Ricevo e volentieri pubblico, con la precisazione che NON condivido affatto quanto da Andrea Cionci sostenuto. Per me rimangono valide le parole di Papa Benedetto XVI che ha riconosciuto come Papa Jorge Mario Bergoglio. Pertanto, non condivido neanche l’ipotesi della “sede impedita” fino a prova contraria rappresentata da un documento olografo di papa Benedetto XVI che confermi esplicitamente e incontestabilmente quanto da Cionci affermato. Fino a quel momento, le affermazioni di Cionci rimangono pure congetture del tutto opinabili, deleterie per l’unità della Chiesa.

Ciò detto, è di tutta evidenza che Papa Francesco rimane attore principale e amplificatore di una grave crisi in atto nella Chiesa, una crisi che viene sì da lontano ma che lui sta contribuendo scientemente e attivamente ad infiammare con conseguenze potenzialmente dirompenti e nefaste. La barca di Pietro è in un mare in tempesta e fa acqua da tutte le parti. Una tale grave responsabilità non può essere sottaciuta per amore della verità e della Chiesa.

 

Mons. Athanasius Schneider, Rome, Life Forum 17 Maggio 2018 e Andrea Cionci, giornalista
Mons. Athanasius Schneider, Rome, Life Forum 17 Maggio 2018 e Andrea Cionci, giornalista

 

Eccellenza reverendissima,

mi perdoni se Le rivolgo direttamente una lettera in risposta alle Sue considerazioni in merito al “neosedevacantistismo”, riportate da Sabino Paciolla che, molto correttamente, mi offre questo spazio. Ritengo di essere uno dei fautori principali di questa posizione e, nel mondo, credo di essere l’individuo che più in assoluto ha studiato la questione delle particolarissime dimissioni di papa Benedetto: 700 articoli su testate nazionali in tre anni, 250 podcast, un bestseller di 340 pagine venduto in 18.000 copie, tradotto in cinque lingue, presentato per 57 volte in Italia su iniziativa dei fedeli.

Ho già tentato, tempo fa, di mettere a Sua disposizione il frutto del mio lavoro, ma finora non ho riscontrato una Sua particolare disponibilità in tal senso.

Lei afferma: “Non esiste alcuna autorità che possa dichiarare o considerare invalido un Papa eletto e generalmente accettato come tale. La pratica costante della Chiesa rende evidente che anche nel caso di un’elezione non valida, questa viene di fatto perfezionata dall’accettazione generale del nuovo eletto da parte della stragrande maggioranza dei cardinali e dei vescovi. Anche nel caso di un Papa eretico, egli non perde automaticamente la carica, né esiste alcun organo nella Chiesa che possa dichiararlo deposto per eresia. Tali azioni si avvicinerebbero a una versione dell’eresia conciliarista o episcopale. L’eresia del conciliarismo o dell’episcopalismo afferma fondamentalmente che esiste un organo all’interno della Chiesa (Concilio ecumenico, Sinodo, Collegio cardinalizio, Collegio episcopale) che può emettere un giudizio giuridicamente vincolante sul Papa”.

Quanto Lei scrive è del tutto corretto: non c’è alcuna giurisprudenza per far decadere un papa eretico e un’elezione invalida può essere sanata attraverso la cosiddetta “accettazione pacifica universale”.

Non comprendo tuttavia perché Lei eviti di citare il fulcro, l’elemento essenziale della posizione di coloro che constatano oggi una sede vacante non dichiarata da nove mesi. (Un unicum nella storia della Chiesa).

Noi non sosteniamo affatto che Bergoglio sia decaduto in quanto eretico, né abbiamo mai impugnato le presunte e poco dimostrabili irregolarità nel conclave 2013. Anzi: le abbiamo sempre indicate come false piste, del tutto controproducenti.

Ciò che abbiamo tentato di far capire al mondo, perfino noleggiando degli aeroplani con striscioni è uno scenario che Lei non menziona nemmeno casualmente.

Ci riferiamo alla “Sede totalmente impedita” (can. 335) di papa Benedetto XVI che ha reso l’elezione di Bergoglio non invalida, bensì del tutto illegittima. Lei ci insegna che c’è una differenza abissale tra invalidità e illegittimità di un atto giuridico.

Non c’è alcuna accettazione pacifica universale che possa mai sanare un atto inesistente, impossibile e illegittimo come un conclave convocato a papa vivo e non regolarmente abdicatario.

Mentre Pio VI Braschi era ostaggio di Napoleone, sarebbe stato possibile convocare il conclave per eleggere Pio VII Chiaramonti? No. Infatti, hanno dovuto aspettare la sua morte (29 agosto 1799), in prigionia, prima di convocare il conclave.

Ancora: Pio XII aveva dato disposizioni per una sua immediata abdicazione nel caso fosse stato rapito dai nazisti, in modo che i tedeschi si ritrovassero fra le mani solo il cardinale Pacelli. Se non fosse stata necessaria la sua abdicazione, Pio XII avrebbe potuto disporre tranquillamente di far eleggere un altro papa mentre egli era prigioniero.

Come vede, a papa impedito e – in ogni caso – non abdicatario, non si può mai e poi mai convocare un conclave.  Questo perché, come recita il can. 331, il munus petrino è conferito singolarmente al successore di Pietro. Quindi, prima di un conclave è necessario che il papa precedente abbia restituito il suo ufficio a Dio, o con la morte, o tramite regolare abdicazione che, dal 1983, su emendamento voluto dal card. Ratzinger, (guarda qui) prevede la specifica rinuncia al munus petrino.

