San Giuseppe

 

 

di Alberto Strumia

 

Nel giorno della Solennità di san Giuseppe sposo della Vergine Maria l’invito è quello di prendere o riprendere la mano la bella meditazione offerta dall’esortazione apostolica Redemptoris Custos di san Giovanni Paolo II, del quale ripropongo qui un breve passaggio.

«La fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe. Se Elisabetta disse della Madre del Redentore: “Beata colei che ha creduto”, si può in un certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché rispose affermativamente alla Parola di Dio, quando gli fu trasmessa in quel momento decisivo. Per la verità, Giuseppe non rispose all’Annuncio dell’angelo come Maria, ma “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Ciò che egli fece è purissima “obbedienza della fede” (cfr. Rm 1,5; 16,26; 2Cor 10,5-6).

Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell’Annunciazione. Il Concilio insegna: “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede, per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta” (Dei Verbum, n. 5). La frase sopracitata, che tocca l’essenza stessa della fede, si applica perfettamente a Giuseppe di Nazaret. […]

Come si deduce dai testi evangelici, il matrimonio con Maria è il fondamento giuridico della paternità di Giuseppe. È per assicurare la protezione paterna a Gesù che Dio sceglie Giuseppe come sposo di Maria. Ne segue che la paternità di Giuseppe – una relazione che lo colloca il più vicino possibile a Cristo, termine di ogni elezione e predestinazione (cfr. Rm 8,28sg) – passa attraverso il matrimonio con Maria, cioè attraverso la famiglia.

Gli evangelisti, pur affermando chiaramente che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che in quel matrimonio è stata conservata la verginità (cfr. Mt 1,18-24; Lc 1,26-34), chiamano Giuseppe sposo di Maria e Maria sposa di Giuseppe (cfr. Mt 1,16.18-20.24; Lc 1,27; 2,5). […]

La liturgia, ricordando che sono stati affidati “alla premurosa custodia di san Giuseppe gli inizi della nostra redenzione” (preghiera della Messa di san Giuseppe) precisa anche che “Dio lo ha messo a capo della sua famiglia, come servo fedele e prudente, affinché custodisse come padre il suo Figlio unigenito” (Praefazio). […]

In tempi difficili per la Chiesa Pio IX, volendo affidarla alla speciale protezione del santo patriarca Giuseppe, lo dichiarò “Patrono della Chiesa cattolica” (Quemadmodum Deus, Acta I, V, 283). […]

Questo patrocinio deve essere invocato ed è necessario tuttora alla Chiesa non soltanto a difesa contro gli insorgenti pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo e di rievangelizzazione in quei “paesi e nazioni dove – come ho scritto nell’esortazione apostolica Christifideles Laici – la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti”, e che “sono ora messi a dura prova” (n. 34). […]

Oltre che nella sicura protezione, la Chiesa confida anche nell’insigne esempio di Giuseppe, un esempio che supera i singoli stati di vita e si propone all’intera comunità cristiana, quali che siano in essa la condizione e i compiti di ciascun fedele. […]

La Chiesa trasforma queste esigenze in preghiera. Ricordando che Dio ha affidato gli inizi della nostra Redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, gli chiede di concederle di collaborare fedelmente all’opera di salvezza, di donarle la stessa fedeltà e purezza di cuore che animò Giuseppe nel servire il Verbo incarnato e di camminare sull’esempio e per l’intercessione del santo, davanti a Dio nelle vie della santità e della giustizia.

Ancora oggi abbiamo numerosi motivi per pregare nello stesso modo: “Allontana da noi, o padre amatissimo, questa peste di errori e di vizi…, assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre…; e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità” (Preghiera a san Giuseppe)».

 

Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari. 

 

 

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