Un amico sacerdote mi ha narrato di un dialogo avuto con una persona. Se lo riporto è perché mi ha reso chiara la differenza tra la fede di tanti tra di noi oggi e quella che ha animato la vita dei nostri avi. Alla sua domanda se stesse bene, dato che non l’ha vista alla messa domenicale, la sua risposta è stata che dovendo fare la terza dose del vaccino il giorno dopo ha ben pensato di rimanere in casa riguardata. Proprio qui io vedo la differenza tra il vivere di molti tra di noi la quotidianità con le sue gioie e le inevitabili problematiche e paure e la modalità con cui vivevano queste condizioni – e forse anche peggiori – i nostri avi. Questa risposta rivela, infatti, dove noi cerchiamo conforto ossia in sicurezze ed usi che ultimamente poggiamo solo su argomenti di fiducia e prudenza umana; i nostri avi, invece, pur senza rinunciare a queste, sapevano bene a Chi rivolgersi per ottenere pace e per questo avrebbero innanzitutto anteposto la messa domenicale privandosi della quale ben sapevano che ogni riguardo umano ben poco può fare. Così, proprio nei giorni in cui il contagio sale e preoccupa di più, mentre si corre a vaccinarsi per poter vivere la vita usuale che per i più coincide con la giusta preoccupazione di poter andare a scuola o a lavorare; andare in palestra; poter frequentare parrucchieri e centri estetici; andare al bar o al ristorante; andare a teatro o allo stadio… ed in ognuno di questi luoghi si accede con le dovute precauzioni; ora, anche chi fino a qualche mese fa partecipava alla vita e alla liturgia della parrocchia, vi ha semplicemente rinunciato. Si limita, perciò, a cercare conforto in pratiche umane più o meno sane e, non ho difficoltà a pensarlo, anche in alcune devozioni personali, senza, però, avvertire, la necessità di continuare un rapporto vivo con il Signore morto e risorto che proprio nella frequentazione della parrocchia (che ha il suo vertice nella partecipazione alla Santa Eucarestia domenicale dove Gesù rinnova il Suo sacrificio d’Amore per noi e ci unisce rendendoci un cuore solo ed un anima sola) infonde in noi la sola vera gioia che nelle condizioni belle e avverse della vita accompagna e conforta senza deludere. Si evince così come il protestantesimo in questi anni abbia fatto breccia fin dentro la Chiesa cattolica rendendoci incapaci di vivere la totalità della nostra vita secondo la logica propria dei cattolici romani. Alla logica dell’”et-et” si è infatti sostituita la logica protestante dell “o-o” cosicché se prima l’affidarsi al Signore prevaleva sulla prudenza e sulle pratiche umane senza peraltro escludere nulla di queste ultime; oggi le due cose ci appaiono in alternativa spingendoci a confidare più in quelle opere che umanamente riteniamo sagge che nell’invocare il nome del Signore dandone testimonianza pubblica di vita. Eppure il Signore, la Madonna ed i nostri Santi Patroni (Bernardo, Vittoria e Giacomo; per citare solo i titolari di queste nostre parrocchie) ci hanno protetto in questi anni di pandemia facendoci la grazia che nessuno tra noi morisse di Covid sebbene in tanti lo abbiano contratto anche quando i vaccini non c’erano e non si poteva contare perciò sulla loro protezione. Nel concludere pongo a me e a ciascuno la domanda che Gesù pose ai Suoi: «Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (cfr Lc 18, 8). E, come i Suoi, anch’io domando per me e per ciascuno di voi: «Signore aumenta la nostra fede!» (cfr. Lc 17, 6)”.
Don Antonio Baracchini
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