La crisi che si sta manifestando in questi giorni nella Chiesa potrebbe essere scoraggiante per la fede dei più. Ma ci sono sacerdoti, come il giovanissimo Seán Connolly, che ci testimoniano il contrario.
Ecco la sua testimonianza nella mia traduzione.
Il giorno più felice della mia vita è stato tre anni fa, quando sono stato ordinato sacerdote.
Posso onestamente dire, senza iperboli, che da allora ogni giorno è stata una gioia. Il lavoro quotidiano in parrocchia racchiude sempre le alte dignità e i doveri del sacerdozio, cioè essere “un altro Cristo” nell’operare per la salvezza delle anime affidate alle mie cure. Come molti giovani sacerdoti di oggi (non ho ancora 30 anni), il mio zelo per la casa del Signore (Sal 69,9), la Chiesa, non era sempre qualcosa che possedevo. Doveva essere scoperto in mezzo al secolarismo pervasivo del nostro tempo.
Il catalizzatore per la mia scoperta di quello che ora so essere la più grande eredità dei miei antenati è stato il pio esempio di mio nonno nel tempo che ho trascorso con lui alla fine della sua vita. Questo ha suscitato in me una curiosità intellettuale nello studiare la Fede da sola. Non dimenticherò mai l’euforia dei miei anni universitari, nel leggere il Catechismo, G.K. Chesterton, Peter Kreeft, le vite dei santi e altro ancora, quando finalmente mi sono sentito liberato dal malfunzionamento della volgare cultura popolare e delle filosofie liberali che erano (e rimangono) l’ethos dominante della nostra società secolare. Ho trovato Gesù e la sua Chiesa – una voce coraggiosa che proclama la verità e la virtù nel nostro guasto mondo.
Chesterton, nel commentare i paradossi della fede nel libro Ortodossia, ha dichiarato:
È sempre semplice cadere; ci sono un’infinità di angoli su cui si cade, solo uno su cui si sta in piedi. Cadere in una qualsiasi delle mode passeggere… sarebbe stato davvero ovvio e scialbo. Ma per evitarle tutte è stata un’avventura vorticosa; e nella mia visione il carro celeste vola tuonando attraverso i secoli, le eresie noiose si moltiplicano e si prostrano, la verità selvaggia vacilla ma si erge.
Per parafrasare: il mondo mi ha mostrato tutte le vie che ci sono per cadere, ma quando ho scoperto la Chiesa, ho trovato l’unica via che c’è per rimanere stabili.
Per temperamento non faccio le cose “con mezze misure”, e così con tutto questo zelo ho scoperto che era volontà di Dio che gli donassi completamente la vita come sacerdote. Sono entrato in seminario nel 2010, molto tempo dopo che nel 2002 è scoppiata la notizia dello scandalo degli abusi sessuali nel clero e delle conseguenti ricadute (si parla degli USA, ndr). Le due reazioni più comuni al mio desiderio di entrare in seminario erano mettere in discussione la mia salute o dubitare della mia virilità. Essendo pieno di zelo per la casa del Signore, tuttavia, non avevo intenzione di essere scoraggiato. So che cos’è la Chiesa cattolica: Lei è la sposa di Cristo sulla terra. Fu da Lui fondata per portare tutti gli uomini alla salvezza eterna. L’essere ripiena dello Spirito Santo le permette di insegnare, santificare e governare i fedeli nel nome di Cristo e le impedisce di commettere errori di fede o di morale, cioè di ciò che riguarda la salvezza della nostra anima.
Nonostante i peccati disgustosi di alcuni suoi sacerdoti e la patetica copertura di alcuni suoi vescovi, non avrei lasciato che questo male avesse l’ultima parola. Stavo andando a fare la mia parte e la lotta per la sposa di Cristo, la Chiesa. E così sono entrato in seminario.
Il mio spirito di combattimento è stato sfidato dalle rivelazioni della terribile settimana passata, con la pubblicazione del rapporto del Grand jury che dettaglia settant’anni di abusi sessuali e di occultamento in sei diocesi della Pennsylvania. E’ stata la settimana più dura del mio breve sacerdozio. Ho avuto sentimenti di rabbia, incredulità, tristezza e imbarazzo. È difficile dire, ma anche giusto e necessario, che nell’era del dopo Concilio Vaticano II la Chiesa è diventata troppo mondana.
Sembra che la Chiesa sia stata amministrata istituzionalmente come se fosse una società. Troppo spesso i fedeli sono stati visti non in termini di anime immortali, ma piuttosto in termini di clienti paganti. Predicare la fede e la morale è diventato secondario per mantenere i clienti felici e paganti. Lasciare uscire la parola scandalo è un male per le imprese. E così, il santo timore che viene con la consapevolezza fedele che tutti noi saremo giudicati da Dio alla fine della nostra vita ha lasciato il posto al nascondere lo scandalo per proteggere la reputazione della società. Una cosa positiva che può venire da questa crisi è che la Chiesa possa essere guidata e governata di nuovo come Chiesa, non come una società. E che i fedeli siano visti come anime affamate di Dio, non come clienti in cerca di discorsi felici.
