di Angela Comelli
Rodolfo Casadei è un giornalista serio e preparato, di lui ci si può fidare: possiede una solida base culturale, mantiene uno sguardo attento ed aperto sulla realtà cui si avvicina senza visioni precostituite, ma con il sincero desiderio di capire ed approfondire la conoscenza dei fatti e della loro concatenazione.
Non stona il suo essere, in qualche modo, un bastiancontrario, controcorrente rispetto al pensiero comune: anche per questo vale la pena leggerlo!
Inviato in mille paesi diversi, spesso teatro di guerra e di sofferenze stratificate, Casadei non distoglie mai lo sguardo, ma, allo stesso tempo, va alla ricerca dei germogli di bene che spuntano anche in mezzo ai detriti. Leggere i suoi articoli e i suoi libri aiuta a comprendere meglio situazioni e vicende, ad andare più a fondo delle apparenze, anche se non si condividesse totalmente il giudizio sintetico sulla storia raccontata.
Esce ora la sua ultima fatica letteraria. un libro intitolato: “Roberto Formigoni, una storia popolare”, ed. Cantagalli, con l’introduzione del cardinale Camillo Ruini.
Mi sono chiesta come mai Casadei avesse sentito il bisogno di estrarre dall’armadio questo personaggio così discusso, proprio ora che anche i suoi nemici hanno smesso di citarlo, essendo riusciti a silenziarlo definitivamente. Salvo una piccola recente polemica a proposito del reintegro del vitalizio all’ex Presidente della Lombardia, sembra che la vicenda Formigoni sia definitivamente chiusa, nel bene e nel male e ci siano argomenti più interessanti su cui dibattere, sia a livello sociale che politico.
E poi, perché il titolo: “Una storia popolare”?
Formigoni è stato costruttore e distruttore della propria fortuna politica, se ne assuma le responsabilità!
Illuminanti, a questo proposito, le parole del cardinal Ruini e degli stessi “autori” del libro:
“Non è la storia di un uomo solo, ma è anche la storia di un popolo fortemente coeso, che cammina con lui. E insieme affrontano battaglie culturali e politiche, ora vincendo ora perdendo, ma sempre tenendo la rotta e riprendendo il cammino. E sempre lavorando perché l’intelligenza della fede che hanno ricevuto diventi anche intelligenza della realtà.” (Dall’Introduzione del cardinale Camillo Ruini)
“Questo libro nasce grazie agli inviti e all’insistenza, durati mesi, di molti cari amici: «Non può cadere nel dimenticatoio l’esperienza del Movimento popolare! Sei uno dei pochi che ha vissuto Gioventù Studentesca dall’inizio! Non lasciar disperdere la politica innovativa di Regione Lombardia!», ecc., ecc”
(Roberto Formigoni dalla NOTA DEGLI AUTORI)
“Per quello che mi riguarda, all’origine di questo libro c’è un senso di ribellione per una duplice ingiustizia: la criminalizzazione, da parte dei nemici, di una storia dove in realtà le luci sono immensamente più numerose delle ombre; il silenzio o l’amnesia di tanti amici rispetto a un’epopea che pure a suo tempo hanno condiviso. Trovo questa seconda ingiustizia più sconfortante della prima. (Rodolfo Casadei dalla NOTA DEGLI AUTORI)
Ho contattato direttamente Rodolfo Casadei che ha gentilmente accettato di rispondere a 3 domande /provocazioni:
1) Perché dare ancora voce a Formigoni? Non sarebbe il caso che terminasse i suoi giorni in silenzio per “espiare” le sue numerose colpe? .
Roberto Formigoni è uscito assolto o prosciolto in istruttoria in 16 inchieste su 17. Per tutta la durata dei suoi quattro mandati ai vertici di Regione Lombardia, le inchieste della magistratura milanese lo hanno inseguito con la stessa periodicità dei monsoni in India, senza mai intaccare la sua popolarità fra gli elettori, che lo riconfermavano ad ogni tornata elettorale con la maggioranza assoluta dei voti, a motivo dei buoni e a volte ottimi risultati della sua amministrazione. La sentenza dell’unico processo nel quale è stato condannato è piuttosto bizzarra: Formigoni è stato condannato per corruzione perché i fondi versati dalla Regione a un ente ospedaliero privato non sono stati usati per gli scopi a cui erano destinati, ma distratti da alcune persone che operavano per quell’ente (la Fondazione Maugeri). Ma la delibera di Giunta che ha assegnato i fondi alla Maugeri, e a tutti gli ospedali pubblici e privati di Regione Lombardia che ne avevano diritto, era perfettamente appropriata: infatti nessuno dei co-imputati del processo è stato condannato. Né l’assessore alla Sanità, né il direttore generale dell’assessorato, né il segretario generale della Regione, ecc.: tutti personaggi che dovevano per forza essere complici di un atto corruttivo come quello oggetto dell’accusa. Sono stati tutti assolti perché effettivamente la delibera era regolarissima, e l’appropriazione indebita dei fondi è avvenuta a valle dei versamenti: è al livello della Maugeri, e non della Regione, che si è verificato l’atto illegittimo. Perché allora Formigoni è stato condannato? Perché ha partecipato come ospite ad alcune vacanze organizzate da alcune delle persone che hanno patteggiato una condanna per il caso Maugeri. Mi pare un ragionamento illogico. Possiamo biasimare l’imprudenza del presidente di Regione Lombardia, che coltivava rapporti con persone interessate all’erogazione di fondi regionali all’ente privato per il quale lavoravano, ma non si vede davvero dove stia la colpa dal punto di vista penale. Quella sentenza ha gettato la “damnatio memoriae” non solo su una persona, ma su un’intera esperienza di governo che invece ha avuto moltissimi meriti. Pensate quello che volete della condanna di Formigoni per corruzione, ma ridurre il suo operato e quello delle sue giunte e dei suoi collaboratori alla vicenda che ha portato a una sanzione penale, è la stessa cosa che ridurre il ruolo di Helmut Kohl nella vicenda politica della Germania e di François Mitterrand nel processo di costruzione europea alla sentenza con cui Kohl è stato condannato per i fondi neri al suo partito, la CDU, che Mitterrand gli aveva fatto avere. I politici andrebbero giudicati, nella memoria collettiva, alla luce di tutto il loro operato, e non per un singolo aspetto o per una singola vicenda.
