Intervista all’esperto in diritto canonico sulla riduzione allo stato laicale del sacerdote pro-life Frank Pavone. L’intervista è apparsa sul Catholic News Agency. Eccola nella mia traduzione. Se volete sapere quello che pensa padre Pavone della faccenda leggete qui.

 

Padre Frank Pavone (Greg Kahn/Naples Daily News via AP, File)
Padre Frank Pavone (Greg Kahn/Naples Daily News via AP, File)

 

Il 9 novembre, il cardinale Lazzaro You Heung Sik, prefetto del Dicastero vaticano per il Clero, ha dimesso dal sacerdozio padre Frank Pavone per “comunicazioni blasfeme sui social media” e “persistente disobbedienza alle legittime istruzioni del suo vescovo diocesano”.

Il decreto, condiviso con i vescovi statunitensi in una lettera del 13 dicembre scritta dal nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Christophe Pierre, preclude qualsiasi possibilità di appello.

Pavone, 63 anni, è da tempo direttore nazionale dell’organizzazione pro-vita Priests for Life, noto per il suo attivismo a favore della vita, per i suoi post sui social media a sfondo politico e per il suo sostegno pubblico all’ex presidente Donald Trump.

L’improvvisa riduzione allo stato laicale di Pavone ha scioccato molti cattolici e sostenitori della vita. Inoltre, solleva una serie di domande ancora senza risposta sul suo caso. Tra queste: Quali sono gli specifici crimini canonici di cui Pavone è stato accusato? E quando e come gli è stato comunicato che non è più un sacerdote? Pavone, da parte sua, sostiene di non aver avuto alcuna notifica dell’azione del Vaticano fino a quando non è stato contattato dalla CNA il 17 dicembre. È plausibile?

Per comprendere meglio le leggi della Chiesa e i processi giudiziari coinvolti in casi come questo, la CNA ha chiesto l’opinione di padre Gerald E. Murray, avvocato canonico e parroco della Holy Family Church di New York, che collabora regolarmente alla trasmissione di EWTN “The World Over with Raymond Arroyo”.

Qual è il processo tipico per questo tipo di accuse?

Normalmente, è responsabilità del vescovo della diocesi in cui il sacerdote accusato è incardinato indagare sulle accuse di “comunicazioni blasfeme sui social media” e di “persistente disobbedienza alle legittime istruzioni del suo vescovo diocesano”, che sono le due ragioni addotte per la dimissione di padre Pavone dallo stato clericale in una comunicazione inviata ai vescovi degli Stati Uniti dall’arcivescovo Pierre.

Il vescovo diocesano, se ritiene che un sacerdote sia colpevole di tali reati, si rivolge alla Santa Sede se ritiene che la pena dell’allontanamento dallo stato clericale sia appropriata. Il vescovo diocesano non può di sua autorità rimuovere un sacerdote della sua diocesi dallo stato clericale.

Inoltre, il Codice di diritto canonico non afferma che le possibili pene per questi due reati includano la rimozione dallo stato clericale. Il canone 1368 afferma che una persona che pronuncia una bestemmia deve essere “punita con una giusta pena”. Il canone 1371 stabilisce che “chi non obbedisce al legittimo comando” del proprio Ordinario “e, dopo essere stato ammonito, persiste nella disobbedienza, sia punito, secondo la gravità del caso, con la censura o la privazione dell’ufficio o con le altre pene di cui al can. 1336, 2-4”. Il canone 1336, 5, che non è incluso nell’ambito delle pene per una violazione del canone 1371, menziona la dismissione dallo stato clericale.

Pertanto, imporre la dismissione dallo stato clericale per questi reati richiederebbe ciò che è accaduto in questo caso, cioè l’emissione di quella che l’arcivescovo Christophe Pierre (nunzio apostolico negli Stati Uniti) ha identificato come una “decisione suprema che non ammette possibilità di appello”. Solo il Papa, che gode di “piena e suprema potestà nella Chiesa” (canone 332, 1), può emettere una tale decisione contro la quale non è possibile fare appello.

Quando viene normalmente informato l’imputato?

Di norma, il sacerdote che ha ricevuto una tale sanzione viene informato tempestivamente. Sarebbe interessante sapere se e quando padre Pavone ha ricevuto una copia del decreto con cui è stata emessa la Decisione Suprema e vedere se il decreto specificava ulteriormente i motivi per cui era stato deciso che era colpevole di blasfemia e disobbedienza. Padre Pavone ha dichiarato di essere venuto a conoscenza di questa decisione, che l’arcivescovo Pierre ha scritto in data 9 novembre 2022, solo quando la CNA lo ha contattato il 17 dicembre 2022.

Cosa succede se il sacerdote ridotto allo stato laicale continua a celebrare i sacramenti, in particolare la Messa?

Al sacerdote ridotto allo stato laicale è vietato celebrare i sacramenti, ad eccezione dell’ascolto delle confessioni e dell’assoluzione di un peccatore in pericolo di morte (canone 976). Ogni altra celebrazione sacramentale è illecita e quindi un atto di disobbedienza.

Quanto è insolito il caso di Pavone?

Sono a conoscenza del caso di un sacerdote in Francia che, nel recente passato, è stato allontanato dallo stato clericale anche a causa della disobbedienza al suo vescovo.

Cosa può costituire “blasfemia sui social media”? Questo tipo di accusa è mai stata riscontrata prima d’ora?

Il “Dizionario cattolico moderno” di padre John Hardon, SJ, definisce la bestemmia come: “Parlare contro Dio in modo sprezzante, dispregiativo o abusivo”. Anche il grave scherno sprezzante dei santi, degli oggetti sacri o delle persone consacrate a Dio è blasfemo, perché Dio viene indirettamente attaccato”. Sarebbe stato utile se fossero stati identificati gli episodi in cui è stata commessa tale blasfemia, insieme alla prova che padre Pavone si è rifiutato di ritrattare tali bestemmie quando è stato informato di essere perseguito per questo crimine canonico. Non ho sentito parlare di un altro caso recente di dimissione dallo stato clericale a causa della bestemmia.

Come già detto, nel Codice di diritto canonico la bestemmia e la disobbedienza non sono punibili con la dimissione dallo stato clericale. Pertanto, i sacerdoti che sono riconosciuti colpevoli di aver commesso tali atti presumibilmente non si aspettano di ricevere tale punizione. Quando vengono accusati per la prima volta di tali reati canonici, è probabile che ci sia una controversia sul fatto che i loro atti costituiscano effettivamente una bestemmia o una disobbedienza. Poiché la Santa Sede ha scelto di imporre questa punizione che va al di là di quanto previsto dal Codice di diritto canonico, sarebbe stato doveroso da parte del vescovo diocesano e della Santa Sede avvertire padre Pavone che, se riconosciuto colpevole, avrebbe dovuto affrontare una punizione che andava oltre le disposizioni del Codice.

 


 

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