Il fatto che Bergoglio sia eretico è, quindi, semmai una conseguenza, in termini teologici, del fatto che egli non ha mai posseduto il munus petrino e non è il legittimo papa, quindi non ha alcuna assistenza speciale da parte dello Spirito Santo. Il fatto che vi siano state irregolarità nel conclave è, ancora, una conseguenza del fatto che papa Benedetto sia stato vittima di un colpo di stato, costretto a togliersi di mezzo e a farsi porre in sede impedita. Queste conseguenze non possono essere minimamente impugnate, ma la loro causa prima sì.

Come uscire da una situazione del genere? Tutto era stato previsto con decenni di anticipo dal card. Ratzinger e da papa Wojtyla. La costituzione apostolica Universi Dominici Gregis (1996) offre una sorta di “autostrada canonica”, attraverso gli art. 3, 76, 77.

All’articolo 3 viene dato espressamente ai cardinali il diritto-dovere-potere di intervenire per tutelare i diritti della Sede Apostolica e di non farli decadere nemmeno per evitare uno scisma.

Tra gli articoli 76 e 77 si dice espressamente che se la vacanza della sede non è avvenuta a norma del can. 332.2, la persona eletta non ha alcun diritto, l’elezione è nulla senza che occorra alcuna dichiarazione in proposito.

Ora, nel can. 332.2, deputato all’abdicazione, si cita espressamente come oggetto della rinuncia il munus petrino, mentre papa Benedetto, pur citando nella Declaratio il munus “per la sua essenza spirituale”, ha dichiarato di rinunciare al ministerium, il potere pratico. In nessun caso ministerium può mai essere sinonimo di munus, poiché in tutto il diritto canonico vuol dire sempre e solo “esercitare” una carica, “fare” il papa o il vescovo.

Inoltre, la separazione tra munus e ministerium è attivamente impossibile da parte del papa, come ricordano il canonista Mons. Sciacca e il card. Mueller, ma questo avviene, de facto e non de iure, solo per sede impedita. È stato infatti lo stesso conclave abusivo a detronizzare Benedetto XVI e a porlo in sede impedita.

Quindi, per uscire dall’incubo antipapale, basta solo convincere il cardinale decano, o i vice decani a dire semplicemente la verità: il papa è morto il 31 dicembre 2022. “Vere papa mortuus est”.

Tutto è stato già scoperto e indagato a sufficienza. Insigni latinisti hanno convenuto sulla medesima, corretta traduzione della Declaratio che rende il documento non un’abdicazione, ma una profezia di detronizzazione. (qui)

Papa Benedetto non ha potuto parlare esplicitamente innanzitutto perché impedito, e poi perché, seguendo le orme di Colui di cui era Vicario, si è fatto tradire, mettere in prigione, fustigare e crocifiggere, in attesa della resurrezione, ovviamente canonica. Quegli che si pensava essere il papa abdicatario e morto, tornerà a essere riconosciuto come l’ultimo vero papa. Un piano del tutto coerente sotto il profilo strategico, canonico, storico, profetico, teologico ed escatologico. (qui)

La questione, in sintesi, è semplicissima: il Santo Padre Ratzinger, costretto a togliersi di mezzo, minacciato della vita, ha fatto in modo che qualsiasi successore venisse eletto mentre lui era vivente, fosse un antipapa, destinato all’annullamento del ruolo e delle opere.

Nel farlo, Benedetto XVI è però riuscito a dire sottilmente sempre la verità e a parlare a chi avesse “orecchie per intendere”.

Questo secondo aspetto va indagato con estrema attenzione, e ricostruito “tessera per tessera”, lavoro di cui io mi sono occupato. Per questo motivo Le ho già inviato, tramite Segreteria di Stato, i tre brevi documentari sotto riportati che ricostruiscono la mia inchiesta, in modo che si abbia certezza che Lei possa essere raggiunto da tale comunicazione.

La prego vivamente, da cittadino italiano, consapevole dei rischi per la sicurezza della mia Nazione che l’attuale antipapato comporta, di esaminare con la massima attenzione quanto fin qui ricostruito e di attivarsi presso i sigg.ri Cardinali affinché agiscano a norma della U.D.G.: la sede non è rimasta vacante a norma del can. 332.2, ergo, Bergoglio non è mai stato papa ed è un usurpatore da cacciare immediatamente.

“Dies Irae”: in questo breve documentario (17 minuti), la perfezione geometrica con cui papa Benedetto si è fatto porre in “sede totalmente impedita” per poter rimanere il vero papa e scismare così, fin dall’inizio, il cardinale Bergoglio.

 

Intelligenti pauca”: nel secondo documentario, (16 minuti), si mostra come papa Benedetto, nell’arco di nove anni di impedimento, ci abbia fatto comprendere la situazione canonica con una serie di inequivocabili messaggi.

 

“Redde rationem”: nel terzo documentario (9 minuti) si illustra come la Universi Dominici Gregis fosse stata predisposta esattamente per uscire dalla presente situazione.

 

Con deferenti saluti,

Dott. Andrea Cionci

 



Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.


 

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