2) E’ un tentativo di Comunione e liberazione (CL) di recuperare un po’ di credibilità e di potere?
Decisamente no. Comunione e Liberazione non ha avuto nessun ruolo nella stesura di questo libro. A convincere me e Formigoni a realizzare un’intervista biografica è stato un gruppo di comuni amici, che ha avuto l’idea di metterci in contatto, dopo che non ci vedevamo da molti anni. Sono stato un collaboratore di Formigoni presidente di Regione Lombardia fra il 1997 e il 2004, facevo parte del gruppo di persone che preparavano i discorsi del Presidente, quelli che in inglese si chiamano speech-writers. Era sempre una soddisfazione vedere come Formigoni valorizzava il lavoro di stesura che avevamo preparato per lui. Nessuno può negare che sia sempre stato un grande comunicatore. Né Formigoni né CL, a quanto mi consta, hanno l’obiettivo di riconquistare potere attraverso questa operazione editoriale. Diverso il discorso circa la credibilità: la motivazione da cui nasce il libro è l’esigenza di trasmettere una versione più veritiera della “storia popolare” di cui Formigoni è stato protagonista insieme ad almeno due generazioni di cattolici in un arco di tempo di quasi sessant’anni. Il libro dedica 180 delle sue 530 pagine ai temi riguardanti i 18 anni di governo di Regione Lombardia, ma gran parte del resto è dedicato alla ricostruzione degli eventi che hanno riguardato Gioventù Studentesca, Comunione e Liberazione e il Movimento Popolare – le realtà aggregative alle quali Formigoni ha partecipato spesso in posizioni di leadership – negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta. Quello che GS (Gioventù Studentesca, ndr), CL ed MP (Movimento Popolare, ndr) hanno fatto in quegli anni ha contribuito a far uscire l’Italia dalla cappa degli “anni di piombo”, a salvare il pluralismo nelle scuole e più in generale nella società, a disseminare di opere sociali (cooperative di ogni genere, scuole libere, centri culturali, ecc.) le città italiane e infine, con la pluriennale esperienza di governo regionale di Formigoni, a dimostrare che la dottrina sociale cristiana può davvero tradursi in atti amministrativi e di governo benefici per l’intera società, e che cattolici impegnati con la propria fede senza dualismi sono capaci di servire il bene comune sotto tutti i punti di vista.
3) Cosa possiamo salvare, oggi, della stagione politica di Formigoni?
Un sacco di cose. Solo per limitarci agli anni al governo di Regione Lombardia, quella serie di amministrazioni ebbe il coraggio non solo di portare avanti una riforma che associava al sistema sanitario pubblico il meglio della sanità privata a vantaggio dei cittadini nonostante ostilità di ogni tipo; non solo seppe tradurre in fatti amministrativi i princìpi della dottrina sociale cristiana in materia di educazione, famiglia e vita attraverso il buono scuola, la legge per la famiglia, il sostegno alla maternità, la legge per gli oratori, i fondi per i disabili come Eluana Englaro, ecc.; ma si distinse davvero in tutti i campi. A quei tempi la Lombardia era all’avanguardia delle regioni italiane in una lunga serie di laicissime materie: è stata la prima Regione italiana a creare il singolo decreto di pagamento per i Fondi europei, che ha accelerato immensamente le procedure, a creare lo Sportello Unico delle imprese per tutte le autorizzazioni amministrative, a stabilire premialità per le cooperative sociali in determinate gare di appalto, a mettere a sistema i servizi per l’occupazione delle agenzie private, ad avere una sede di rappresentanza a Bruxelles presso la Ue, a fare cooperazione internazionale con fondi regionali, a stabilire che la formazione professionale espletava l’obbligo scolastico, a creare il contratto tipo del project financing, cioè della partecipazione di investimenti privati in opere pubbliche, a creare fondi di investimento per finanziare l’housing sociale, a fare un Piano dell’aria per la riduzione dell’inquinamento e a introdurre il blocco del traffico applicando le prime direttive Ue sul particolato, a fare una legge sull’abitabilità dei sottotetti per ridurre il consumo di territorio, a introdurre i contratti di fiume (per ridurre la possibilità di alluvioni), a rendere possibili gli esami del sangue senza prenotazione, a introdurre l’accreditamento delle strutture sanitarie private, superando il vecchio sistema delle convenzioni, a rendere tempestivi i pagamenti della Pubblica Amministrazione ai fornitori dei servizi sanitari (il Lazio ci è arrivato, stando alle parole del suo presidente Zingaretti, nel 2020) e molte altre cose. In tutte queste materie e in altre ancora (che trovate nel libro) le altre regioni italiane hanno imitato, dopo poco o dopo molto tempo, la Lombardia del ciellino Formigoni presidente. Se non ci fossimo preoccupati noi di mettere nero su bianco questi esempi di buon governo descrivendoli nel libro, sarebbero semplicemente finiti nel dimenticatoio, perché la grande stampa laicista non ne ha mai parlato. Se non ci preoccupiamo noi di tramandare la memoria del bene fatto, non possiamo certo sperare che lo faranno i nostri nemici
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