di Aurelio Porfiri
Per raggiungere la semplicità si paga un prezzo molto duro. Non ci si faccia ingannare quando si confonde il semplice con il banale. Purtroppo nelle nostre chiese si è spesso fatta questa confusione, credendo che avrebbe portato qualche bene che invece non ha mai portato. Semplice e banale sono due cose molto diverse.
La semplicità è sine plica, cioè la perfezione. La semplicità non è contro la complessità ma sopra di essa, è il frutto del travaglio che si manifesta in tutta la sua spontanea essenza. Quanta fatica è necessaria per essere semplici!
Gesù dice: “siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Quella semplicità che non solo significa purezza ma anche abilità di prendere il volo. La semplicità aiuta ad innalzarsi, sempre che non la si continua a confondere con la banalità, che invece tiene inchiodati a terra. Il semplice non è contro il complesso, ne è semplicemente l’esito finale, il premio a chi accetta di sopportare i lunghi silenzi dell’ispirazione.
Dobbiamo ricercare per l’arte sacra e la musica sacra la vera semplicità, ma non quella dozzinale che spesso ci viene propinata, perché quella non serve a nessuno.
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