di Pierluigi Pavone
1.
Il titolo è una parafrasi del brillante studio di Cardini sulla guerra medievale (Quell’antica festa crudele). Il mio interesse in questo caso è gettare luce sulla perversione che un incredibile strumento di misura e di potere ha subito nei secoli. La MONETA: una invenzione geniale che – per come la concepiamo e usiamo oggi – è stata introdotta per esigenze commerciali dalle città greche del Mar Egeo. Coloro che hanno insegnato al mondo a pensare, hanno anche insegnato a comprare e vendere senza bisogno del baratto o di garanzie private determinate da gioielli preziosi.
La moneta fu la grande mediazione matematica che incorpora in modo geniale due funzioni e due valori.
2.
Quanto alle funzioni, la moneta prima di tutto è l’unità di misura del valore economico di una qualsiasi merce. Unità di misura come il grammo per il peso o il metro per la lunghezza. Allo stesso identico modo e finalità. Oltre a questa prima funzione, la moneta – a differenza delle altre unità di misura – assume anche la funzione di acquistare il bene misurato. Cioè incorpora il potere di acquisto. Per questo è desiderabile.
Quanto al valore, la moneta incorpora due valori: un valore determinato dal materiale con cui è fatta. Carta o metallo prezioso (solitamente leghe più o meno pregiate). È bene notare che il valore del materiale non è intrinseco, ma sempre dipendente dall’uomo. L’oro in sé è un bene economico, sempre perché deciso e apprezzato dall’uomo.
Oltre a questo valore, la moneta è utilizzata per il suo valore nominale, indicato proprio dalla espressione matematica e dal nome che porta (10 talenti).
A tale valore nominale si relaziona il potere di acquisto.
3.
Ora, qui abbiamo bisogno di due precisazioni essenziali: a) molti credono che il valore sia conferito da chi emette la moneta: in realtà la moneta è uno strumento che “assume”, “incorpora” un valore per convenzione di chi la accetta e la usa. b) In qualsiasi Stato la moneta è lo strumento legale con riconoscimento pubblico, indicato come unico modo per estinguere debiti, pagare beni e servizi. Tuttavia, in qualsiasi Stato (moderno) nessuno, a cominciare proprio dallo Stato, è proprietario della moneta che usa.
4.
Il sistema globale si è creato a partire dalla fondazione della Banca d’Inghilterra nel 1694.
Guglielmo d’Orange – re per decisione del parlamento sovrano – autorizzò la trasformazione, in Banca di Stato, di una corporation di privati, i quali avevano fatto precedentemente un enorme prestito in sterline al re, per sovvenzionare la guerra commerciale contro l’Olanda.
Quando si venne così a creare la Banca Nazionale, questa banca ebbe il monopolio di emissione monetaria. E utilizzò nei secoli questo potere per alcuni atti: stampare moneta; prestare moneta metallica di proprietà; prestare questa moneta di proprietà (soprassediamo in questa sede sulla questione dell’interesse) secondo la corrispondenza cartacea.
Non basta!
Acquisì un altro enorme potere. Il più grande di tutti e molto più importante della questione sull’interesse o usura: emettere a debito non solo la moneta che possedeva come effettiva proprietà (direttamente in oro o tramite la forma cartacea), ma anche la moneta cartacea senza alcuna corrispondenza. Il sistema era talmente florido, grazie all’impero coloniale, che poteva essere emessa a debito molta moneta cartacea – senza che ci fosse nel deposito una reale corrispondenza in oro o beni –, perché si era certi che nessuno avrebbe innestato il flusso contrario: riconvertire tutta e allo stesso tempo la moneta cartacea senza copertura. Così fino alla I Guerra Mondiale e agli accordi di Bretton Woods alla fine della Seconda, quando la sterlina fu sostituita dal dollaro, ancora “ancorato alla riserva aurifera. Quindi si arrivò alla sospensione della convertibilità oro/dollaro (Presidente Nixon, 15 agosto 1971) e al sistema attuale, in cui la Banca Centrale emette a debito l’intero ammontare monetario.
5.
È certamente corretto discutere sulla questione del prestito ad interesse, spostando l’attenzione alla questione della liceità dell’interesse. Rimando al prossimo articolo che avrà come titolo: “USURA: lo sterco del demonio e la stregoneria di Calvino”.
Qui ho voluto insistere sulla perversione che si è consumata sulla moneta in quanto tale. Sul fatto drammatico che la moneta non è più una proprietà degli Stati e dei popoli. Viene emessa dalle Banche Centrali come un debito, non perché le Banche siano proprietarie dirette o lo sia il governatore in carica naturalmente (come a volte si legge in qualche sito complottista). In questo modo, si alimenta l’intero sistema, che specula sul debito e sugli interessi che questo crea.
Ma il debito non è naturale. Non è creato da una cattiva gestione del Denaro da parte di un governo. Non è creato semplicemente dalla questione entrate/uscite o finanziarie varie.
Il Debito nasce a prescindere perché la moneta stessa è un debito.
In questo senso non sarà mai possibile soddisfarlo.
Questo costituisce la radice di ogni ingiustizia sociale. Il problema non è nel capitale, né nel lavoro, come nella miope ricetta marxista. La questione risiede nella moneta: se sia una proprietà o un debito!
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