Ricevo e volentieri pubblico.

 

Negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli attacchi alle chiese e alle strutture cattoliche di assistenza sociale.

Sabato 3 ottobre alle 13:30 un magrebino di 25 anni, seminudo, ha sfondato il portone della Chiesa Cuore di Gesù nel centro storico di Mazara, al grido di “Allah Akbar”.

Continuando ad inveire, ha oltrepassato il giardino e si è introdotto all’interno dell’adiacente convento di suore, mentre le religiose, ignare, si trovavano nel refettorio.

Qui, come una furia, ha messo a soqquadro le stanze del primo piano, gettando dalla finestra oggetti ed arredi. L’intervento delle forze dell’ordine e l’arresto hanno evitato situazioni più gravi.

Si moltiplicano, spesso nel silenzio di chi dovrebbe denunciarli e dei mass-media, gravissimi atti sacrileghi e profanazioni, come recentemente nella Chiesa di Sant’Agata a Caltanissetta dove, a meno di un mese di distanza da un episodio analogo, oltre alla devastazione degli oggetti sacri è stata trafugata la Santa Eucarestia.

L’odio contro i simboli cristiani non ha risparmiato neppure le persone consacrate, che in numero ormai crescente anche in Italia sono state fino ad oggi aggredite in odio alla fede.

Ricordiamo tutti l’assassinio di don Roberto Malgesini il 15 settembre scorso. Ripetutamente pugnalato, nella centralissima piazza San Rocco a Como, da Mahmoudi Ridha, tunisino irregolare di 53 anni, che ha commentato: “Il prete è morto come un cane, era giusto così”.

L’anatomopatologo Giovanni Scola, incaricato dalla procura, ha riscontrato un’ampia ferita al collo «che appare suggerire un tentativo di decapitazione non portato a termine per la volontà di resecare il piano osseo della colonna vertebrale». E’ la modalità di esecuzione capitale che il Corano prevede per gli infedeli.

Questi episodi vengono superficialmente – ed anche pericolosamente – giudicati semplici “atti vandalici” e i responsabili vengono indicati come “malati di mente”, anche quando è palese che gli atti non nascono dal disagio di un singolo o di un gruppo.

Lo storico e sociologo americano Philip Jenkins ha scritto che l’anti-cattolicesimo è “l’ultimo pregiudizio accettabile”, e il moltiplicarsi di questi episodi lo conferma.

In modo ancor più drammatico quando avvengono nella nostra patria perché l’Italia è culla del cattolicesimo, sede del papato e di Roma, capitale della Cristianità resa santa dal sangue dei martiri.

E il patrimonio artistico che il nostro Paese custodisce è in gran parte viva espressione della storia, della cultura e della fede cristiana. In una parola, costituisce la nostra identità.

Custodire e difendere questa immensa ricchezza e bellezza è essenziale per la nostra identità di popolo e nel nostro interesse e di quello delle generazioni future.

Iustitia in Veritate nel condannare questi vili attacchi non si ferma solo alla loro denuncia, ma si pone come baluardo di tutela per tutte le persone e istituzioni che hanno a cuore il nostro patrimonio di fede e di arte e vogliono reagire anche legalmente per contrastare la profanazione dei luoghi sacri e per una difesa reale dagli attacchi sempre più palesi e violenti contro la struttura della nostra identità.

Associazione Iustitia in Veritate – Milano – 10/10/2020

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