Molto bella il post che il maestro Pietro De Angelis ha scritto suo suo profilo Facebook nell’attesa di essere sospeso dal suo lavoro perché non vuole sottoporsi alla vaccinazione COVID. Le ggete prima il post di De Angelis e poi, più sotto, ascoltate il commento che Alessandro Meluzzi, psichiatra, politico, personaggio televisivo e saggista italiano, ha fatto sulla vicenda (il video parte direttamente dal punto in cui comincia a parlare Meluzzi). 

 

 

In questi giorni, aspettando la sospensione che scatterà implacabile dal 15 dicembre (o poco oltre, neanche questo si capisce), sto svuotando gli armadi di scuola dai materiali didattici che vi ho accumulato nel tempo. Mi sono stupito io stesso della quantità di materiale che ho acquistato, sempre rigorosamente con i miei soldi, per cercare di compensare le croniche carenze del sistema d’istruzione pubblico e creare degli ambienti di apprendimento degni di questo nome. Centinaia e centinaia di libri, per allestire una vera biblioteca di classe. Materiali per la manipolazione: sabbia, playmais, plastilina. Giochi logici, giochi spaziali, giochi di gruppo. E anche ausili didattici di vario tipo, costruiti artigianalmente e con una certa inventiva, ma rivelatisi particolarmente utili ed efficaci. Il mio trasloco lo faccio sotto gli occhi di tutti, non me ne vergogno; dovete vedere tutto, dovete essere consapevoli di quale sia il vero volto del governo che state difendendo. Non ho avuto una parola di interessamento da parte di colleghi (tranne un paio) o personale scolastico o genitori (anche qui, tranne un paio). Gli unici a chiedere, ripetutamente, il motivo di un simile movimento non di oggetti, ma di ricordi e affetti, sono stati i bambini. Non ho detto ancora niente di ufficiale a loro, non voglio che queste due ultime settimane si trasformino in un addio prolungato. Ma qualcosa hanno udito, qualcosa hanno intuito; lo sento io, come lo hanno sentito loro. I bambini sono speciali, sono come gli animali, non sono piccoli umani ma piccoli alieni. Hanno una loro lingua, una loro cultura, un loro codice morale. Ho molto amato il mio mestiere, perché ho molto amato stare in mezzo a loro; osservarli, entrare nelle loro logiche, sorprendermi ogni volta del loro imprevedibile punto di vista. Mi mancherete moltissimo, solo voi; me ne vado con il cuore pesante ma anche leggero, perché so di avervi donato qualcosa di più di ciò che so. Vi ho donato un adulto pronto ad ascoltarvi, ad accogliervi, a prendere sul serio e a dare importanza al fatto che non si può sempre uscire per primi in fila. So già che non metterò più piede in una scuola pubblica, perché questo obbligo non verrà più rimosso. Qui, dunque, finisce una parte della mia vita; quella parte in cui ho avuto il privilegio di imparare (di nuovo) che cosa significhi essere un bambino in un mondo di adulti.

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