Monza, tutti in classe con la gonna: la protesta degli studenti del liceo Zucchi contro “sessismo” e “mascolinità tossica”
Monza, tutti in classe con la gonna: la protesta degli studenti del liceo Zucchi contro “sessismo” e “mascolinità tossica”

 

 

di Miguel Cuartero Samperi

 

Il professore aveva rifiutato di fare lezione davanti ad alcuni ragazzi presentatisi in classe in gonna per la “giornata contro la violenza sulle donne”. Di fronte alle proteste dei ragazzi la Preside, siciliana trapiantata a Milano Giovanna Mezzatesta (nomen omen), ha deciso di inviare una relazione all’ufficio scolastico provinciale affinché prenda provvedimenti nei confronti del docente. L’incredibile vicenda ha avuto luogo in un liceo di Milano dove il prof. Martino Mora insegna Storia e Filosofia.

La decisione non riguarda solo quanto accaduto la scorsa settimana, ma anche una serie di post social considerati misogini e omofobi. Evidentemente il professore in questione non era ben visto dalla dirigenza a causa delle sue posizioni conservatrici in una scuola (quella italiana) dove il pensiero unico progressista non ammette contestazioni. Ad ammetterlo è la stessa Preside mentre i giornali titolano “Prof misogeno, omofobo e No Vax” riferendosi alla sua opposizione al DDL ZAN e alle critiche al regime sanitario che impone il vaccino a tutta la popolazione pena l’esclusione dalla vita sociale (come ha ben spiegato il premier Mario Draghi).

Non è certo la prima volta che la scure del politicamente corretto si abbatte sui professori non allineati. Il professore non è certo intenzionato a fare passi indietro e si è difeso sui social senza arretrare di un passo: «Quel vestiario era inaccettabile, totalmente inadeguato al contesto. E avrei avuto la stessa reazione se fossero venuti vestiti da clown o da Babbo Natale. «Per solidarizzare con le donne – commenta – non c’è bisogno di vestirsi da donne. Io a scuola vado in giacca e cravatta non perché voglio fare l’elegantone ma perché considero la scuola un santuario di cultura e educazione che merita un vestiario adeguato. E voglio che gli alunni facciano lo stesso: non siamo al Carnevale di Viareggio».

«Il sottoscritto è disposto a retrocedere dalle sue posizioni soltanto quando gli saranno dimostrati razionalmente e logicamente (secondo il “logos”) i seguenti 3 assunti: 1) Che per manifestare contro la violenza che colpisce le donne occorra vestirsi da donna.2) Che non solo occorra vestirsi da donna, ma che ciò vada fatto durante le lezioni scolastiche.3) Che tutto questo non significhi svilire l’istituzione scolastica trasfomandola nel carnevale di Viareggio. Fino a quel momento non saranno gli insulti, le proteste, la raccolta di firme, nè la minaccia di sanzioni disciplinari a smuoverlo di un millimetro. Perché esistono dei principi che non sono negoziabili»

Come si può intuire il professore non è proprio l’ultimo arrivato, né è disposto ad adeguarsi al pensiero unico progressista che pervade la scuola italiana e al quale sono sottoposti con religioso ossequio tutti i professori italiani. Il professore stesso è autore di un libro che ha come obbiettivo denunciare le derive grottesche del “pensiero politicamente corretto”. Intitolato “Abbattere gli idoli contemporanei” (Radio Spada 2018) il libro è disponibile online (QUI e QUI). «Gli scritti da me raccolti in questo libro sono tutti caratterizzati da una critica attenta a quello che tendo a chiamare “pensiero unico” o “pensiero liberal” o “ideologia dominante”, che poi coincide, nei suoi aspetti più grotteschi e liberticidi, con l’affermazione del tanto citato “politicamente corretto”»

Ecco il racconto del professore:

ETSI OMNES, EGO NON. La preside del liceo dove insegno mi ha cacciato da scuola. Stamattina. Mi ha cacciato poiché le avevo detto che non intendevo fare lezione in presenza di un allievo maschio che si è presentato travestito da donna dalla testa ai piedi. A questo punto la “signora” in questione mi ha messo brutalmente e arbitrariamente di fornte all’aut aut: o avrei fatto lezione facendo finta di nulla, o avrei dovuto lasciare immediatamente la scuola.

Alla mia risposta che mi sembrava molto più onorevole la seconda possibilità, ella mi ha cacciato. Questi i fatti (tralascio le parole assai sgradevoli della “signora” in questione, che intendevano umiliarmi senza successo, alle quali ho ovvamente replicato). In una scuola capovolta, che a parole non vuole “discriminare” nessuno, si discrimina pesantemente solo chi chiede decoro, decenza, rispetto dei limiti. Per giunta si esercita l’arbitrio facendo ricorso dispotico ad un’autorità che a questo punto è solo la grottesca caricatura di se stessa.

P:S: Immagino di essere l’unico, tra i docenti della classe, ad avere chiesto alla preside l’esonero dalla lezione. E ovviamente l’unico ad essere cacciato. E immagino anche che riceverò poca o nessuna solidiarietà dalla maggior parte dei miei colleghi. Non me ne faccio problema: “etsi omnes, ego non”, come diceva monsignor von Galen.

Ovvero: anche se tutti, io no. Martino Mora

 

 

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