di Salvatore Scaglia
Da settimane è in corso una tensione tra Russia e Ucraina, a sua volta spalleggiata da paesi NATO, USA in primis; perciò, molti, in Italia, si concentrano – più o meno pregiudizialmente e più o meno approfonditamente – su questo evento, anche perché, si dice, è vieppiù forte il pericolo che questa tensione sbocchi in una vera guerra internazionale, le proporzioni del cui eventuale ampliamento nessuno può prevedere.
Senza volere sottovalutare siffatti scenari, è tuttavia evidente che molti parlino di una potenziale guerra estera dimentichi – se mai l’avessero considerata – della guerra effettiva, in corso da un biennio, in casa nostra.
Guerra alla Politica. Con la P maiuscola. Col Gabinetto Draghi, infatti, Governo e Parlamento sono “res una”, con opposizione ai minimi termini, se proprio in queste ore qualcuno, avendo osato discutere con disappunto del Premier, ha provocatoriamente proposto di abolire l’aula parlamentare. Inoltre, specialmente alcuni partiti – M5S, PD e Forza Italia – fanno di tutto per rinviare il voto, che peraltro, prima o poi, riguarderà un Parlamento con 345 seggi in meno, a fronte del quale la legittimazione politica delle attuali assisi di Camera e Senato è discutibile. In questo panorama alzi la mano chi sente più trattare la riforma della legge elettorale e la ricalibrazione dei collegi, da ampliare in ragione del minor numero dei futuri rappresentanti del popolo. Se si aggiunge che Mattarella è stato confermato Capo dello Stato e che Draghi non risponderà alle urne, esente dunque da responsabilità politica, è abbastanza chiaro il blocco – in ogni senso – del quadro politico.
Guerra alla democrazia. Questa, invero, risalendo ai Governi Conte e Conte-bis, è caratterizzata da uso smodato di DPCM e DL, comitati e cabine di regia, propaganda politico-mediatica – ossia “unic selling proposition” sul virus Covid-19 e i c. d. vaccini – e censura aperta, anche su reti pubbliche, delle voci dissonanti. Connesso a ciò è un dibattito pressocché assente pure tra le persone, in larghissima parte terrorizzate e disinformate, ancora dopo due anni di c. d. emergenza epidemiologica. In tale condizione molti finiscono col non pensare, come provano anche spettacoli grotteschi quali l’uso della mascherina FFP2 solissimi in auto o all’aperto in grandi strade. Al lock down generale del 9 Marzo-18 Maggio 2020 è seguito, insomma, un diffuso lock down cognitivo (D. Fusaro).
Guerra alla Scienza. La quale, in verità, è confronto permanente tra tesi e antitesi da dimostrare, secondo il principio della verificazione e, per Karl Popper, della falsificazione. Il noto Pensatore, infatti, ritiene che lo scienziato debba cercare di smentire una data teoria, in modo tale da verificare se essa regga, oppure no, nei suoi fondamenti: solo in questo modo la Scienza progredisce. Con buona pace, pertanto, per la Scienza come Dogma Unico e apodittico, massivamente inoculato dal potere politico e dalla stampa allineata, per cui chi osa opinare diversamente tuttora viene etichettato, e svariate volte persino dai vertici dello Stato, come appartenente al campo dell’ “antiscienza”. Quando proprio il sistema del c. d. Green Pass, su cui si è insistito rafforzandolo, è un capolavoro di antiscienza (inutile sul piano del contrasto al virus, come dichiarato da tempo anche dai virologi della narrativa ufficiale), di iniquità (discrimina tra persone e fa perdere il lavoro) e di dannosità per l’economia.
Guerra alla logica e al diritto. Pesantemente vulnerata in questo biennio è stata la logica, come complesso di principi elementari (tra cui quello di non contraddizione) posti a base necessaria del ragionamento: dal raziocinare comune a quello giuridico. Si possono enumerare davvero parecchi esempi, ma valga per tutti, perché abominio probabilmente senza pari nel mondo civile, il caso-lavoro: chi si azzarda, cioè, a rifiutare un trattamento farmacologico genico sperimentale, di cui né Stato né medici né infermieri né case farmaceutiche si assumono la piena responsabilità, è sospeso dal lavoro e, horribile dictu!, dalla retribuzione. Invero, con quello che quindi si può definire Green Fasc, lo Stato obbliga, ma non si obbliga, con l’ulteriore paradosso che il lavoratore dipendente indagato per un reato è sospeso dalla funzione, ma gli è garantito un assegno alimentare; mentre il non vaccinato è trattato peggio di un potenziale delinquente perché è privato anche del minimum vitale. I c. d. tamponi, infatti, valgono per tenere in piedi la narrazione della c. d. pandemia (da essi si ricavano tasso di positività, di incidenza del virus …), ma non valgono per permettere a soggetti sani di lavorare. A fronte di una Repubblica fondata sul lavoro (art. 1 Cost.) e nel generale silenzio, tra gli altri di Presidente della Repubblica, sindacati e Chiesa.
Guerra agli italiani. Il Green Fasc ne produce una summa divisio in controllati e discriminati. I primi, i vaccinati, convinti di essere liberi, in realtà sono controllati sia per la continua esibizione della tessera verde loro richiesta sia perché destinatari di diritti non più riconosciuti, bensì concessi e revocabili. La dignità della persona umana, sostanziata dai suoi diritti (e doveri) naturali e costituzionali, è insomma una fisarmonica, suscettibile di ampliamento e restringimento de plano. I secondi, i non vaccinati, sono limitati in quasi tutte le loro attività, tanto che persino Draghi ha ammesso, qualche mese fa, in conferenza stampa che, è vero, ci sono delle persone escluse dalla società. Un’apartheid dichiarata, insomma.
Questa guerra, benché non sia di tipo convenzionale, è comunque conoscibile. E se conoscibile va anche contrastata.
Essa ha già causato, come tutte le guerre, i suoi morti e i suoi feriti. I primi sono i deceduti da Covid mal o non curati; o quanti hanno lasciato questa valle di lacrime per gli effetti avversi dei c. d. vaccini. Feriti sono i non pochi italiani lesi nella loro dignità, emarginati e abbandonati sol perché, in tema di salus corporis, oppongono un pensiero diverso per ragioni di coscienza religiosa, morale, civile. Ma ancora più feriti, perché non sempre consapevoli, sono i molti altri che hanno consentito che l’Italia divenisse, come sottolineato da una celeberrima testata americana, un ver’e proprio laboratorio in cui studiare i livelli di restrizione ai diritti accettabili dalla popolazione in nome della lotta alla c. d. pandemia.
Purtroppo, è tutto il Paese, non alcuni sì ed altri no, a pagare un prezzo elevatissimo. Un Paese che sembra fatto, oggi più che mai, da un volgo disperso che nome non ha (cf. A. Manzoni, Adelchi, atto III).
La saggezza suggerisce di scuotersi, prima che i morti e i feriti di questa guerra aumentino, svegliando così – com’è inevitabile – chi, stoltamente, è ancora spensierato.
La saggezza raccomanda all’intero popolo di rialzarsi sapendo giudicare questo tempo (cf. Luca 12, 56). Infatti, anziché, magari oziosamente, cercare lontano (in tensioni estere) è meglio, nonché necessario, scavare vicino (cf. A. Manzoni, I promessi sposi, cap. X).
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