A questo proposito vorrei rivolgere una parola di prudenza a coloro che possono cedere alla tentazione di lasciarsi demoralizzare dai peccati disgustosi di sacerdoti e vescovi. In primo luogo, i sacerdoti e i vescovi che hanno commesso gravi peccati e crimini atroci sono colpevoli di scandalo, che è un atto di omicidio spirituale. Saranno giudicati da Dio e dalle autorità competenti. Ma non possiamo permetterci di cadere nella tentazione di essere così scandalizzati che perdiamo la Fede e lasciamo la Chiesa. Sarebbe un suicidio spirituale. Occorre fare la necessaria distinzione tra la Chiesa e i suoi fallibili ministri umani. La Chiesa è stata fondata da Cristo; Lei è la Sua sposa immacolata sulla terra. Le porte dell’inferno non prevarranno mai contro di lei (Mt 16,18).
Per quanto difficile possa essere vederlo in questi tempi, la Chiesa è l’unico baluardo della vera fede e della vera morale nel nostro mondo, proprio perché è il Corpo di Cristo. La Chiesa è l’arca della salvezza che può guidarci attraverso le acque insidiose della vita sulla terra fino all’approdo sicuro del cielo. Ma i suoi ministri umani non sono esenti dal peccato originale. Tutti loro non sono degni della dignità del loro ufficio di sacerdoti e vescovi e spesso non sono all’altezza dei doveri del loro stato.
Non possiamo e non dobbiamo permettere che i loro peccati ci separino dalla Chiesa di Cristo. Sarebbe il colpo inferto sul livido della catastrofe di questo scandalo.
In questi giorni il mio zelo per la casa del Signore è stato sfidato, ma non è calato. Sulla scia dell’ulteriore rivelazione di questo scandalo, decido di essere un sacerdote migliore e più santo. Io, insieme ad alcuni miei cari sacerdoti-amici, ho deciso di assumere penitenze aggiuntive, come il digiuno, da offrire a Dio in riparazione dei peccati dei sacerdoti. Dobbiamo rispondere a questo male con la nostra bontà. Ora più che mai dovremmo abbracciare l’eredità della fede cattolica che abbiamo ricevuto dai nostri antenati. Ora più che mai, dobbiamo essere audaci nel proclamare gli insegnamenti della Chiesa. Ora più che mai, dobbiamo accogliere le promesse fatte nel giorno della nostra ordinazione, specialmente il celibato per il Regno (cfr Mt 19,12; Mc 12,25).
In mezzo a questa passata, demoralizzante settimana si è celebrata la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Questa è la festa patronale di una delle chiese della mia parrocchia. È stata una tregua benvenuta l’essere con il mio pastore e alcuni meravigliosi parrocchiani nella piazza della nostra chiesa preparandoci per la nostra processione e festa. Stavamo preparando tavoli e sedie, impastando la farina, aggiustando i fiori alla statua della Madonna, che sarebbe stata portata in processione. In mezzo a questa piacevole atmosfera sono arrivati un reporter e un cameraman di una TV locale. Il mio primo pensiero è stato: “Oh, quanto è bello, sono venuti a riprendere la nostra processione e festa“. Mi sono reso presto conto, tuttavia, che erano lì per fare un articolo su come uno dei sacerdoti predatori nominati nel rapporto del Grand jury era stato assegnato alla mia parrocchia oltre 50 anni fa.
C’era la tentazione di disperare, di lasciar perdere lo spirito della nostra serata dedicata all’Assunzione della Madonna. Ma i miei parrocchiani non hanno lasciato che ciò accadesse. Trecento di loro hanno partecipato il mercoledì sera alla festa. Il loro zelo per la casa del Signore mi ha ispirato. Essi chiaramente hanno a cuore la loro identità cattolica, la Fede, e la Chiesa. Ci siamo recati in giro per il quartiere portando la Madonna, cantando inni e recitando il rosario. Quando siamo tornati in chiesa il sole stava splendidamente tramontando su di noi, quando abbiamo concluso con la Litania di Loreto.
In seguito, un parrocchiano mi ha avvicinato con le lacrime agli occhi. “Padre“, ha detto, “questa processione è stata una luce nelle tenebre di questi tempi difficili. Grazie per il vostro sacerdozio. Abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di tutti voi buoni sacerdoti. Non vi buttate giù. Tenete duro. Ricordate quello che la Madonna ha detto a Fatima, che nonostante tutto questo ‘Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà‘“”.
Martoriato, ma fedele; vacillante, ma eretto. Che lo zelo per la casa del Signore continui a consumarmi.
Fonte: The Catholic World Report
Padre Seán Connolly è un sacerdote dell’Arcidiocesi di New York. Attualmente è vicario parrocchiale della parrocchia Immacolata Concezione e Assunzione di Nostra Signora di Tuckahoe, New York.
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