REFERENDUM IRLANDA: IL VOLANTINO DI CL E CIÒ CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO

 

In Irlanda, a maggio prossimo, si terrà un referendum sull’aborto per decidere se abrogare l’ottavo emendamento della Costituzione che equipara il “diritto alla vita del nascituro” al “diritto alla vita della madre”. La presenza di questa norma rende di fatto illegale l’aborto in quasi tutte le circostanze, tranne in quella in cui sia a rischio la vita della madre.

A gennaio scorso, sulla mia pagina Facebook (qui), ho riportato un articolo appassionato del giornalista e scrittore irlandese John Waters, preoccupato per questo referendum, poiché il popolo, con un voto, potrebbe cancellare il diritto all’esistenza di un essere umano. Waters riconosce che una tale scelta sarebbe il frutto di anni di “propaganda, in cui il bambino nel grembo materno è stato reso astratto e pre-umano”. Infine, sconsolato, osservava che oggi tutta la legge viene considerata “positiva, cioè fatta dall’uomo. Nulla è dato, antecedente, o derivante da Qualcuno, o anche da qualche altra cosa, superiore”.

Qualche giorno fa ho letto il volantino (qui) della comunità di Comunione e Liberazione dell’Irlanda. Anch’esso si occupa del referendum, devo dire però che mi ha suscitato non poche perplessità.

Gli estensori del volantino, anziché essere preoccupati della potenziale cancellazione del diritto alla vita di un essere umano, sembrano angustiati dal fatto che il referendum sia uno strumento “divisivo”. Il periodo referendario appare non come un momento in cui uno è chiamato a dare testimonianza del valore di ogni essere umano, ma una fase convulsa in cui “le parti in causa (sono) ben arroccate sulle loro posizioni e i loro principi non negoziabili”.

Già, i principi non negoziabili. Da come scrivono – “i LORO principi non negoziabili” – sembra che essi siano qualcosa di estraneo, di alieno, qualcosa che riguardi gli altri, ma non loro. Anzi, tali principi appaiono essere proprio un intralcio all’incontro con l’altro, e lo stesso referendum, creando contrapposizioni, un fastidioso imprevisto.

Possiamo infatti leggere: “Non sarà la difesa o l’abolizione di valori (tentativi che possono apparirci sempre più estranei) ciò che risponde ai bisogni più profondi del cuore, ma Colui che è presente qui e ora, esattamente come lo era al principio. Solo di fronte a questa bellezza disarmata che conquista uomini e donne di oggi come i primi che Lo incontrarono – Giovanni e Andrea, la prostituta e il ladrone – è possibile fare esperienza di una impossibile unità, prima e principalmente con noi stessi. Tale unità, o almeno una simile apertura, offre la possibilità di un dialogo in mezzo alla crescente minaccia di una ‘cultura di muri’, dell’intolleranza, del presupposto che l’altro sia un nemico da distruggere.”

Certo, è Cristo che risponde ai bisogni più profondi del cuore dell’uomo. Epperò, il diritto alla vita, cioè l’intangibilità della vita, è inscritto nel cuore di ogni uomo da Dio, è il riflesso sulla terra, quel “centuplo quaggiù”, di quella vita piena, la vita eterna, che Cristo ci ha promesso. Se il rispetto della vita viene meno, viene meno anche la giustizia, e se viene meno la giustizia, la società è meno umana, ed alla fine non tiene.

Scriveva don Giussani: “La verità, la bellezza, la giustizia sono l’organismo del reale umano che vive in questa fede: «La gloria di Dio è l’uomo che vive »” (Alla ricerca del volto umano, Luigi Giussani, Rizzoli, 1995, pag. 183).

Il richiamo a principi “non” negoziabili è necessario in una cultura relativista nella quale si pensa che ogni norma sia frutto di una scelta mutabile nel tempo e nello spazio, sulla base dell’interesse del momento. Papa Benedetto XVI diceva: “tale azione (di difesa dei principi non negoziabili, ndr) è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia stessa. (Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo, 30 Marzo 2006).

Da un po’ di tempo a questa parte, sembra che la preoccupazione principale sia quella di evitare di essere divisivi, di non “alzare muri”. Mi pare però che non ci sia stato richiesto, primariamente, di dialogare, ma di aderire a Cristo, e a tutto quello che da Lui proviene. Infatti: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt, 6,33).

Proprio ieri, su questo blog, ho rilanciato una interessante intervista (qui) al cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, rilasciata a Il Timone, il quale, a proposito dei principi non negoziabili, che rischiano di non essere più percepiti come tali neanche dai cattolici, osservava:

“La crisi della fede colpisce sempre anche le convinzioni morali, che sono parte intrinseca della fede. L’attuale crisi di fede in Cristo ha portato ad una crisi di fede nelle norme assolute, nell’esistenza di atti intrinsecamente malvagi, e quindi nel fatto che certi principi non sono negoziabili. Tuttavia,’dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini’ (At 5,29). Le leggi umane devono corrispondere alla legge morale naturale, che salvaguarda la dignità della persona e che deriva dall’ordine che Dio ha dato alla sua creazione.”

 

Aggiornamento del 07.03.2018 ore 17.57

BREAKING NEWS (qui):

Il Senato dello Stato del Mississippi (USA) approva il divieto di aborto dopo le 15 settimane.

Ora la legge ritorna alla Camera in quanto al Senato la stessa aveva subìto una modifica.

 

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