti. Quindi è impossibile dire esattamente in questa fase quanta libertà di movimento ha sacrificato il papa per indurre le autorità cinesi a firmare sulla linea tratteggiata, o quali possano essere le sue implicazioni per il futuro della fede in Cina.

Per certi versi, la situazione non è del tutto dissimile dall’approccio che Francesco ha adottato nei confronti delle accuse mosse un mese fa dall’arcivescovo italiano Carlo Maria Viganò, ex ambasciatore pontificio negli Stati Uniti, secondo cui Francesco era a conoscenza delle accuse di cattiva condotta sessuale contro l’ex cardinale Theodore McCarrick nel 2013 e non ha agito.

Quando queste accuse sono sorte per la prima volta, Francesco si è rifiutato di affrontarle, e sostanzialmente lo ha fatto di nuovo lunedì sera durante una nuova conferenza a bordo del suo aereo di ritorno a Roma da un viaggio di quattro giorni nei Paesi Baltici.

Francesco ha rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda che non fosse specificamente collegata al viaggio, anche se ha fatto volontariamente alcune riflessioni sugli scandali di abuso clericale – tra le altre cose, sostenendo che il rapporto della grande giuria della Pennsylvania pubblicato a metà agosto mostra progressi nella lotta della Chiesa contro gli abusi sui minori, poiché il numero di casi degli ultimi anni  è drammaticamente più basso di quelli degli anni ’60, ’70 e ’80.

Tuttavia, il Papa non ha detto una parola sulle accuse di Viganò, né ha risposto alla domanda ovvia che i giornalisti a bordo dell’aereo volevano davvero porre: il Papa ordinerà la divulgazione di documenti che mostrano ciò che il Vaticano sapeva del caso McCarrick, e da quando lo sapeva?

In altre parole, anche qui il Papa chiede fondamentalmente alla gente di fidarsi di lui.

Per certi versi, è una richiesta comprensibile. Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco si è dimostrato amico delle vittime, degli svantaggiati e dei popoli oppressi ovunque, e di avere un vivo cuore pastorale per coloro che sono spinti alle periferie della vita. Non è quindi forse irragionevole per lui pensare di poter contare su un certo beneficio del dubbio.

Il problema che si trova ad affrontare, tuttavia, è duplice.

In primo luogo, Francesco soffre di un deficit istituzionale di fiducia che non è iniziato con lui, ma lo ha ereditato e fa parte della sua realtà. I cattolici sotterranei in Cina sentono spesso che il Vaticano li ha traditi ripetutamente fin dall’epoca di Paolo VI, mentre i sopravvissuti agli abusi hanno una lunga esperienza di ascolto di dichiarazioni di determinazione dei dirigenti ecclesiastici per poi rimanere delusi quando si tratta di portare a termine le cose.

Inoltre, entrambe le parti (della cristianità, ndr) si sentono un po’ ambivalenti nei confronti di Francesco stesso in questi giorni, domandandosi se, nonostante il nuovo tono, la musica di fondo della Chiesa non sia davvero cambiata così tanto.

In altre parole, Francesco ha a che fare con due gruppi per i quali è particolarmente difficile ingoiare una richiesta del tipo “fidatevi di me” che venga da parte di qualsiasi leader della Chiesa, persino da parte del Papa.

Forse ancora più fondamentalmente, come dice il proverbio, la fiducia è una strada a doppio senso. Se Francesco o qualsiasi leader vuole la fiducia pubblica, di tanto in tanto devono essere preparati a compiere i passi che la meritino.

Se Francesco sta cercando da qualche parte da dove cominciare da subito, potrebbe considerare la trasparenza – una parola che è stata spesso invocata come obiettivo delle sue riforme, ma una pratica che a volte sembra che è più spesso infranta che osservata.

Se Francesco vuole la fiducia dei cattolici cinesi, potrebbe considerare la possibilità di dire loro esattamente a proposito di che cosa gli viene chiesto di fidarsi di lui – in altre parole, il contenuto del nuovo accordo che il pontefice ha stipulato con il governo cinese.

Una volta che i cattolici sapranno come è strutturato l’accordo, cosa è stato dato via e cosa è stato mantenuto, potrebbero essere più inclini a trattenere il giudizio fino a quando non vedranno come funziona sul campo.

Allo stesso modo per i sopravvissuti agli abusi, se vedessero Francesco impegnato ad andare a fondo di ciò che è andato storto in casi come quello di McCarrick, e avendo una fede sufficiente nei membri ordinari cattolici i quali, dicendo la verità, non distruggeranno la loro fede o non frantumeranno le illusioni che rimangono, potrebbero essere disposti a dare al papa un po’ più di respiro mentre egli cerca di trovare una strada da seguire.

La trasparenza, in altre parole, non è appena una “buona pratica” per evitare e porre rimedio agli scandali, anche se certamente è così. E’ anche un acconto sulla fiducia – un pagamento che non può essere effettuato una sola volta, ma regolarmente, come il gas e l’acqua, perché altrimenti il servizio viene disattivato.

Sia sulla Cina che sugli abusi sessuali, fare quel pagamento può essere costoso per Francesco e per la sua squadra vaticana, ma l’esperienza può dimostrare che il fare non è più un lusso ma una necessità.

 

Fonte: Crux

 

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